Informazione. Verità di Stato o metodo scientifico?

E’ nato l’Italian Digital Media Observatory finalizzato al contrasto della disinformazione digitale. Farà parte dell’Osservatorio europeo al quale partecipano già otto Paesi con uno stanziamento di 11 milioni di euro.

Sarà realizzato con il coordinamento dall’Università Luiss, Guido Carli, insieme a RAI, TIM, Gruppo GEDI La Repubblica, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard, Pagella Politica e con la collaborazione di Alliance of Democracies Foundation, Corriere della Sera, Fondazione Enel, Reporters Sans Frontieres e The European House Ambrosetti.

La diffusione di notizie false o parziali è, certamente, ampliata grazie alle piattaforme digitali ma, nondimeno, tali notizie trovano spazio in giornali e tv; di conseguenza alla sigla dell’Osservatorio sarebbe opportuno cancellare la parola “Digital”, il che è fastidioso perché dovrebbero essere posti sotto osservazione tutti i media, compresi quelli che hanno partecipato all’iniziativa.

Vero è, che la disinformazione altera la convivenza civile ma non ci si può affidare a una verità gestita da questo o quel Governo o a media riferibili a gruppi economici.

In periodo Covid abbiamo assistito a trasmissioni nelle quali si ponevano a confronto tesi scientifiche con credenze, ovviamente non suffragate da evidenze. Alla ricerca dell’ascolto, e dei soldi derivanti dalla pubblicità, si è ingenerata confusione e sfiducia.

Quello che i cittadini dovrebbero acquisire, è la consapevolezza che la verità assoluta non esiste e che le idee esposte dovrebbero essere verificate con il metodo scientifico: dati, ipotesi, conclusioni.

Difficile, certo, ma è l’unico modo per non farsi illudere.

 

Primo Mastrantoni, Aduc