Caro prof. Bramanti: Messina, la Lega e quel che resta di Forza Italia

Caro prof. Bramanti,

ho registrato le reazioni alla Sua scelta. Non mi sento di sottacere certa sorpresa (con amarognolo retrogusto) ma neanche di velare di ipocrisia una personale riflessione scritta (allora riservata a rapporti colloquiali) risalente al 12 gennaio 2018 che infra trascrivo per consegnarla alla esperienza a cui si Lei è vocato.

Preliminarmente, tuttavia, rammentando di avere in più occasioni rassegnato perplessità sul “cantiere” (poi imploso), non intendo lesinare – neppure ex post – sentimento di attestazione e di apprezzamento per il Suo coraggio.

Lei aveva tutto da perdere e ciò nonostante si è messo in gioco. È stato sconfitto ma non ha perso in dignità e libertà e onore. La Sua è stata una lezione di generosità sociale. Troppi soloni, troppi professoroni, troppi criticoni stanno sempre a guardare dall’alto di rendite di posizione così come di scalate individualistiche.

Ciò detto … “Il Regno delle Due Sicilie, pur con tutte le sue contraddizioni, non avrebbe alcunché da invidiare non solo rispetto alle rivendicazioni padane ma neppure rispetto alle tentazioni secessioniste catalane.

Il nostro Statuto, lo Statuto della Sicilia, lo Statuto del Parlamento più antico d’Europa è stato tradito da insipienza, inettitudine, disonestà.

Mi rendo conto delle differenze tra aree del Paese e regioni d’Europa che generano doglianze di base talmente diverse da fare apparire quelle (ricche?) del nord come consapevolezza e quelle (povere?) del sud come questua.

Le cose, tuttavia, potrebbero essere differenti se vi fosse una classe dirigente all’altezza delle sfide che non solo i corridoi comunitari suggeriscono  ma che anche i crocevia del mediterraneo, del nord Africa, del medio oriente impongono.

Il nuovo volto della Lega esprime sensibilità e intelligenza che – con franchezza – ritengo infranga ogni resistenza intellettuale per un cammino convergente e inclusivo.

Sommessamente ritengo che nella città dello Stretto – politicamente e strategicamente il capoluogo metropolitano più interessante ed effervescente – lo snodo sia rappresentato dagli investimenti su logistica e infrastrutture. Pur non essendo convinto assertore del Ponte avverto la delicatezza del tema dinnanzi a strumentale diffidenza in ordine agli investimenti alle nostre latitudini.”

Per il resto, il “carioca” attuale governo italiano non credo possa dettare una agenda a ritmo di samba.

In ogni caso, qui da noi, a curare il morso della “taranta” è altra musica.

Il tour cooptante del Ministro dell’Interno (a Palermo di ieri la notizia di acquisto di altro consigliere comunale) lascia sostanzialmente immutato il quadro politico di riferimento.

Il Presidente Musumeci non credo patirà pressione coartante per qualche spazio in più.

Piuttosto, approssimandosi il primo anno di governo regionale, al netto di passaggi e assist, trame e meline, sostituzioni e ingressi, è tempo di verifiche degli impegni programmatici pre-elettorali. Cosa ha fatto la giunta? Come si sono distinti assessori e deputati? È cambiata la Sicilia? In meglio? In peggio? In nulla?

Insisto per l’avvio di una stagione congressuale in FI, grato a Maria Fernanda Gervasi per avere colto il senso della precedente “messa in mora”. Occorre, ricognitivamente, demarcare i confini tra “P”olitica e “p”olitica ma risolutivamente stigmatizzare i pascoli abusivi.

#sinequanon.

Emilio Fragale