URGENTE RITORNO ALLA NORMALITA’, NON APERTURE “DOROTEE”

Avevo deciso di non scrivere per qualche tempo sul coronavirus, anche perché non si può più sentire la martellante raffica di parole-chiave, dei programmi televisivi, come regole, divieti, obblighi, aperture, chiusure, concessioni, assembramenti, coprifuoco. Forse bisognerebbe avere il coraggio di spegnere la Tv come consiglia padre Livio da Radio Maria. La tentazione è stata forte, soprattutto quando leggo o ascolto certe riflessioni. E allora eccomi qui a proporre qualche altro commento. Anche se sono consapevole, comprendo, che non siete in ansiosa attesa del mio intervento per avere informazioni sulla pandemia.

Mi pare di aver capito che dopo quattordici mesi di pandemia, si è capito, finalmente, che col virus bisogna convivere, altra scoperta fondamentale, è che questo morbo difficilmente è contagioso all’aperto. Pertanto cosa andava fatto, riprendo dal profilo facebook del professore Eugenio Capozzi. «Passato il trauma del primo impatto della malattia sulle strutture sanitarie, i pubblici poteri dovevano soltanto concentrarsi sull’adeguata organizzazione di queste ultime, sulle forme di prevenzione, sulle istruzioni per la profilassi alla popolazione e sulle cure più adeguate per gli ammalati, sulla eventuale quarantena per questi ultimi, sui vaccini per la fascia ristretta che rischia le forme più gravi del virus».

Infatti, lo hanno scritto in tanti: «Non è giustificabile in alcun modo per un’infezione virale che ha una letalità dello 0,4% (forse anche meno, se si considerano tutti i casi non diagnosticati), per giunta quasi totalmente concentrata in una ristretta fascia di età della popolazione», interrompere, per tutta la popolazione, la libertà personale, di movimento, lavoro, impresa, formazione, cultura, arte, sport. E’ stato ed è una follia.

E’ probabile che hanno scelto la via più comoda, quella di rendere più facile i loro compiti sanitari: «cioè che trattino tutti i sani come malati – o prigionieri, o ostaggi – per proteggere i malati attuali o potenziali che dovrebbero proteggere con i mezzi di cui dovrebbero essere dotati».

Da più parti è stato più volte evidenziato che si è preferito sospendere la democrazia. Lo hanno fatto molti governi europei, che sulla Carta si definiscono liberaldemocratici, una specie di psicosi che ha contagiato tutti. «È una follia che deve essere combattuta e alla quale deve essere posta fine A PRESCINDERE, senza compromessi, quale che sia la situazione sanitaria».

Ecco perché ormai dopo questi mesi di insensate misure restrittive intraprese dai nostri governi, soprattutto dal CTS, si sono dimostrati inutili, sicuramente dannosi per la nostra economia e forse anche per la salute dei cittadini. Come giudicare le nuove misure del governo Draghi?

«Il problema non è solo il fatto che si apre ridicolmente poco, ridicolmente tardi, con criteri contorti e incomprensibili», precisa Capozzi. E’ evidente che si tratta di una parziale apertura, dove ancora tanta gente che produce e lavora è calpestata, disprezzata, si continua a pensare che possa vivere d’aria, dandole tutt’al più un parziale contentino. Ho ascoltato su fb un proprietario di palestra che lanciava vituperi contro Draghi.

«Il vero problema sta nelle idee che stanno dietro questa riapertura “dorotea”, gesuitica», scrive Capozzi. La vera questione è che il governo, la classe politica, «continuano a pensare che le aperture siano un pericolo, e debbano essere ancora appese ai famosi “dati” rigirabili come le tre carte, e possano tranquillamente essere “consentite” oggi per essere rinnegate domani. Nonostante i “dati” veri, statistiche e ricerche scientifiche, dimostrino da tempo che lockdown, restrizioni, “fasce” non hanno influito positivamente su contagi, ospedalizzati e morti, né in Italia né in altri paesi. E anzi ci sono buone ragioni per ritenere che costringendo la gente a stare di più a casa si incentivino le occasioni di contagio».

Ancora non è chiaro per il partito del virus, come lo chiama Nicola Porro, che la causa dei contagi non sono i ristoranti, palestre, piscine, teatri. Mentre ancora si insiste a imporre la mascherina all’aperto, quando «serve soltanto a rendersi ridicoli e ad alimentare le psicosi dei mentalmente fragili, nonostante sia inequivocabilmente dimostrato che all’aperto è più facile morire colpiti da un fulmine che beccarsi il Covid o altre infezioni virali».

Si continua a imporre l’altra misura liberticida e incostituzionale come il coprifuoco, pensando che serva a qualcosa, che la sera per strada circolino gli untori.

Con queste riaperture dorotee, condizionate e ridicolmente dilazionate, si aggiungono ulteriori elementi autoritari e pericolosi, oltre alle imposizione ai sanitari

non intenzionati a sottoporsi a vaccini di dubbia utilità e sicurezza: l’obbligo di certificazione vaccinale o tampone per spostarsi tra le regioni.

E’ una misura vergognosa, che nessun ordinamento liberale dovrebbe tollerare.

Infine va chiarita un’altra questione su queste ultime concessioni (attenzione sempre condizionate). Probabilmente sono arrivate non tanto per il pressing della Lega, ma soprattutto perché sono esplose le veementi proteste di ristoratori, esercenti, commercianti, imprenditori, partite IVA, lavoratori dello spettacolo. In particolare, perché c’è stata la continua, pressante mobilitazione del movimento “Ioapro” e del Movimento imprese ospitalità.

Anzi si può dire che le aperture sarebbero state ben più consistenti se alla loro mobilitazione avessero aderito tanti imprenditori, lavoratori, amanti della libertà che invece hanno continuato a subire vessazioni e a rimanere a guardare. E perché no anche i cosiddetti “garantiti”, gli statali, il pubblico impiego. Su questo argomento ci sarebbero tante riflessioni da fare. C’è un ottimo intervento su Atlanticoquotidiano   sulla «dinamica demografica tra tax producers – i “produttori di tasse”, cioè i contribuenti – e i tax consumers – i consumatori di tasse, cioè chi vive di spesa pubblica. Le dinamiche di spesa del pubblico impiego, della ridistribuzione territoriale e del sistema pensionistico negli anni hanno fatto sì che sempre più persone vivessero di tasse e sempre meno persone fossero messe nelle condizioni di generarle». La forbice si è fortemente allungata tra quelli che hanno il reddito garantito e quelli che ce l’hanno.

Possiamo tranquillamente prevedere che se la mobilitazione nelle prossime settimane non continuerà e non si allargherà è molto probabile che l’onnipotente Leviatano che decide quotidianamente dei nostri destini non ci metterà molto a revocare le pur minime concessioni fatte, usando il primo pretesto utile.

DOMENICO BONVEGNA

domenico_bonvegna@libero.it