Di Maio: che disastro!

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Promettere, raccontare bufale e mezze verità, alzare cortine fumogene è sempre stata l’attività di alcuni esponenti politici per acquisire consenso, ma chi è per il “Cambiamento”, non dovrebbe seguire la vecchia e cattiva strada ma imboccane una buona e nuova.

Quale buona e nuova strada ha imboccato Luigi Di Maio, capo del M5S, vice premier, ministro allo Sviluppo Economico e ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali?

Vediamo per punti:

 

  1. a) propone e fa approvare una legge sul lavoro, per diminuire i lavori precari, il risultato è che aumenteranno i disoccupati;

 

  1. b) vuole la chiusura delle acciaierie Ilva, ma firma l’ultimo documento per il proseguimento dell’attività dell’impianto;

 

  1. c) propone il sistema contributivo per le cosiddette pensioni d’oro, ma non si accorge che il suo capogruppo alla Camera dei deputati ha presentato una proposta di legge di tutt’altro segno;

 

  1. d) vuole applicare il contributivo ai vitalizi, ma Corte Costituzionale e Consiglio di Stato hanno sentenziato e scritto che non si può fare;

 

  1. e) prometteva il taglio degli stipendi dei parlamentari al primo Consiglio dei ministri, ma del provvedimento non c’è traccia; sempre al primo Consiglio dei ministri, prometteva di tagliare 30 miliardi di sprechi e privilegi, per aiutare famiglie, disoccupati e pensionati, ma del provvedimento non v’è traccia;

 

  1. f) vuole sforare il 3% in deficit, cioè vuole fare più debito, ma i patti sottoscritti dall’Italia, in sede europea, non lo consentono, e questo lo sa;

 

  1. g) intima al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, di fare deficit, dichiarando: “Un ministro serio 10 miliardi li trova”, ma in campagna elettorale aveva sostenuto che 17 miliardi per il reddito di cittadinanza, cioè per i suoi elettori, c’erano già e ora chiede a Tria;

 

  1. h) grida “onesta, onestà”, poi governa con chi accusava di dover restituire “decine di milioni ai cittadini”.

 

Insomma, la strada imboccata non è quella del “Cambiamento” ma è quella vecchia. L’importante è che il popolo ci creda.

Che disastro!

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc