Veronica, non so voi ma io il mondo lo vedo a colori

Eravamo affascinati del suo corpo prima di rimanere folgorati dalla sua ironia. La nostra artista il mondo lo vede a colori, nonostante il disagio che attraversa il Paese, la precarietà generazionale, la fragilità dei rapporti umani. Veronica  dall’occhio interiore con cui Van Gogh stravolgeva la realtà e dai colori innaturali dei suoi capolavori, ha stilato il manifesto della quotidianità e dei comportamenti.

C’è una parte di lei, immersa nel suo universo fatto di luci e colori: la pittrice. E poi c’è la modella che si trasforma ed entra a far parte di quel mondo che fino a qualche anno fa si limitava a dipingere.

Veronica è, infatti, laureata all’Accademia di Belle Arti a Torino: ufficialmente insegnante di pittura che lotta per entrare a far parte dell’universo scolastico, ma nel frattempo gestisce laboratori d’arte per bambini, ragazzi e adulti. La sua vita si alterna tra lavori differenti ma che in qualche modo si vanno a unire.

Attraverso le potenzialità della cultura, dalla pittura alla fotografia libera la mente e osserva gli altri. Originale quanto irriverente ciò che scrive nel suo blog:

“A parer mio, dopo aver effettuato tutti gli studi del caso, posso affermare che la popolazione si divide in due categorie, i Quadrati e i Rotondi.

I Quadrati sono i tipici soggetti con una visione piuttosto chiara e realistica delle cose, sono puntigliosi e portati per le materie tecnico scientifiche. Hanno seguito un percorso di studi impegnativo, con il fine di porre le basi per costruire il proprio avvenire. Sono restii a tutto ciò che è arte, considerandola un vezzo. Generalmente hanno un ottimo lavoro che trovano appena terminata l’università, se non addirittura prima in quanto questa funge da tramite. Il futuro di questi soggetti si prospetta dei più rosei.

Poi ci sono i Rotondi. Questi individui vagano alla ricerca della strada giusta non appena raggiungono l’età in cui vengono costretti a prendere posizione: vale a dire terminate le scuole medie. Il percorso di studi è generalmente legato all’ambito artistico, umanistico, musicale. L’obiettivo è fare della propria passione il proprio lavoro, senza la benché minima preoccupazione di quello che sarà il seguito (Il fatto di dover guadagnare per sopravvivere rimane un dettaglio). Questi soggetti si ritrovano a rimbalzare come delle trottole tra un lavoro precario e l’altro, cercando di far disperatamente comprendere al resto del popolo che frasi tipo: “Come sei bravo! Fai un ritratto anche a me?” hanno un prezzo.

Ovviamente vi sono sfumature presenti In ogni categoria: ci sono i quadrati con sfumature rotonde, i rotondi con un cuore quadrato, i rotondi mancati.

Non riesco proprio a capire a quale categoria io appartenga”. Ecco la quinta essenza dell’irriverenza.

 

 

“Dopo un percorso di studi durato dieci anni, tra liceo e accademia, quattro anni fa ho iniziato a posare quasi per gioco, ma ora è il mio lavoro esattamente come gli altri. Grazie alla fotografia ho viaggiato, ho scoperto posti bellissimi, conosciuto persone stupende e mangiato cose meravigliose”.

 

Veronica in una parola come ti potremmo definire?

Con la classica parolina magica che uso per giustificarmi: un’artista!

 Seduzione, arte, irriverenza: è questa la tua anima?

L’arte è seduzione! Ma la gestisco con una dose di ironia.

 Che cosa è per te un sogno da realizzare?

Che cosa è o qual’è? Perché alla domanda cos’è un sogno risponderei un obiettivo per cui bisogna lottare, alla domanda qual’è invece risponderei diventare una grande artista ed esporre nelle gallerie pìù famose al mondo ovviamente.

 Qual è la cosa più importante nella tua vita?

Fare dei miei hobby i miei lavori principali.

 Cosa sono per te le affinità elettive?

Il quarto romanzo di Johann Wolfgang von Goethe, che non ho mai letto, ma a primo impatto sembra la trama di un film di Woody Allen.

 Se potessi fermare il tempo in che epoca vorresti vivere?

In questa assolutamente, come farei senza i social?

 Cos’hai sognato ieri notte?

Sognare implica dormire, avrò tempo di riposarmi quando sarò morta.

 Qual è la tua poesia preferita?
“Fu un generale di vent’anni, occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent’anni, figlio di un temporale
c’è un dollaro d’argento sul fondo del Sand Creek.”
(De Andrè è il mio Poeta.)

 Se fossi un dipinto?

Un dipinto di Dante Rossetti, il boss dei Preraffaelliti.

 Hai un’ossessione?

I rossetti! Ne compro a valanghe e non li uso mai.

 Un mito?

Lucian Freud.

L’amore è…?

Una fregatura.

L’odio è sempre una cosa cattiva?

Sì, sono convinta che se fai del male in qualche modo ti torna indietro, quindi “Volemose bene!”

 La tua carriera professionale cosa prevede?

Vorrei saperlo anche io! Purtroppo ho scelto una strada impegnativa, ti posso dire cosa spero che preveda! Insegnare è già di per sé un viaggio infinito, ma insegnare arte pare un’impresa epica.

La tua parte più fragile?

Lo stomaco.

La soddisfazione maggiore?

Avere una casa, una macchina, un gatto e mantenerli tutti.

Sei stata davvero sincera con noi?

Ovvio!

Crediti foto: Roberto Fiore, Sandro Crisà, Gianmatteo Smiderle, Matteo Aicardi, Luca Garetto