Pandemia e riapertura. La cosa principale che non torna: la scuola

Sembra che da lunedì 18 maggio e, via via un po’ più in là, con differenziazioni anche tra regione e regione “si riapra”. Il numero e la differenza di provvedimenti sono così alti che speriamo sia dato mandato alle forze dell’ordine, che dovrebbe controllarne attuazione e punire i trasgressori, di essere comprensive se, per esempio, un trasgressore sarà colto sul fatto perché non era al corrente del comma 1, punto 7, virgola 4 del dpcm 5/2020 rivisto e rianimato dalla delibera regionale n.4567/2020 in applicazione del provvedimento amministrativo 657/2020 del Comune Pinco Pallo.

 

E se questo trasgressore abbia invece dato fiducia al giornale locale che riprendeva una notizia data per certa da un tg della Rai, certezza che però poteva essere intuita come non tale solo da chi, avendo letto i dpcm 5/2020 ed ascoltata la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte alle ore 23,35 su un canale Facebook che però si riusciva ad ascoltare solo se la
propria banda Internet era superiore ai 50 mega (cosa difficile a quell’ora perché la Rete è intasata da tutti quelli che vedono Netflix o uno dei tanti web porno)… da chi, addetto ai lavori, aveva una laurea in Giurisprudenza con tesi in diritto amministrativo ed esperienza pluriennale in alcuni studi di amministrativisti esperti di diritto regionale.
Insomma, auspichiamo tolleranza da parte delle autorità, onde evitare il massacro compiuto fino ad oggi, con multe mediamente di 400 euro per persone che a stento hanno avuto un introito tale nel giro di due mesi (con eccezione, ovviamente, di dipendenti pubblici, pensionati e dipendenti dei settori alimentari e beni di prima necessità).

Bene. Si riapre. Si potrà stare ad un metro di distanza, senza mascherina, se si lavora in fabbrica, ma non in un bar. Ci si potrà sfiorare, con mascherina come avviene da tre mesi, nei corridoi dei supermercati, ma non in un ristorante (anche perché è difficile mangiare con la mascherina). Si potrà andare dal parrucchiere ma non a scuola. Chissà se si conosce qualcuno che ci attrae fisicamente… che cosa occorrerà fare e chiedere prima di… fare una carezza.

A scuola, già. Perché non a scuola? Mistero. Certo i giovani devono sempre avere canali privilegiati di attenzione rispetto agli altri soggetti… ma quanti giovani sono stati contagiati e quanti sono morti? Non azzardiamo nessuna ipotesi, ma raccontiamo solo i fatti facendoci domande che chiunque potrebbe farsi anche tra quelli che disinfettano le scarpe prima di entrare in casa dopo essere andati a depositare la spazzatura nel cassonetto a 40 metri dal portone di casa propria.
Domande a cui chiediamo risposte da chi di dovere. Non altro.
A noi preme notare che una riapertura senza scuole è finta. E’ probabile che i nostri governanti non vedano l’ora che arrivi giugno così il problema scuola sarà naturalmente risolto dalle vacanze. Ma nel contempo ci rendiamo conto che, per esempio, parlando con mia figlia che è al primo anno delle superiori, dopo averle detto: “Sai, ho letto un’indagine che dice che solo il 9% degli studenti che fanno scuola a distanza riesce a stare attento durante tutta la lezione”; mi ha risposto così: “Mi sembra una percentuale molto alta”.
A questo aggiungiamo tutti quei genitori che, nonostante congedi parentali, bonus baby sitter e nonni più o meno presenti, non sanno come fare coi figlioli. A maggior ragione ora che le scuole stanno per finire e, se prima il 9% seguiva le lezioni, ora la percentuale sarà Zero. E questi figlioli, in vacanza (!), dovrebbero/potrebbero andare a giocare a pallone con la mascherina o andare nei centri estivi (chissà perché questi sì e le scuole no), forse al cinema (quelli all’aperto sono estinti da tempo) e tutto sottocasa, forse fra un po’ nella regione accanto.
C’è qualcosa che non ci torna. Se non che, probabilmente, l’importanza determinante della scuola nella nostra società c’è qualcuno che non l’ha considerata più di tanto. Oppure non ci torna che la sicurezza sanitaria che consente queste aperture non sia frutto di certezze, ma di pressioni di quella categoria e di quell’altra categoria. A proposito, qualcuno al governo sta seguendo come fanno in Germania?
Qualcuno ce lo dirà?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc