Governo, Di Maio e le Olimpiadi

Pensare, dire e fare dovrebbe essere un tutt’uno ma non sempre è così. Anzi. La storia ci ha insegnato che spesso si cambia idea, si rinuncia alle proprie convinzioni politiche, morali e religiose per puro opportunismo. Un classico esempio lo fornisce Enrico IV (1553-1610), al quale è attribuita la frase “Parigi val bene una messa”, che gli ha consentito di accedere al trono di Francia, cambiando il proprio credo religioso da calvinista a cattolico.

In questi giorni abbiamo sentito le dichiarazioni del vicepremier e capo politico del M5S, Luigi Di Maio, a proposito delle Olimpiadi del 2026, la cui assegnazione è stata vinta dall’Italia.
“Potremo vedere da vicino i nostri campioni ammirare la fiaccola accesa”, dichiara orgoglioso Di Maio, dimentico di quello che diceva nel 2016: “Pensionati a rischio di povertà, le aziende non sono in grado di rinnovare i contratti, i giovani vanno via all’estero e il governo parla di Olimpiadi.”

Pochi ricordano quello che il Di Maio sosteneva nel 2015, a proposito della candidatura di Roma alle Olimpiadi.
Riportiamo la frase, per memoria agli smemorati: “Sosterremo la candidatura di Roma alle Olimpiadi solo se vinceremo noi le elezioni nella capitale, altrimenti lasceremmo quegli appalti nelle mani degli stessi coinvolti in mafia capitale. In tal caso, preferiremmo restituire i servizi essenziali di cui la città ha bisogno.”

Come è noto, il M5S vinse le elezioni ma le Olimpiadi a Roma non si sono fatte perchè il M5S era contrario. Fulgido esempio di coerenza ribaltata in pochi mesi.

Al contrario, i servizi essenziali, promessi dal Di Maio e dopo 3 anni di governo cinque stellato, i romani ne possono constare risultati:
a) Fallimento dell’attività istituzionale.
b) Fallimento della gestione dei rifiuti.
c) Fallimento della gestione del trasporto pubblico.
d) Fallimento della gestione del sistema stradale.

E c’è ancora chi gli crede.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc