NORME CONTRO LA CORRUZIONE: SEGNALE IMPORTANTE DAL GOVERNO, MA OCCORRE FARE DI PIù

Le norme per il contrasto alla corruzione annunciate dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro della Giustizia costituiscono un segnale importante per tutti quei cittadini e quegli amministratori pubblici onesti che si impegnano per la salvaguardia e la tutela dell’interesse generale e che vivono con estrema sofferenza e rabbia il diffondersi dell’illegalità nel nostro Paese.

In particolare sono da ritenersi positive le misure che allungano i termini della prescrizione, la possibilità di ricorrere al patteggiamento soltanto dopo aver restituito il maltolto, le norme in materia di confisca dei beni ai corrotti.

Partendo dalla condivisibile affermazione del Presidente del Consiglio, secondo il quale la corruzione è un problema che non può essere affrontato esclusivamente ricorrendo alle misure repressive ma necessita di una serie di interventi anche sul versante culturale ed educativo, rammentiamo che già nel mese di agosto, in occasione di un incontro richiesto dal Ministro della Giustizia, Avviso Pubblico aveva consegnato un appunto suggerendo l’adozione di misure che mirano a potenziare l’aspetto della prevenzione al fenomeno del pagamento delle tangenti, puntando sull’implementazione di una pluralità di azioni finalizzate ad aumentare la trasparenza nella pubblica amministrazione e negli enti locali e a favorire la denuncia del fenomeno.

Dopo quanto emerso dalle inchieste su Expo, Mose e Mafia Capitale, auspichiamo che il Parlamento discuta e approvi in tempi rapidissimi i contenuti del disegno di legge votato dal Consiglio dei Ministri, provvedendo a rafforzare il provvedimento attraverso l’inserimento di alcune misure suggerite dall’Autorità nazionale anticorruzione e da altri soggetti, tra cui Avviso Pubblico.

Ci riferiamo, in particolare, alla previsione di sconti di pena per corrotti e corruttori che collaborano con la magistratura; a una più robusta protezione delle persone oneste che intendono denunciare; all’istituzione della figura del cosiddetto “agente sotto copertura”, la cui efficacia è già stata dimostrata in altri paesi; all’estensione ai reati di corruzione della possibilità di effettuare intercettazioni ambientali come per i reati di mafia.

La corruzione, che da troppi anni sta danneggiando pesantemente il nostro Paese in termini di perdita di credibilità e competitività, di mancato sviluppo umano, economico-finanziario, sociale e culturale, e che contribuisce sensibilmente ad aumentare le disuguaglianze e a inquinare la nostra democrazia, necessità dell’adozione di misure urgenti e organiche, ossia di un testo unico delle leggi anticorruzione che si raccordi razionalmente con il codice delle leggi antimafia in vigore dal 2011.

Oltre all’inasprimento delle pene, occorre semplificare il quadro delle fattispecie penali e permettere alla magistratura di operare con più incisività nell’azione repressiva, accrescendo le probabilità che quelle sanzioni siano effettivamente erogate. Ma è necessario soprattutto potenziare l’azione di prevenzione contro la corruzione – che si manifesta sempre più come un reato associativo – attuando una serie di provvedimenti, tra i quali:

– investire sensibilmente nella formazione degli amministratori locali e del personale della pubblica amministrazione;
– provvedere a riformare il sistema dei controlli nella pubblica amministrazione e negli enti locali, orientandoli ai risultati piuttosto che al mero adempimento;
– raccogliere, valorizzare e diffondere le buone prassi amministrative;
– progettare e attuare un piano educativo/formativo nazionale nelle scuole e nelle università sui temi dell’etica pubblica e della legalità.

L’Italia può e deve sconfiggere le mafie e la corruzione. Il Governo e il Parlamento devono dare rapidamente dei segnali chiari ed inequivocabili. Questo non è il tempo di compromessi al ribasso, ma è l’occasione per ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini e per rilanciare il nostro Paese.