La credibilità del Governo

“Non basta essere credenti, occorre essere credibili”, così la massima dell’abbè Pierre (1912-2007) francese, sacerdote, critico delle gerarchie ecclesiastiche, partigiano, parlamentare e fondatore dei “Compagnons d’Emmaus”, una organizzazione di aiuto ai bisognosi.

La frase ricorda i comizi di Salvini, con il Vangelo e il rosario in mano, e il bacio del Di Maio alla reliquia di San Gennaro.

Ovviamente, che i due credano è un fatto loro, a noi interessa la seconda parte della massima dell’abbè Pierre: occorre essere credibili.

Sono credibili Di Maio e Salvini?
Vediamo.

Avevano detto che erano contro l’euro e l’Europa e ora sono favorevoli ad euro ed Europa; avevano detto che il Reddito e Quota100 avrebbe prodotto occupazione e lavoro, e quindi ricchezza, ma così non è stato; avevano detto che avrebbero combattuto l’evasione fiscale ma hanno approvato il condono fiscale; dicevano di voler lottare la corruzione ma varano provvedimenti che aumentano il rischio di corruzione; volevano la legalità ma propongono di violare le regole; avevano detto che volevano diminuire le tasse ma hanno favorito l’aumento delle tasse comunali; avevano gridato il “me ne frego” all’Europa e ora chiedono per favore all’Europa; avevano detto che volevano la tassa piatta ma ora è già a tre scalini; avevano detto che mai si sarebbero alleati e che erano “geneticamente” diversi ma, poi, si sono accoppiati; gridavano “Prima l’Italia” ma l’hanno trascinata all’ultimo posto, dopo la Grecia, per crescita e tassi di interesse sui titoli pubblici; volevano il cambiamento ma
sono cambiati.

La credibilità è una qualità che si ottiene se quello che si pensa, si dici e si fa sono coerenti.

Ora promettono la diminuzione delle tasse per creare lavoro, dicono. Forse ci credono, certamente non sono credibili.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc