Potere d’acquisto dei cittadini, altra mazzata dalla Bce: ora occorrono interventi urgenti su energia e benzina

Close up of old man paying with credit card on pos terminal.

L’ulteriore nefasto aumento dei tassi di interesse dello 0,25% annunciato dalla Bce (che appare ormai lontana dall’Europa e dall’economia reale), avversato ormai da quasi tutte le parti economiche, sociali, politiche dell’Unione Europea, rappresenta l’ennesima mazzata per i cittadini che hanno contratto un prestito o un mutuo per l’acquisto della prima casa, o che avrebbero intenzione di farlo. Infatti, anche i tassi fissi dei mutui e del credito al consumo sono ormai divenuti salatissimi e non sostenibili.

 

LE CAUSE DELL’INFLAZIONE – Per Confconsumatori, è un dato certo che l’inflazione aumenti o rallenti in modo direttamente proporzionale ai costi dei fattori produttivi: cioè al costo dell’energia e dei carburanti. Pertanto, l’intervento sui tassi risulta irrilevante ai fini del contrasto all’attuale spinta inflazionistica. Anzi, contribuisce a sua volta ad aumentare l’inflazione, perché i costi bancari sostenuti dalle imprese sono scaricati chiaramente sui costi dei prodotti finali che i consumatori si trovano ad acquistare. In aggiunta il peso sulle tasche di cittadini, diminuendo il potere d’acquisto, sta comportando una recessione fortissima sia in Italia che in tutti i paesi dell’Unione. Infatti, la Bce pare avere dimenticato che l’economia procede e cresce solo se i consumatori spendono (avendo denaro disponibile) e chiedono una maggiore produzione e offerta di beni e servizi a prezzi sostenibili.

Tornando alla nostra Italia, da oltre 30 anni manca una seria e reale politica salariale e il livello reddituale dei cittadini, proporzionalmente ai costi della vita, è ormai ridotto al lumicino. Non si può continuare con i salassi sui mutui, sui carburanti e sull’energia (arrivati a costi più alti rispetto al periodo precedente alla crisi geo-politica in corso), divenuti insostenibili non solo per alcuni, ma per la maggioranza delle famiglie. Tra l’altro l’inflazione reale su redditi medio bassi, fortemente influenzati dall’aumento di mutui, bollette, generi alimentari, può essere determinata nel 10-15% all’anno e costringe i cittadini a non spendere – leggasi recessione – e risulta davvero dannosa per tutto il sistema economico, nonché fortemente ingiusta.

 

CARBURANTI, ENERGIA E SALARI – Confconsumatori, per voce del suo presidente Marco Festelli, auspica una decisa “aggressione” del problema da parte del Governo che deve rendersi conto dell’ulteriore balzello imposto dalla Banca centrale e liberare, immediatamente, risorse attraverso la riduzione delle accise o comunque del carico fiscale sui carburanti (il prezzo di 2,00 euro al litro è insostenibile per i cittadini), ridurre i costi energetici ripristinando tutte le riduzioni fiscali di alcuni mesi fa (quindi alleggerendo il costo delle utenze domestiche), emanare una legislazione emergenziale che obblighi le Banche, in deroga alle regole EBA, alla rinegoziazione di tutti i mutui, anche di coloro che hanno alcune rate arretrate. Questo è ciò che occorre nell’immediato, anzi, che occorreva già prima.

E fin da domani, invece, in mancanza di alternative, occorrerà purtroppo, per sopravvivere, agganciare i salari all’aumento del costo della vita creando meccanismi virtuosi di premialità proporzionali all’andamento aziendale, considerando che i redditi degli italiani hanno perduto, negli ultimi 20 anni, circa il 25% del loro originario potere d’acquisto.

Insomma, se non si consente ai consumatori di spendere, l’economia si ferma e questo crea sia problemi sociali che economici (anche con riferimento allo Stato, che vedrà ben presto crollare le entrate fiscali).

Per il presidente nazionale di Confconsumatori Marco Festelli, “È giunta l’ora di istituire una cabina di regia governativa diretta dalla presidente del Consiglio dei ministri che affronti con rapidità, con tutte le categorie economico-sociali, e in primo luogo con i rappresentanti dei cittadini-consumatori (motore unico del sistema produttivo), l’attuale crisi finanziaria”.