
In una nota località balneare del Tirreno, diciamo Viareggio, l’impressione è che nei singoli stabilimenti balneari gli ombrelloni siano più fitti dell’anno precedente. Il servizio è adeguato, i prezzi più o meno sono quelli dell’anno scorso, il ristorante ha prezzi inaccessibili. Pane e frutta sotto l’ombrellone sono il rimedio.
Io ho cambiato stabilimento per cui non ero in grado di dire se sdraio e ombrelloni siano più fitti. L’ho chiesto al vicino che – mi pare un signore accorto – mi ha detto che l’anno passato erano 15 per fila, ora sono 18. La gente vuole stare più vicino alla riva e va accontentata. Non mi pare una spiegazione valida, anche perché sulla spiaggia ogni giorno ci sono poche persone.
Alzo la testa e vedo sui pennoni del lungomare stendardi con la scritta no alle aste. Per la verità, arrivando il giorno prima, complice il vento che agita i vessilli, mi era parso di leggere no agli estranei. Mi pareva strano e la lettura ravvicinata ha chiarito che i balneari – i titolari di concessioni statali per la gestione degli accessi alle spiagge – non sono contenti di partecipare alle aste per le nuove concessioni come stabilito dalla UE in nome del mercato di concorrenza.
Il gestore dello stabilimento, estremamente cortese e professionale, su mia sollecitazione, mi dice che questo stato di incertezza non agevola nessuno. Allora è vero che i balneari cominciano a stancarsi delle politiche incerte del Governo Meloni sull’annosa questione. Un po’ tutti siamo scontenti e percepiamo un’incertezza che non fa bene né alla salute fisica né a quella economica.
Poi mi torna in mente la conta degli ombrelloni.
Per non dare ragione alla UE nei tempi giusti sulla messa a bando delle concessioni balneari, la strategia del governo Meloni è di mettere a gara le concessioni balneari obbligatoriamente entro il 2027, ma con un sistema di indennizzi (a carico dei nuovi gestori) limitato agli investimenti non ammortizzati e con una forma di compensazione economica che cerca un compromesso tra le norme europee e le richieste dei balneari italiani.
Pochi si avventurano a costruire nuove piscine, ma intanto quasi tutti hanno comprato più ombrelloni e li hanno piantati più fitti.
Solo pochi clienti un po’ tignosi come me e il mio vicino ci abbiamo fatto caso e ragionato sopra.
Gian Luigi Corinto, docente Geografia e Marketing agroalimentare nell’Università di Macerata, collaboratore Aduc