Nel giorno dell’anniversario di Mani pulite il grido d’allarme di Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei conti, ricorda con particolare vigore che non molto è cambiato da quando si avviarono le inchieste giudiziarie nel 1992 sui rapporti tra affari, politica, economia e istituzioni. ‘Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce’, ha detto ieri Giampaolino nel discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano. ‘La trasformazione di enti pubblici in società spesso si riduce a vuota forma o ad artificioso guscio quando le sue regole, flessibili per consentire una gestione efficiente dell’impresa vengono strumentalizzate da un’amministrazione che non è orientata all’economicità e, di fatto, esonerata da responsabilità’, ha proseguito il presidente della Corte dei conti segnalando un nuovo problema. Giampaolino offre una conclusione al termine della sua relazione: ‘Il 2011 sarà ricordato nella storia della finanza pubblica italiana per la severita’ della situazione economica e per l’affanno con il quale i governi hanno rincorso i rimedi necessari a fronteggiarla e ad arginarne gli effetti piu’ devastanti’. Non meno preoccupante l’analisi di Maria Teresa Arganelli, procuratore generale aggiunto della Corte dei conti, intervenuta nella stessa occasione: ‘Incarichi e consulenze restano una spina nel fianco della pubblica amministrazione. Nonostante le sentenze e le leggi, ci sono ancora casi macroscopici in cui si perseguono obiettivi personalistici cui e’ estraneo l’interesse pubblico’. Da qui l’indicazione che occorre costruire e diffondere ‘una sempre piu’ necessaria cultura della legalita”. A preoccupare, oltre a scandali e corruzione, e’ anche l’evasione dell’Iva calcolata al 36%. Rileva la Corte dei conti: ‘Per la sola imposta sul valore aggiunto per l’Italia si evidenzia un tax gap superiore al 36%, di gran lunga il piu’ elevato tra i grandi paesi europei’. Mentre la denuncia della Corte dei conti ripropone il tema della lotta al malaffare, il governo annuncia che ha intenzione di prendere tempo sui pareri da esprimere relativi agli emendamenti al disegno di legge anticorruzione che e’ all’esame delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera. Secondo Paola Severino, ministro della Giustizia, il provvedimento potrebbe slittare ancora: ‘Partire qualche settimana dopo con il piede giusto costituisce alla fine un risparmio’. Secondo il Guardasigilli che ieri ha partecipato alla riunione congiunta delle due commissioni di Montecitorio, ‘è stato fatto un grande lavoro parlamentare che il governo vuole salvaguardare’ e su cui vuole ‘influire con una proposta concreta e un contributo costruttivo’. Il testo, secondo le previsioni e la sua calendarizzazione, doveva essere approvato dall’Aula di Montecitorio entro il 27 febbraio ma ora potrebbe esserci un rinvio di almeno due settimane. Il ministro Severino ci ha tenuto a sottolineare che ‘bisogna studiare bene la materia, compresi i numerosissimi emendamenti presentati da tutti i partiti al testo base del disegno di legge’. Ha aggiunto che ‘c’è inoltre un rischio ingolfamento istituzionale che già mi ha portato a una sorta di ping-pong tra Senato e Camera, Aule e commissioni’. Il governo non esclude inoltre propri emendamenti e non ha intenzione di intervenire con decretazione d’ urgenza. ‘Anche questo fa parte delle cose da studiare. Di certo vogliamo mantenere il contenitore e non buttare via il grande lavoro fatto’, ha ribadito il ministro. Conclude il guardasigilli: ‘Ho ritenuto che fosse necessario il massimo sforzo per una riforma in linea con la normativa dell’Unione europea e per la tutela di valori e interessi fondamentali. Non ho ancora pensato alla forma parlamentare. Sono piu’ importanti i contenuti’.