La serie B di basket bocciata per 60 mila euro!

di Roberto Gugliotta

Perché a Messina la verità ha tante voci stonate? Perché si scrive sotto dettatura e non per la gente. Prendete a esempio questa storia del Cus basket Messina, ne ho lette tante di cazzate (disputare la serie B era impensabile visti i costi…) che a furia di leggerle mi sto persino io convincendo che abbiano ragione nonostante non ci sia un grammo di verità nel loro resoconto. Se solo avessero avuto l’onestà intellettuale di contattare quelli del Cus basket avrebbero evitato una figura di m….! Perché per salvare la serie B di basket sarebbero bastati 60 mila euro! Chi dice il contrario è un bugiardo! La città ha perso una vetrina prestigiosa per mancanza di sensibilità perché il SISTEMA che ha portato a rotoli la comunità e l’università non poteva far passare l’idea che si può fare una cosa professionale senza i loro soldatini di piombo. Con 60 mila euro avrebbero potuto portare il nome dell’Università in giro per i campi italiani, avrebbero pubblicizzato uno dei pochi orgogli: due campionati vinti, una coppa Sicilia, la medaglia d’argento ai Campionati universitari. Universitari e sportivi vincenti con merito! Ecco la verità che in questi articoli viene negata in cambio di che, sarebbe lecito di domandarsi? Sarà sempre la solita musica: il messinese scarso ha invidia di chi è più bravo. Il messinese scarso gode se il Palermo è in B, ha l’orgasmo se il Catania retrocede in Lega Pro, ma non ha gli attributi per realizzare progetti migliori. Meglio la mediocrità che la competizione e così dopo i due anni favolosi del Cus Messina il basket negli ultimi mesi è andato un po’ giù. A iniziare dal livellamento dei progetti che nel suo moto ascensionale si è imbattuto con il moto discendente del livellamento verso il basso provocando la formazione di un gigantesco schiacciamento. A livello perfettamente scarso. C’è chi dice che è colpa nostra, che le madri non gradivano il rispetto dei ruoli, delle regole, del merito, proprio loro che non sanno più alimentare i bambini correttamente e che cercano ogni scusa per evadere dal loro ruolo di genitore salvo poi strillare se il genio di casa non gioca la partita. Magari non la gioca perché meno bravo di altri, ma questo è un dettaglio che a loro sfugge visto che hanno sempre un santo a cui aggrapparsi, un padrino a cui chiedere una spintarella per mandare via chi applica le regole! Lasciate che questi capiscano con calma che non hanno altra alternativa per sopravvivere. D’altronde meglio raccomandato e figlio di buona donna che uomo a 360°. Ma secondo noi c’è una ragione più sottile. Ed è che il basket che predicavamo al Cus Messina non contemplava i ruffiani, i leccaderetano. Sento un certo imbarazzo anche solo scrivendo questo, cioè che non è possibile la trasformazione del demerito in merito: ci vogliono regole certe ed educatori credibili e non pagliacci! Basterebbe questo per far capire come non sia possibile costruire un progetto vincente senza il trionfo delle qualità, del sudore, del sacrificio. Non a caso siamo agli ultimi posti nelle classifiche, o no? L’emozione per un ruolo diverso ma al contempo da protagonisti è francamente eccessiva per una città che è stata vergognosamente educata alla felicità dei fallimenti, all’odore dell’urina per le strade, alla fila nelle segreterie politiche per ottenere uno straccio di diritto trasformato in favore. Uno schifo di realtà che queste teste senza cervello preferiscono non vedere che fai il paio con lo zero economico regalateci per il campionato di B: logica conseguenza di una messinesità da operetta. Leggo di annunci effetto del tipo “fare bene nella vita come nello sport”… termini che implicano come lo sforzo non sia uno scherzo, sia pericoloso se ripetuto e fonte di tensioni eccessive, come quelle del cambiamento. Come immaginare una partita di basket con bamboccioni e fighette sul parquet, una partita perfetta in cui il risultato in bilico sia la prova dell’eccellenza delle reciproche raccomandazioni tattiche? Come si può ambire a un progetto in cui è possibile l’accomodamento, il compromesso, la soddisfazione ridotta ma reciproca? E così cacciamo dai nostri centri sportivi i più bravi, chiudiamo quello che di buono ha prodotto il Cus Messina, ovvero il basket targato Pippo Sidoti. E così fiume di parole inutili: “Il nuovo Cus sarà l’orgoglio dell’Università e si lavorerà tutti assieme perché Messina torni a progredire” Una lezione memorabile.