Sono tanti anni ormai che nella mia mente la Messa domenicale è associata a un’ora di martirio…

di ANDREA FILLORAMO

Sono tanti anni ormai che nella mia mente la Messa domenicale è associata a un’ora di martirio di cui farei volentieri a meno. Tedio. Noia. Omelie banali e interminabili. Canzonette pop dal testo cretino (……). Chilometrici avvisi parrocchiali da ascoltare in piedi prima di avere la benedizione finale (dunque, abusivamente inglobati nella liturgia). Un «rendiamo grazie a Dio» che è un (mio) urlo di sollievo prima di uscire –finalmente! – a riveder le stelle”.

Cosi avevo letto in un articolo che avevo rintracciato nella Rete nell’anno 2014 e che ho memorizzato allora nel mio pc e che, quindi, ho riesumato.

A distanza di quasi dieci anni, con molta probabilità, l’autore di quell’articolo, di cui non ho segnato il nome, forse non va più a messa o forse ha abbandonato la fede. Forse ha fatto come tanti altri che si sono stancati di andare la domenica a messa giacchè celebrata da preti che non pensano e non fanno rivivere, anche opportunamente preparandolo,  il momento più alto di una comunità che si riunisce nello spezzare assieme il pane dell’Eucaristia.

Per tali preti la celebrazione domenicale sarebbe soltanto, quindi, uno spettacolo, una rappresentazione, bene o mal gestita, in cui ogni prete celebrante è come una “prima donna”, che agisce su un palcoscenico, priva di talento, che tuttavia prova e riprova il suo personaggio seguendo un copione.

In tal caso quei preti, quindi, non trasmettono l’invito di Cristo che ha detto: “fate questo in memoria di me”. Per loro la messa diventa, perciò, solo un momento ritualistico, riferibile alla tendenza che induce a conformare i comportamenti umani a norme culturali di valore essenzialmente simbolico.

Continuo la lettura di quell’articolo e leggo:Premetto che in quel che dirò non c’è alcuna vocazione polemica, perché le dispute intraecclesiali non mi appassionano. Anzi, mi infastidiscono. Sono cose di preti, nelle quali i laici, a mio avviso, meno mettono bocca e meglio è. Troppo spesso i preti si comportano come se la Chiesa fosse «cosa loro» e rispondono piccati quando li si critica. É da cinquant’anni, cioè dai tempi del Concilio, che il clero si riempie le gote del famoso «ruolo dei laici», ma poi, a conti fatti, il ruolo dei laici lo vorrebbe così: sempre in ginocchio, obbedienti e col portafogli aperto”. 

Sarebbe veramente lungo e faticoso l’approfondimento delle tematiche accennate nell’articolo, mi si permetta una semplice riflessione: la reputazione dei preti – lo sappiamo – più volte in questi ultimi decenni – e non solo per gli abusi sessuali, è stata macchiata e sono molti, specialmente giovani o giovanissimi, quelli che non li seguono più.

Essi non trasmettono o non riescono a trasmettere il messaggio di Cristo, di cui indubbiamente tutti, giovani e vecchi, sono desiderosi di ricevere. Non riescono ad accostarlo, alla cultura laica, alla quale non pochi di loro aprioristicamente si oppongono.

Ciò, oltretutto, avviene mentre l’ateismo è in forte crescita, mentre, quindi le sfide atee e quelle agnostiche sono arrivate alle masse, mentre le chiese si spopolano e pochi scelgono la via del sacerdozio,

La Chiesa sta anche facendo molto fatica, in generale, a dare un chiaro messaggio su alcuni temi complessi dati o imposti dal mondo ormai secolarizzato e postmoderno: nella Chiesa c’è poca profondità, nelle argomentazioni e poco amore e rispetto verso le persone che la pensano diversamente, anche se l’attuale Pontefice cerca in tutti i modi nell’aiutare a comprenderle e, quindi, ad amarle.

Osserviamo con rammarico: dinnanzi a questo disastro per la Chiesa, i preti fanno risuonare dai loro pulpiti soltanto discorsi sentimentali, pietistici, cultuali, legalistici, che rendono il Cristianesimo una serie di sentimenti, di riti, di pratiche anche magiche e regole da seguire che non hanno alcuna potenza salvifica. Non vogliono riflettere sul fatto che la liturgia celebrata la domenica in molte chiese e in molte parrocchie è una liturgia morta se non trasmette il contenuto autentico cristiano.