L’intervento: Ponte Stretto di Messina. Cattedrale nel deserto?

Come si fa  a essere contrari a un Ponte sullo Stretto di Messina? Nel mondo ci sono ponti che collegano isole anche minuscole e in Italia non abbiamo ancora fatto un ponte che collega un’isola di oltre 25mila mq e con una popolazione di 4,8 milioni di persone. E i ponti non possono che essere un vantaggio.

Ma siamo in Italia, il regno delle opere non-fatte e incompiute. Quando poi si ha a che fare col Sud, tra asili nido di Palermo (1), strade e ferrovie disastrate tutto è più complicato.

I problemi ci sono, politici e culturali.

La costruzione, al momento “solo” approvata, nonostante la data del 2032 per l’apertura, l’esperienza ci insegna che è altamente probabile che non verrà rispettata. Allo stato dei fatti, il ponte sarà una sorta di cattedrale nel deserto… arrivarci e proseguire sarà problematico.

Motivi per non fare il Ponte? No. Ma questioni da affrontare in modo organico e coordinato. Organicità e coordinamento che al momento sembrano non esistere.

Ma da  qualche parte bisogna pur iniziare? Certo.

Ma ci vengono in mente – solo alcuni esempi – che se si crede che l’inizio di per sè sia stimolo, la disastrosa viabilità calabrese e la sanità di questa regione che, oltre ad ospedali incompiuti, oggi è meno drammatica grazie ai medici che la Regione ha importato da Cuba. E ci vengono in mente, oltre alle celeberrime linee ferroviarie siciliane dove rispetto alle proteste dei pendolari lombardi, questi ultimi sembrano giapponesi a confronto coi pendolari siciliani. Insomma, crediamo di aver chiarito il concetto e i fatti noti a tutti e oggetto di cronache e drammi.

Quante di queste opere sono iniziate e poi non hanno portato ai risultati previsti?

Si dice che è il Sud, ci sono le mafie (come al nord e al centro), c’è la questione meridionale, c’è il gap storico, etc etc. Ed è vero. Ma a parte la muscolarità in materia del nostro ministro dei Trasporti (che ci sembra più don Chisciotte che altro), a questo c’è solo un possibile rimedio: il fare centralizzato, con in gioco per il 2032 non solo il Ponte, ma tutte le vie di comunicazione che interessano le zone pre e dopo Ponte.

Impossibile? Sicuramente più articolato del solo Ponte. Ma, a differenza di quest’ultimo che allo stato viaggia per essere  solo una cattedrale nel deserto, è un progetto che coinvolgerebbe proprio tutti, nessuno escluso. E l’unità fa la forza… chi, tra i politici di governo e opposizione, avrà l’ardire di opporsi e minare il terreno con ricorsi e ricorsi come avviene oggi per il Ponte?

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc

 

 

1 – si pensi agli asili del Comune di Palermo: 3 in fase finale rispetto ai 15 progettati e rifiuto di ulteriori asili perché il Comune dice di non sapere dove farli