ELOGIO DEL DISSENSO

Non sempre l’UNANIMISMO è indice di vitalità di un partito. Anzi spesso di irrigidimento, di sclerotizzazione, di invecchiamento e di progressivo, anche se lento, declino. Se su alcune decisioni fondamentali l’unanimismo è necessario, su questioni di minore importanza questo può essere addirittura deleterio e controproducente. Perché costringendo i rappresentanti nelle Istituzioni ad un voto monolitico, quasi si trattasse di un’unica persona, ne lede l’indipendenza di giudizio e la dignità personale, ne annienta la personalità e spesso anche produce gravi danni alla società e al paese. Il “far quadrato” intorno a delle decisioni, spesso oscure e contraddittorie, arbitrariamente imposte dalla direzione dei partiti, l’impedire la libera espressione del voto su certe questioni odiose o controverse (paradigmatico il voto su Ruby nipote di Mubarak) avvilisce le coscienze dei Parlamentari e dei Consiglieri relegandoli a meri esecutori di ordini superiori. Ciò alla fine inaridisce i partiti, riempiendoli di opportunisti, di carrieristi e leccapiedi (yess-men per dirla all’inglese).
Può darsi infatti che uno non condivida certe scelte, pur trovandosi in un partito dove altri le approvano: finora si è pensato che per “disciplina di partito” anch’egli le dovesse approvare: nulla di più errato, si creano così solo degli automi, privi di personalità e di coraggio, e si creano i presupposti per quel male deleterio per la democrazia che è la PARTITOCRAZIA. Perché, soffocando la libera espressione al loro interno, rafforzando le oligarchie gerarchiche ed eliminando il dissenso, i partiti si sono trasformati in tante piccole dittature che spadroneggiano come già in tempi passati le tante Signorie presenti sul territorio della nostra penisola. Che si fanno la guerra tra loro per il predominio degli uni sugli altri, mentre il popolo ne fa le spese e ne subisce le conseguenze nefaste.
Ben venga quindi il DISSENSO, espresso col voto nelle sedi istituzionali, perché è INDICE di VITALITA’di un partito, promuove la dialettica sana e produttiva, e rende i suoi membri ed i suoi rappresentanti nelle Istituzioni uomini liberi di esprimere le proprie valutazioni e i propri giudizi, riavvicinandoli al popolo che li ha eletti ed al quale dovrebbero sempre far riferimento piuttosto che alle segreterie dei partiti.
Vedo quindi con favore che una nuova mentalità sta entrando in alcuni partiti, nel Partito Democratico come spero anche nel Movimento 5 Stelle, perché sono certo che servirà a rinnovare e dare nuovo vigore alla loro azione politica in vantaggio della nostra democrazia, ora asfittica, e dei partiti stessi. Un elogio quindi ai Consiglieri del P.D. e di Varese&Luisa, Andrea Civati e Luigi Ronca, che dissociandosi dai diktat dei rispettivi partiti hanno espresso un voto responsabile e indipendente sulla “vexata quaestio” del megapolo materno – infantile al Del Ponte. Per quel che può valere il mio parere li ringrazio cordialmente a nome mio personale e di quanti ragionando liberamente non si accodano passivamente alle imposizioni ed al volere dei partiti. 

Giovanni Dotti