OSPEDALI ITALIANI: SERVONO 2,2 MLD EURO, SITUAZIONE SCORAGGIANTE

“La situazione negli ospedali italiani non è incoraggiante. Posso dire che nella mia regione, la Toscana, è stato chiesto di ridurre le attività invece di incrementarle per quanto riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa. Siamo sconcertati da questa necessità. Non posso sapere se questa è una responsabilità locale o centrale, ma sicuramente questi 2,2 miliardi di euro sono necessari e andrebbero spesi, però vincolandoli assolutamente all’abbattimento delle liste d’attesa”. Così il dottor Marco Scatizzi, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Generale degli Ospedali Santa Maria Annunziata e Serristori di Firenze e membro del consiglio nazionale dell’ACOI (Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani), interpellato nel corso di una intervista video rilasciata all’agenzia Dire in merito ai conti delle Regioni che rischiano di andare in rosso, perché “all’appello” mancano 2,2 miliardi di euro per il 2021, mentre gli enti locali hanno già chiesto un incontro con il Governo.

 

A causa del Covid, intanto, si sono accumulati ritardi nella diagnosi e nella cura di alcune patologie, soprattutto quelle oncologiche. Ma è cambiato qualcosa nel frattempo? Si sta lavorando per recuperare tutte le attività di chirurgia? “Sono riprese in alcune regioni le attività di screening, per cui quei 2 milioni e mezzo di chiamate che non erano state eseguite nel 2020 e in parte nel 2021 stanno timidamente ricominciando ad essere fatte- ha risposto Scatizzi- diciamo che c’è un’attività in tal senso. Abbiamo visto ritornare nei nostri ambulatori alcuni pazienti che hanno ricevuto le diagnosi attraverso gli screening e quindi ci stiamo muovendo; ma c’è ancora una massa di pazienti con patologie non oncologiche che sono si sono ‘accumulati’, perché noi abbiamo continuato a visitare ma non abbiamo ripreso con le attività, almeno del 120%, proprio in relazione a questo deficit che improvvisamente si è reso evidente”.

La situazione, dunque, è ancora in stallo: “E me ne dispiaccio molto- ha commentato Scatizzi- perché noi come chirurghi siamo non solo disponibili, ma vogliosi di dare una risposta ai nostri pazienti. Noi siamo quelli che ci mettono la faccia, siamo quelli ai quali pazienti i pazienti telefonano per dire che stanno male e che vorrebbero essere operati. Per questo come ACOI dobbiamo andare a ‘battere i pugni’ in tutti I tavoli per ottenere quello che è necessario, non solo per noi ma soprattutto per i nostri malati”. Si avvicina nel frattempo l’appuntamento con il 39esimo Congresso nazionale dell’ACOI, in programma a Milano dal 17 al 20 ottobre. “I temi su cui saranno puntati i riflettori saranno l’aggiornamento professionale in tutti i suoi aspetti- ha fatto sapere il membro del consiglio direttivo dell’ACOI- quindi parleremo degli argomenti più classici come la tecnica chirurgica dell’oncologia e delle patologie benigne; ma avremo anche tante importantissime sessioni che riguardano l’attività delle scuole di specializzazione e il post, con tavole rotonde e la partecipazione di una serie di esperti”.

Sarà ospite del Congresso anche il ministro della Salute, Roberto Speranza: “Parleremo con lui del ritardo nella ripresa delle attività post Covid e di come questo virus abbia effettivamente lasciato un Servizio sanitario nazionale e regionale disastrato. Questo perché noi, come società scientifica- ha sottolineato Scatizzi- abbiamo anche un impegno sociale e morale nei confronti dei nostri iscritti e dei nostri pazienti”.

Ma cosa chiederete a Speranza? “Chiederemo al ministro che questa grande opportunità data al Servizio sanitario nazionale di essere rifondato sia assolutamente tenuta in considerazione per quanto riguarda tutte le istanze della chirurgia generale. Quindi- ha proseguito- noi da una parte chiediamo assunzioni, non soltanto di chirurghi ma anche di anestesisti e infermieri, mentre dall’altra di avere a disposizione tecnologie e disponibilità di sale operatorie per poter lavorare di più e meglio, da nord a sud. Siamo infatti molto sensibili ai territori e vorremmo che questa fosse l’opportunità per ridare più omogeneità al Servizio sanitario in tutta Italia”.

 

Il dottor Scatizzi ha deciso infine di candidarsi alla guida dell’ACOI: quali saranno le prime mosse che vorrà fare per I chirurghi ospedalieri italiani? “La grande tematica al centro dell’azione immediata mia e del consiglio direttivo sarà quella dell’aggiornamento professionale- ha risposto ancora all’agenzia Dire- Noi abbiamo una rete formativa di ospedali che ha delle potenzialità ancora inespresse, con una legge (la 402/2017) che ancora non è stata applicata e che mette in rete le scuole di specializzazione (che si giovano dei nostri posti letto e delle nostre professionalità come ospedalieri) al servizio degli specializzandi. Questo è un grande tema che dovrà essere assolutamente ripreso e messo al centro della nostra azione. Poi vogliamo assolutamente restituire un orgoglio ai nostri chirurghi italiani: pensiamo solo al fatto che quest’anno non sono state coperte tutte le borse delle scuole e che soltanto circa 60 chirurghi hanno scelto come prima scuola la chirurgia generale.Ci troviamo insomma in una condizione per cui se non difendiamo la categoria in tutte le sue espressioni, e se non ridiamo speranza e dignità ai nostri chirurghi, non so dove potremmo andare nei prossimi anni. ACOI, in conclusione, è dalla parte dei chirurghi e dei pazienti- ha concluso- e sarà sicuramente questo al centro della nostra azione”.