Valentina Sabino, nostra fotografa della performance

la macchina fotografica come scudo e come occhio allo stesso tempo

Per chi è allergico ai manuali di istruzioni ecco l’identikit del fotografo perfetto: semplice e sofisticato. In questo caso è una Lei: Valentina, unica nei suoi generi ci svela come si fa a procurare lo stupore…  

Come dovrebbe essere un fotografo? Bravo, non c’è dubbio. Anzi, il dubbio c’è, perché spesso, nell’epoca dell’immagine, costi quel che costi, con la smania di fotografarsi e fotografare, si rischia di cadere nel ridicolo se non nel volgare: i social ne rendono abbondante testimonianza.

Insomma, vedo in giro tanti fotografi, anche bravini, o addirittura mediocri, se ci fosse un’altra qualità, l’anima, sarebbe meglio. Foto sì ma non per tutti. Poi ti fermi a riflettere e scopri Valentina. Per la precisione, Valentina Sabino, nata a Caserta, cresciuta a Rimini e un po’ in tutti quei luoghi dove la macchina fotografica l’ha portata. I suoi scatti colpiscono e comprendi subito che c’è dell’altro oltre al semplice clic.

C’è anima, poesia, ci sono parole dette e non dette. Detto così sembra banale, semplice, scontato.  Con facilità? Non esageriamo, perché in realtà non c’è niente di più difficile che vendere una foto le cui caratteristiche essenziali non sono banali, nulla di più complicato che vendere una faccia, un volto, uno stile, senza che questo sia realmente supportato da qualche scatto osé o qualità adatti ai tempi e ai climi sentimentali dell’epoca. L’idea della fotografia della nostra Valentina è diversa dal banale. Svela: “amo la fotografia così come la scrittura, la lettura, la musica e tutte quelle cose capaci di raccontare storie, di emozionare, di creare legami e di farti fare viaggi bellissimi. Sono una ragazza incapace di stare ferma e, anche se apparentemente lo sono, in realtà con la mente vado ovunque. Mi piace osservare con attenzione tutto quello che mi circonda e da li parte un processo creativo infinito, credo che tutti i miei scatti siano nati un po’ in questo modo, partendo da una luce particolare, da colori che sembrano essere li per un motivo. Mi piace condividere quello che provo, che sento e che vedo, anche se è una cosa che ti espone tantissimo al giudizio degli altri ed è innegabile che questo giudizio abbia un peso consistente (nel bene e nel male)  quando mettiamo alla luce del sole una parte di noi alla quale teniamo tanto”.

Di certo la storia è piena di esempi di facce importanti. Il fatto è che non ci sono regole e che il successo di una bella faccia in copertina deriva da meccanismi spesso imperscrutabili. Il mercato per teen-ager è in realtà costruito soprattutto sull’immagine e lo è sempre stato: con la bellezza puoi avere una chiave d’accesso più facile per il grande pubblico, ma non costruisci quasi mai nulla di stabile, di duraturo. Certo oggi l’immagine conta più che in passato, la confezione del prodotto è molto importante, ma il talento è l’unica formula buona per il successo.

“Per fortuna – aggiunge Valentina –  mi avvalgo per lo più di scatti per “parlare”, per raccontare, quindi, nonostante in ogni scatto io ci metta tutto di me e una marea di parole, non tutti si fermano per sfogliarla quella foto e questa cosa un po’ “protegge” la mia identità: mi sono chiesta tante volte se fossi io a usare la fotografia o la fotografia a usare me, ma è un po’ come se fosse un arto, una parte di me”.

Non resta che attendere che il tempo faccia la sua giusta selezione e dia a Valentina, quello che è di Valentina. C’è chi ha raccolto soldi mostrandosi nuda come mamma l’ha fatta, chi ha portato al teatro i bambini con mostre itineranti, chi è rimasto a casa, in bagno, per la precisione, per sembrare più seducente nei selfie da pubblicare su Instagram. Ci sono tante sfumature in una fotografia, e la sintesi di questi scatti ci manda un’idea di possibile arte. Che forse arriverà. Ma che di sicuro la nostra Valentina possiede già, non c’è dubbio: anima, poesia, parole. I valori non sono uguali per tutti ma alla fine possono decidere una carriera: vista, gusto, tatto, soggetti sensibili. Sì, d’accordo la moda è moda: epperò qui si tratta di vedere, non di interpretare.

 

Valentina, il tuo ritratto?  Sono una sognatrice, una fotografa non per professione ma come stile di vita. Una persona in continuo movimento alla ricerca di cose, rapporti che durino nel tempo, alla ricerca della mia serenità per poterla regalare un po’ anche a chi mi circonda.

Se dovessi realizzare una mostra dell’Italia nell’epoca delle veline e dei tronisti cosa metteresti in cornice? Foto di concerti in ogni caso. Amo talmente tanto quello a cui mi dedico che il mio tempo e le mie energie le canalizzo più che volentieri tutto li.

C’è ancora poesia in una fotografia oppure la tecnologia ha fatto perdere di vista l’obiettivo?  Io sono sempre alla ricerca di quella che tu chiami “poesia”..io la chiamo “anima”. Esiste eccome..esiste negli occhi di chi si apre davanti alla mia macchina fotografica e esiste negli occhi di chi si sofferma ad osservare lo scatto. La tecnologia non credo sia un intralcio, anzi..se usata con intelligenza è un canale comunicativo molto potente..la disattenzione,la superficialità e il sentirsi arrivati ..quella si che fa perdere di vista l’obiettivo.

Il tuo è un lavoro o un bisogno di esprimersi?  Forse è nato come un bisogno , poi a poco a poco ho scoperto che era semplicemente parte di me. Come si respira, si parla, si cammina..io ho iniziato a scattare ricordi per raccontare qualcosa di bello, anche solo uno sguardo, che potesse rimanere li al di là dell’attimo che passa.

Dove credi che saresti se non avessi incontrato l’arte?  Sicuramente alla ricerca di me stessa. Ma sono convinta di una cosa..prima o poi questo incontro sarebbe arrivato comunque. L’arte è come un patner, se impari ad amarti, se impari a conoscerti (o quanto meno cammini in quella direzione) ti apri alla creatività, la senti esplodere dentro di te in una delle sue sfumature. 

Cosa stai inseguendo in verità?  Forse potrà sembrare un’affermazione strana..ma in questo momento più che inseguendo qualcosa mi vedo camminare serenamente con la musica nelle orecchie e la mia macchina fotografica al collo pronta a raccontare delle storie. E non è sintomo di mancanza di ambizioni, più un semplice stato mentale. Un essere felice di quelle piccole cose che per me sono grandi..immense. Succede quando inizi a vivere tutto come un bel regalo giorno dopo giorno.

Come scegli le persone che fotografi? Quando vengo contattata per lavorare in un evento mi viene affidato “il soggetto”, capitano le volte che c’è giusto il tempo di scambiarsi un veloce “piacere Valentina, sono quella che scatterà le foto oggi”, ma anche quel secondo ho imparato a valorizzarlo e a quel punto posso fare una grande scelta: scatto automaticamente come un automa le mie foto per due ore consecutive o mi soffermo sulla personalità e catturo l’anima (quella che poi tu hai definito poesia..). Per me questa è una grande scelta che ho la libertà di fare ogni volta che ho davanti qualcuno.

Quale tra i tuoi tanti lavori ti ha regalato le maggiori soddisfazioni?  Proprio quelli che non posso più definire lavori , quelli che mi hanno regalato la libertà di esprimermi, che mi hanno regalato calore umano ma soprattutto una specie di “habitat naturale” dove poter creare. Tutti abbiamo bisogno di sentirci a casa da qualche parte. Ho avuto la grande fortuna di incrociare il mio percorso con due giovani, ma grandi artisti: Sebastian Melo Taveira e Thomas Bocchimpani (rispettivamente ballerino e cantante). Per me è stato travolgente e sconvolgente aver l’opportunità e il privilegio di  immortalare la loro passione così genuina e in evoluzione. Ecco cos’è la soddisfazione per me..andare oltre, oltre il semplice scatto distratto che va perso tra altre 1000  foto e creare qualcosa che faccia star bene. 

Cosa hai imparato dalle sconfitte? Che ci sono e devono essere motivo per darsi da fare e non necessariamente con le sole proprie forze. Le sconfitte grandi hanno bisogno di una buona “squadra” fidata che sappia tenerci per mano.

E dagli uomini?  Gli uomini, le persone sono tante e diverse. Avevo imparato a diffidare ma quanto tempo avevo perso a scappare dal contatto umano.

Una leggenda metropolitana nella tua professione? Forse che i fotografi sono tutti un po’ fuori di testa.. ed è vero ahahahh! confermo.

Progetti a breve scadenza? Proprio in questi giorni mi recherò a Madrid per conoscere Ronny Garcia, un fotografo cileno con il quale avrò la possibilità di studiare. Per quanto sia importante imparare sul campo non bisogna mai dimenticare che lo studio e la conoscenza di altri mondi fotografici è fondamentale per rendere speciale e unica la propria identità.