
Il secolo passato è stato quello americano. Per il secolo attuale è diffusa l’opinione che dovrebbe essere quello asiatico. In mezzo, intanto, si è incastonata l’Unione europea che, nonostante il manifestarsi di detrattori tanto interni e rumorosi quanto marginali, è in crescita, agognata da non pochi come punto di approdo (Ucraina, Georgia, Moldavia, Norvegia Turchia, Marocco, Uk?, etc).
C’è intanto la bufera Istintiva (1) di Trump: rimessa in discussione degli equilibri finanziari e della democrazia Usa, e di quanto quella democrazia rifletta e condizioni il Pianeta. Politiche che, messe in atto per riappropriarsi di quanto Trump dice che il mondo avrebbe rubato agli Usa, sono di enigmatica comprensione.
Al momento intuiamo che un’America che si è fatta grande grazie al suo ruolo (non proprio trumpiano) nel secolo passato, vuole cambiare forse perché invecchiando è meno disponibile ad una vita avventurosa ed altruista, dove quest’ultima vorrebbe che fosse solo imperialista (per esempio: Ucraina a modo suo e non degli ucraini, e altrettanto per Israele). Per chi, affascinato da Trump, abbia creduto che questa sarebbe stata la volta buona per battere l’imperialismo (e non solo) cinese, dopo l’annullamento dei dazi Usa all’import tecnologico da quel Paese (2), potrebbe ricredersi: business, solo business. dove “pecunia non olet”. Ideali e valori sono altrove.
Qualcuno forse lo ha già capito e, per esempio, banche centrali e fondi di investimento stanno abbandonando il dollaro verso lo yen, il franco svizzero, l’oro, l’euro e i mercati emergenti.
Così come nel loro piccolo (molto piccolo), fanno i turisti che decidono di non andare in Usa, e i consumatori del buy canadian, o mexicano o british o european.
Tendenze che sono ben lungi dal consolidarsi, visti gli “stop and go” di Trump che – comunque e tutto sommato – è sempre l’America, dove “i soldi si fanno”. Comunque tendenze di un mondo non appeso alla Borsa di Wall Street, o al bourbon del Kentucky o all’aeroporto di New York. Inoltre, quei 300 miliardi di euro di risparmi della zona euro che ogni anno varcano l’Atlantico, potrebbero invertire il flusso.
L’Unione europea ragiona così, ed è pronta al cambiamento? Non è chiaro. Ci sono alcune positività: la crescita di nuovi mercati, i dazi in risposta a quelli Usa e, soprattutto, le scelte sulla difesa, condizionate da una forma istituzionale che, dovendosi liberare di zavorra (Orban e dintorni, nonché gli incubi di una Germania con governi filo-nazi si ritrovi già armata), stenta a passare ai fatti.
L’Italia ragiona così? Bip-bip-bip, è la risposta dell’encefalogramma, sia di chi ci governa e di buona parte di chi si pone in alternativa. In attesa – temiamo perché la storia così ci insegna – di un accomodante e conveniente input esterno. Italexit non è alle porte, sembra.
Vincenzo Donvito Maxia
2 – https://www.aduc.it/notizia/dazi+trump+esenta+smartphone+computer+chip_141062.php