Tagliare le spese e aumentare le spese. La logica dimaiana

E’ l’aspetto che colpisce di più l’immaginario collettivo: ridurre il numero dei parlamentari e i risparmi destinarli a sanità e scuola.

E’ la tesi di Luigi di Maio (M5S) ma che si contraddice con i fatti. Insomma, Di Maio racconta storielle che affascinano, ma sono bufale, buone per chi ci vuol credere.

Vediamo di capire.

Ricordiamo che la riduzione del numero dei parlamentari porterebbe a un risparmio di 57 milioni, che rappresenta lo 0,007% della spesa pubblica, praticamente meno che briciole.

Volendo insistere sul risparmio di 57 milioni dovremo prendere in considerazione l’altra decisione del Di Maio, e del M5S, sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, vale a dire i fondi che l’Ue mette a disposizione dell’Itala, con l’apertura di una linea di credito per le spese sanitarie dirette, ma anche per quelle indirette che riguardano la scuola.

Ricorrendo al Mes, il nostro Paese risparmierebbe 4,6 miliardi di euro, ma Di Maio non vuole utilizzare il Mes, quindi non vuole risparmiare, ma preferisce indebitarsi con l’emissione di titoli pubblici, cioè a carico degli italiani.

Insomma, 4,6 miliardi di risparmi non vanno bene, invece, 57 milioni si. Così ci vorranno 80 anni di risparmi con la riduzione del costo dei parlamentari per compensare i 4,6 miliardi che l’Italia perde non utilizzando il Mes.

Eppure, nel 2016, Di Maio tuonava contro il taglio dei parlamentari sostenendo che la nostra democrazia vale più del costo di una caffè all’anno per gli italiani.
I 57 milioni l’anno di risparmio con il taglio dei parlamentari, proposto oggi dal Di Maio sono, appunto, il costo di una tazzina di caffè per gli italiani. All’epoca Di Maio disse che era una truffa, oggi non lo è più.

Legittimo cambiare idea. Solo che le idee bisogna averle per cambiarle.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc