PAGA GLOBALE, FRODE FISCALE E TRUFFA

Guardia di finanza

SGOMINATA DALLA GUARDIA DI FINANZA UN’ORGANIZZAZIONE ILLECITA DEDITA ALLA FRODE FISCALE E ALLA TRUFFA AI DANNI DELLO STATO. TRATTI IN ARRESTO SETTE RESPONSABILI, TRA IMPRENDITORI E PROFESSIONISTI.

 

Nell’ambito dell’operazione denominata “PAGA GLOBALE”, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno dato esecuzione ad un’”Ordinanza di misura cautelare personale con contestuale emissione di decreto di sequestro preventivo”, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, nei confronti di un sodalizio criminoso dedito alla frode fiscale ed alla truffa ai danni dello Stato.

L’ordinanza in questione ha portato all’arresto, in custodia cautelare in carcere, di un imprenditore di origini campane, stabilmente operante nel territorio parmense nel settore della impiantistica industriale, e di altre sei persone ristrette agli arresti domiciliari, a vario titolo coinvolte nella vicenda. Tra quest’ultimi, figurano cinque professionisti, di stanza nel napoletano ma operanti nel territorio parmense, che avevano messo a disposizione del dominus le proprie competenze per la realizzazione degli scopi fraudolenti. Le indagini, condotte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Fidenza e coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno preso origine da un’attività di verifica fiscale avviata nei confronti di due distinte società, riconducibili all’imprenditore arrestato. Il preliminare esame della documentazione contabile ed extracontabile ha portato alla luce, sin da subito, un meccanismo artificioso e fraudolento posto in essere ai danni dell’I.N.P.S.: uno schema criminoso che prevedeva il sistematico ed illecito ricorso agli istituti della “malattia” e dell’ammortizzatore sociale del “contratto di solidarietà”. Infatti, i lavoratori dipendenti, pur risultando assenti per malattia o inseriti nel programma di riduzione dell’orario di lavoro, continuavano a lavorare nei medesimi giorni in cui sarebbero dovuti essere a riposo, percependo lo stipendio con un sistema di retribuzione ufficioso definito “paga globale”. In sostanza, il lavoratore veniva retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto nazionale di categoria del settore, con una paga oraria forfettaria: le buste paga ufficiali erano regolarmente predisposte con l’inserimento delle ore da contratto sindacale, mentre la retribuzione effettiva veniva calcolata sulla base dei fogli di lavoro, con le ore effettivamente svolte. Con tale modus operandi a farne le spese è lo Stato, sia perché eroga, al posto del datore di lavoro, indennità non dovute, sia perché incamera meno tasse a titolo di trattenute fiscali e previdenziali. A perderci, tuttavia, sono gli stessi dipendenti i quali, pur percependo nell’immediato una retribuzione più alta, non maturano la giusta contribuzione ai fini pensionistici. Per contro, con tale stratagemma, la società era riuscita, nel tempo, a contabilizzare indebitamente ingenti crediti erariali grazie all’anticipo, per conto dell’I.N.P.S., delle indennità economiche di “malattia” e “contratto di solidarietà”. Questi crediti, fittizi e non spettanti, venivano successivamente utilizzati per compensare i debiti tributari e, conseguentemente, non versare le altre imposte dovute all’Amministrazione Finanziaria (quali ritenute alla fonte, IVA e imposte sui redditi). I dipendenti, peraltro, a loro insaputa, erano stati anche sottoposti a licenziamento collettivo e collocati in “mobilità”, per poi essere immediatamente riassunti da un’altra società riconducibile alle stesso imprenditore: in questo modo, grazie alla consulenza dei professionisti compiacenti, l’imprenditore ha potuto fraudolentemente accedere alle agevolazioni previste per l’assunzione di lavoratori in “mobilità”, pagando meno di un quinto dei contributi previdenziali effettivamente dovuti. L’attività di indagine, sviluppata mediante tecniche di investigazione pura (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, appostamenti ed esame documentale), oltre alla già descritta truffa ai danni dello Stato, ha consentito di svelare un sistema criminoso ampio e collaudato nel quale l’imprenditore, grazie al contributo di vari professionisti ed alla costituzione di una serie di società succedutesi nel tempo, era riuscito a costruirsi una realtà contabile totalmente artefatta. Gli artifici posti in essere, di molteplice natura, spaziavano dalla simulazione di operazioni straordinarie (affitto di rami d’azienda) all’emissione ed annotazione di fatture per operazioni inesistenti (avvalendosi di numerose società cartiere, tutte facenti capo ad un ulteriore soggetto, tratto anch’egli agli arresti domiciliari), passando per l’indebita fruizione di agevolazioni fiscali e la compensazione di tributi con crediti IVA inesistenti. Nel giro di un paio d’anni, le condotte in rassegna avevano fruttato risparmi non spettanti per oltre € 2.600.000. Nell’ambito dell’indagine, è stato anche accertato un episodio di usura, posto in essere da uno dei professionisti coinvolti nella vicenda, nei confronti di un imprenditore.