Ibis, redibis…non…: l’oracolo dell’ultima domenica di ottobre

A sentire quello che dicono i siciliani di mezz’età o gli anziani, nessuno dovrebbe andare a votare. Ma siamo sempre la terra di Pirandello: la realtà è diversa dall’apparenza, anzi a volte è l’esatto contrario. L’unica connotazione consueta, anche per quest’ultima campagna elettorale,è la declamata diserzione dalle urne. Ma ci credete? Io no. Certo una certa flessione ci sarà, ma non della portata che i mass media fanno prevedere. La ritrosia dei siciliani maturi è antica: ognuno di loro vota per interesse, pochissimi per convinzione politica. Interessi più svarati:il posto (promesso ma mai dato) al figlio o al nipote, l’autorizzazione a costruire un bel palazzo su un suolo “impossibile”, il sogno di consulenze dorate all’ombra dell’onorevole di turno,il desiderio di ringraziare o di ingraziarsi il prete della parrocchia vicina, l’obbligo contratto col “compare” che l’ha favorito in situazioni off limits. Certo questa volta, date le evidenti cadute etiche e politiche dei partiti classici, confessare a chi si da il voto diventa più mortificante per lo spirito di cento settimane di quaresima messe insieme. L’unica certezza è che tutti attendono la resurrezione domenicale, ma soprattutto la ricreazione del lunedi di “pasquetta”, almeno per sentirsi liberi da un peso insopprimibile. Indubbiamente la destra non può dire di sentirsi sconfitta,o la sinistra di non essere alternativa (a chi poi aspettiamo di saperlo…) ma tra i politici serpeggia la tensione, anche se attenuata dalla vecchia consapevolezza che alla fine l’interesse, il famoso “particulare” machiavellico, avrà il sopravvento: ”se non mi votano dove andranno?”, questo interrogativo retorico conforta gli onorevoli nella scalata agli scranni,stavolta più latomica e meno trionfalistica della precedente. Chi dice la verità allora? Soltanto i giovani,con la loro fresca disinvoltura, la loro cronica abitudine al precariato, il non “aver nulla da perdere” li spinge a una sincerità, oserei dire, quasi sfacciata. Francesco D’Uva, giovane e brillante candidato grillino di Messina alla Regione, mi fa notare a buon diritto la differenza tra i politici tradizionali e i ragazzi del MoVimento 5 Stelle. Ha ragione, perché io frequentando una loro assise, ho ritrovato molti spunti della mia gioventù, primo tra tutti,l’orgoglio di appartenere ad un movimento politico di gente onesta, appassionata e motivata:certo la loro passione è per fortuna moderata, quella dei miei tempi forse un po’ più turbolenta. Indubbiamente Beppe Grillo è stato il mattatore di questa tornata e avrà il suo ritorno: quanto alla consistenza del voto grillino il raggiungimento delle due cifre sarebbe una vittoria epocale. “Piazze piene e urne vuote” dicono i professionisti della politica: ma è una timida e patetica autoconsolazione. La realtà sarà urne piene di consensi che nessuno si aspettava: voti alternativi e voti “vecchi” o per meglio dire voti di “stentata e sofferta” conservazione. Ricordate Montanelli che votava DC “turandosi il naso”? Beh, il fenomeno è sempre attuale. Cosa cambierà? Poco invero, ormai l’economia disastrata è Domina Gentium, chiunque vinca dovrà sorreggere il difficile pondo del vuoto di cassa, certamente però un po’ di aria fresca tra le mura di palazzo dei Normanni potrebbe aiutarci ad affrontare meglio una realtà che si prospetta ardua. Ma se ci sarà si tratterà solo di una boccata d’ossigeno: per riparare i guasti degli ultimi ventanni ci vorrebbero almeno cinquantanni di buona politica, un miraggio, o se volete un remake del “nuovo (auspicato!) miracolo italiano che tutti noi per ragioni anagrafiche non potremo mai vedere. A questo punto non mi rimane che augurarvi: ”buona finta astensione a tutti”.

Diego Spanò