Festa 8 marzo. Ipocrisie e stupidità a go-go

Io sono un maschio, credo di essere di cultura liberalsocialista (sono rimasto all’antica). Ho una figlia che fa 18 anni in questi giorni ed è già all’Università e quando le parlo di femminismo mi guarda come fossi un marziano. Mi prodigo nel volontariato in Aduc, associazione consumatori, e la maggior parte degli altri volontari sono donne, essenzialmente avvocate. Dovrei quindi essere soddisfatto di vivere in un mondo in cui tra donne e uomini non ci sono differenze. E quindi: viva l’8 marzo che festeggia le donne, che sono riuscite a essere protagoniste della società e nel lavoro…

Non scherziamo…

E’ bene che si festeggi l’8 marzo, ma solo come rievocazione storica di quando nacque un secolo fa e quando il protagonismo delle donne (soprattutto anni 70 del secolo scorso) riuscì ad imporre divorzio, abolizione del reato contro la stirpe (aborto), diritto di famiglia.

Mentre le femministe (si chiamano ancora così?) di oggi sfilano a sostegno di Hamas e dei loro stupri e non dicono nulla sugli stupri delle israeliane dal 7 ottobre in poi. E dicono molto poco sulla forza delle donne persiane e il loro “Donna, vita, libertà”.

Poi c’è chi ci governa che, parlando a vanvera, elogia le proprie iniziative economiche: esenzioni contributi previdenziali per le donne assunte a tempo indeterminato e che hanno almeno tre figli…. ma chi è che ha tre figli? E quelle – la maggior parte – che sono precarie? Poi c’è la barzelletta degli asili nido, gratis dal secondo figlio… quando la natalità per donna è oggi di 1,24.

Intanto – informazioni online ovunque – gli stipendi medi delle donne sono inferiori,  e di molto, rispetto agli uomini.  Quando in famiglia arriva un figlio, è quasi sempre la donna che sacrifica la propria attività economica. Il femminicidio esiste ogni giorno, mentre non esiste il maschicidio.

8 marzo 2024, quindi, maschi e femmine integrati, che vi scambiate i fiorellini gialli o donne che vanno a cena tra loro proprio l’8 marzo… Lasciate perdere. Vergogniamoci di festeggiare le donne a mo’ di panda o Giovanna d’Arco, e andiamo tutti a dar fuoco (in senso figurato) al potere che mette i bastoni fra le ruote – con dolcezza e caramelle, per carità – non all’uguaglianza (parola decisamente abusata), ma alla dignità di esseri viventi.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc