SAN FRANCESCO UN SANTO DI TUTTI

In questi giorni è stata approvata la legge che reintroduce tra le feste nazionali quella di San Francesco, patrono d’Italia, che era stata eliminata nel 1977. A proposito in pochi ne hanno parlato. Ho sempre criticato l’abolizione delle feste religiose, per esempio mi sembra aberrante che il 2 Novembre, per la commemorazione dei Defunti, non vengono chiusi gli uffici e le scuole.

Tornando a san Francesco, il quotidiano Avvenire rilevava l’unanimità dei parlamentari sulla legge che istituisce la festività di San Francesco è un «segnale non trascurabile», di questi tempi. Il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano nella sua relazione per le celebrazioni per l’ottavo centenario della morte di San Francesco sottolinea proprio questo aspetto. «Dal primo gennaio del prossimo anno si aprirà l’ottavo centenario, un’esperienza che si muove in continuità con l’anno giubilare ancora in corso», spiega Mantovano. Ieri il definitivo via libera del Senato con una sostanziale unanimità al ripristino della festa, «a conferma che San Francesco pur nei frangenti più complicati della nostra storia è punto di unità tra le persone. Che San Francesco sia di tutti non significa, però, che tutti possano annoverarlo sotto le proprie bandiere: l’uso strumentale dei santi è pratica particolarmente sgradevole», conclude Mantovano.

«Il nostro Francesco, il san Francesco di tutti», dice all’unisono Stefania Proietti, presidente dell’Umbria, che parla anche da ex sindaco di Assisi (presente in conferenza stampa anche il sindaco attuale, Valter Stoppini) che ha seguito passo passo l’evolversi di questa proposta, sin dalla scelta del governo Draghi (ministro della Cultura Dario Franceschini) di approvare una legge per celebrare l’ottavo centenario di San Francesco, che cade nel 2026.

Il governo Meloni ha istituito in seguito il comitato indicando alla presidenza il poeta Davide Rondoni, promotore dell’iniziativa, ora andata in porto, del ripristino della festa nazionale. «Una presenza fertile per tutti», la definisce Rondoni, unendosi al compiacimento per l’unanimità raggiunta. «Non è frequente, di questi tempi incontrare qualcuno che ti dona la voglia di vivere. Invita tutti a dare il meglio di sé, non in forza di un’idea, ma della testimonianza di una persona concreta quale è san Francesco». Un «uomo estremo, non un estremista», lo definisce.

Lorenzo Malagola, deputato di Fdi, da primo firmatario della proposta di ripristino della festa ricorda come essa sia stata «frutto di un lavoro parlamentare paziente. È passata l’idea che non si trattava né di uno spreco né un capriccio della maggioranza. Significa restituire alla dimensione pubblica un pilastro della nostra memoria collettiva, consegnando un punto di riferimento simbolico alle nuove generazioni che troppo spesso, oggi, rischiano di smarrirsi». Presenti alla celebrazione, il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino e i Frati francescani. Sabato 4, nel giorno della ricorrenza, nella città del Santo, la premier Giorgia Meloni in compagnia del ministro Alessandro Giuli, erano presenti presso la Basilica del Santo. Ho ascoltato il corposo discorso della presidente del Consiglio. meritevole di attenzione per i riferimenti storici, culturali della figura di S. Francesco.

”San Francesco, un’esplosione di vita”, il titolo di una serie di progetti previsti per l’anno 2026, che è ancora work in progress, ma già riempie un intero fascicolo. «D’altronde se avessero voluto un programma tranquillo non avrebbero pensato a uno come me», ironizza Rondoni. Tanti gli eventi, innumerevoli i progetti. A presentarli, a nome del comitato fra’ Marco Giuseppe Moroni. Convolte un po’ tutte le città più legate alla vita del santo. Fra queste Rieti, dove opererà una scuola teatrale di giullari, diretta da David Riondino. E la stessa Roma, con eventi previsti alla Chiesa di San Francesco a Ripa, a Trastevere, e l’intitolazione al santo, con l’inaugurazione di una statua, dell’attuale ponte dell’Industria al quartiere Portuense. Coinvolti anche altri paesi, come Cuba ed Egitto, il programma – per volontà della premier – si intreccerà anche con il piano Mattei per l’Africa.

Corposo anche l’investimento sulla cultura, a partire dalla digitalizzazione della biblioteca di Assisi, e con il coinvolgimento di importanti atenei, dallo Iulm di Milano al “Carlo Bo” di Urbino. In conclusione, segnalo un bell’intervento su Lanuovabussola di Guido Vignelli (San Francesco, modello del genio italico, 4.10.25, lanuovabq.it) Il ripristino della festa nazionale ha suscitato una discussione su come considerare l’Assisiate: italiano tipico o anomalo o addirittura deviante. “Ovviamente, una discussione del genere è possibile – scrive Vignelli – solo se riusciamo a individuare una categoria-modello d’italiano che ci permetta innanzitutto di distinguere tra la “italianità” storica del prestigioso passato e quella sociologica del penoso presente, poi di applicare quella categoria alla figura del Serafico Padre per evidenziarne la conformità o la difformità”.

Noti autori del passato hanno elogiato san Francesco come «il più santo degli italiani e il più italiano dei santi». Purtroppo, ormai gli odierni italiani hanno scarsa chiarezza e scarsissima considerazione riguardo a ciò che può essere qualificato come “italiano tipico”. Ultima raccomandazione, scrive Luca Bucca sul sito di Alleanza Cattolica, “resta solo da sperare che non si continui a farne un’immaginetta buona unicamente per il politicamente corretto: san Francesco amava sì il creato, ma non era un ambientalista. Era uomo di pace, ma non pacifista, viveva la povertà evangelica, ma non era pauperista, agiva secondo la bontà cristiana, ma non era un buonista né tantomeno un bonaccione”.

DOMENICO BONVEGNA

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