SCRIPTA MANENT VERBA VOLANT: LA VIA CRUCIS DEL PONTE SULLO STRETTO

di Andrea Filloramo

La Corte dei Conti ha inviato a Palazzo Chigi i rilievi sul primo esame delle carte che gettano le basi per il Ponte sullo Stretto. Si tratta di una richiesta di chiarimenti e di integrazioni della delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess ) n. 41/2025, approvata lo scorso 6 agosto, che di fatto, per ora, interrompe l’iter di registrazione.

Con tale richiesta, la macchina burocratica si è fermata in attesa che il Cipess, sciolga i dubbi sollevati dai giudici.

E’ questo un passaggio previsto che dovrà essere fatto entro il termine di 20 giorni, scaduto il quale “la Sezione potrà decidere allo stato degli atti”, fermo restando – ivi è sottolineato – “la facoltà dell’Amministrazione di ritirare il provvedimento in autotutela”.

Nella delibera CIPESS la Corte dei conti evidenzia forti criticità e carenze relative al progetto Ponte Sullo Stretto.

Per il governo superare tali criticità e carenze è sicuramente un’impresa non facile, giacché i rilievi sollevati non sono dettagli meramente formali, ma toccano punti critici dell’iter e sembra quasi impossibile per il governo riuscire a fornire motivazioni solide, dati aggiornati e revisioni sostanziali, come richieste.

Da evidenziare che, se il governo dovesse sottovalutare l’attenzione della Corte, rispondendo in modo generico o con tempi dilatati, si esporrebbe a una conseguenza tutt’altro che secondaria: la possibilità che l’atto venga respinto o che l’intero iter resti paralizzato.

Uno scenario di questo tipo non solo congelerebbe i fondi destinati all’opera in questione, ma rischierebbe di trasformare un provvedimento annunciato con enfasi e come “bandiera politica” per radunare consenso, che il governo – non si sa come e in ogni caso – cercherà di evitare.

Si riferiscono, in sintesi, le carenze del progetto “Ponte sullo Stretto”, denunciate ed evidenziate dal Corte dei Conti.

Nel progetto ci sarebbe una mancanza o inadeguatezza di motivazione adeguata nella valutazione dei rilievi istruttori. La Corte, cioè, sostiene che la delibera risulterebbe carente sotto il profilo motivazionale. In particolare, non ci sarebbe stata una “puntuale valutazione degli esiti istruttori”, cioè delle verifiche, delle osservazioni o contraddittori che dovevano emergere nelle fasi istruttorie e ciò inficerebbe tutto il progetto.

Ci sarebbe poca trasparenza delle modalità procedurali di trasmissione degli atti. Alcuni atti necessari sarebbero stati trasmessi tramite link al sito di Stretto di Messina, piuttosto che con modalità istituzionali chiare, suscitando molti dubbi su come tali atti siano stati normalmente acquisiti e considerati nel processo decisionale.

Troppo rapido sarebbe stato il tempo in cui sono stati seguiti certi passaggi. Da ciò i sospetti su possibili scorciatoie, omissioni o incompletezze procedurali.

Le proiezioni del traffico portate a fondamento del Piano Economico-Finanziario (PEF) e del piano tariffario, affidate alla società TPlan Consulting, sarebbero ritenute poco chiare. La Corte chiede, di spiegare come è stata scelta la società, quali metodologie sono state usate, e come i risultati dello studio siano stati verificati in sede istruttoria.

Sono segnalate discrepanze tra vari numeri economici: fra quelli certificati da consulenti (es. KPMG) e quelli approvati come quadro economico. Inoltre, ci sarebbero incertezze su costi aggiuntivi derivanti dalle prescrizioni ambientali e da obblighi normativi non ben quantificati.

Emergono criticità emerse rispetto alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e alla Valutazione di Incidenza (VINCA / incidenza su siti Natura 2000). In particolare, si contesta la completezza e correttezza dei pareri, la gestione dei vincoli comunitari, la necessità di dimostrare motivi imperativi di rilevante interesse pubblico per derogare certi vincoli, e l’applicazione del principio di precauzione.

Avendo il governo approvato delle norme “speciali” per accelerare l’iter del Ponte e avendo dichiarato che ci fossero motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (salute, sicurezza, ambiente ecc.), la Corte chiede chiarimenti su queste motivazioni; se sono davvero giustificate; se ci sono alternative e se sono compatibili con normative nazionali ed europee.

Associazioni e critici sottolineano che ci sarebbero “penali miliardarie” a carico dello Stato previste nel progetto, in caso di ritardi o inadempienze, che rappresentano un rischio economico e finanziario molto significativo.

Per “riuscire” a dare risposte esaurienti ed  accettabili alle richieste della Corte,  qui esposte anche se in sintesi, il governo dovrà dimostrare che ogni passaggio (motivi, scelte tecniche, stime economiche e ambientali) è stato supportato da analisi serie, dati e verifiche documentate,  rilievi contabili e procedurali,  che toccano aspetti richiedenti coerenza tra le deliberazioni, leggi nazionali, norme europee, valutazioni ambientali, dimostrazione di come sono state gestite le interlocuzioni con la Commissione europea, risposte  ai vincoli ambientali.

Diciamolo chiaramente: il Ponte sullo Stretto di Messina se queste risposte non vengono ad essere date o non sono esaurienti, rischia di rimanere per tanti solo un sogno, sospeso tra mito e realtà, come lo è stato sempre, destinato a vivere nella fantasia, un’impresa, quindi, che più appare impossibile, più si fa crescere nella sua aura mitica.

E’ vero che esso, però, è anche un simbolo di coraggio, di ambizione e di aspirazione a superare i limiti posti dalla natura, proprio come avviene nelle grandi leggende che quasi sempre contengono un avvertimento: chi oltrepassa certi confini paga sempre un prezzo. Così, per citare un mito, è avvenuto a Prometeo che ha rubato il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, ed è stato punito con l’aquila che gli divorato il fegato ogni giorno.