IL TEMPO DELLA LEGALITA’: La gestione dei beni confiscati alla mafia è emblema della lotta alla criminalità organizzata

Rho – Il “Tempo della legalità” organizzato dal Comune di Rho nel mese di marzo si è aperto martedì sera a Villa Burba con la presentazione del libro “I beni confiscati alla criminalità organizzata. Dalla legge Rognoni – La Torre a oggi” di Rosa Laplena, presenti l’autrice e la giornalista Gilda Sciortino. Un evento ideato in collaborazione con Avviso pubblico – Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie. 

Alla presenza di esponenti delle forze dell’ordine, di alcuni studenti del liceo scientifico Majorana, dell’assessore alla Legalità Nicola Violante e della presidente della Commissione legalità e antimafia Clelia La Palomenta (che ha evidenziato il coinvolgimento delle scuole nelle iniziative di queste settimane), la scrittrice siciliana ha illustrato la nascita del volume e i suoi temi chiave.

Vent’anni fa c’era l’idea che la mafia non fosse un problema in Lombardia – ha detto – La presenza di beni confiscati anche qui è risultato di lunghe indagini ma è anche dimostrazione tangibile che qui la mafia c’è. La mafia crea consenso, crea pseudo posti di lavoro e controlla i territori. Di fronte a grandi azioni che si compiono, grande assente è la capacità dello Stato di gestire un patrimonio che conta 42mila beni confiscati, 3500 aziende: non si è capaci di restituire questo patrimonio alle comunità. I numeri sono impietosi: solo il 3 per cento ha nuova vita, 947 beni su 19mila. Serviva una operazione verità, per far comprendere quanto manchi un reale coordinamento e quanto serva un accesso al credito per cooperative e associazioni, poiché i beni possono creare sviluppo e servizi. Lo Stato deve attrezzarsi per eliminare questo cancro”.

Il libro, dedicato a Giuseppina Zacco moglie del politico e sindacalista Pio La Torre, fatto assassinare da Cosa Nostra, ricorda molti numeri. Tra questi i 300 milioni di euro di tagli al PNRR e destinati alla gestione dei beni confiscati: “Un brutto segnale di debolezza dello Stato: ai criminali si dice che sui beni confiscati non si fa mai sul serio, mentre c’erano già progetti a gara, uno a Caserta per 20 milioni di euro – ha detto Rosa Laplena – Chi deve fare un passo avanti è l’Anci, l’Associazione nazionale Comuni italiani. Modelli da seguire ci sono, in particolare guardando ai gruppi aziendali: sono 18 quelli salvati, ma quando le persone perdono il posto di lavoro, perdono fiducia nello Stato e finiscono in mano a chi un posto glielo può garantire. In Italia gli inquirenti fanno un grande lavoro, i giudici pure. E’ sulla restituzione dei beni alle comunità che ci dobbiamo interrogare. Quale rete possiamo creare perché quei beni siano funzionali e attrattivi sul territorio? Il patrimonio di cui parliamo è pari a 60 miliardi di euro: bisogna investirci, ma questi beni ancora non sono sentiti come parte del patrimonio pubblico. Eppure, in essi sono rappresentate tutte le vittime di mafia. Dobbiamo parlarne sui media, nelle scuole, conoscere le storie di chi in quelle case o aziende viveva. Quei beni possono essere segno della vittoria dello Stato sulla criminalità”.

I giovani hanno chiesto come estirpare la mafia. Questa la risposta di Rosa Laplena: “Ci vuole rigore, non si deve ammiccare, si deve fare attenzione durante le elezioni, badando a chi promette favori. Occorre  riscrivere un patto di regole degno di uno Stato democratico, rompere i benefici, combattere ogni forma di economia criminale, salvare aziende e posti di lavoro”.

L’assessore alla Legalità Nicola Violante ha ricordato la presenza della Commissione attiva ormai da 15 anni e il ricco calendario di eventi predisposto questo mese. “Come il Sindaco Andrea Orlandi ricorda spesso, a Rho la mafia c’è e abbiamo anche beni confiscati, cinque in tutto. Proprio in questi giorni ci hanno assegnato un altro appartamento. Noi come Amministrazione abbiamo scelto da che parte stare, con messaggi forti e precisi, con un assessorato ad hoc. L’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati ha davanti un lungo elenco di beni, per i Comuni la difficoltà è sempre legata alle risorse per ristrutturare e gestire case o altri spazi. Molti Comuni rinunciano alla assegnazione per ragioni economiche. Noi stiamo molto attenti ai bandi di Regione Lombardia e di altri soggetti. Abbiamo ottenuto 100mila euro, li abbiamo usati per ristrutturare 3 appartamenti aggiungendo fondi comunali, puntando sempre a una destinazione sociale. La comunità, le scuole, i giovani, sono attenti: c’è un grande lavoro di prevenzione e di cultura, la mafia si combatte se si costruisce dal basso una cultura che metta ai margini l’illegalità. Noi non arretriamo di un passo e ci battiamo anche contro il gioco d’azzardo. Il bilancio partecipato ha permesso anni fa di recuperare un terreno che gli studenti del liceo Majorana hanno voluto trasformare in Parco della legalità. Partiamo da lì con altre iniziative, con tutto l’impegno possibile”.