Il pungolo: Il tragico evento di Ischia ripropone la necessità di adeguare e attuare i Piani di Protezione Civile dei Comuni

Messina – Le emergenze non sono di oggi, da molti anni si sa che il nostro territorio è molto fragile dal punto di vista idrogeologico, sismico, climatico. Molto dipende in parte da fattori oggettivi, strutturali: siamo una terra geologicamente giovane, in movimento, per l’80 per cento collinare o montuosa e come tale esposta a frane. Abbiamo tanti fiumi, torrenti, per i quali la combinazione tra disboscamento e poca manutenzione rappresenta un rischio in più.

Ora si tratta di gestire il rischio che tutti questi fattori, in aggiunta ai comportamenti dell’uomo, hanno contribuito a generare. E uno dei modi di gestire tutto questo è diffondere nella popolazione, in modo capillare, l’informazione e l’educazione ai comportamenti corretti in emergenza.

Purtroppo non cambia la logica del sentirsi padroni di un luogo solo perché si è residenti o proprietari di uno spazio. In un nuovo umanesimo basato sul concetto di cura il risiedere in un luogo non può dare il diritto a trasformarlo. Precede il diritto alla trasformazione di un luogo il dovere della cura dello stesso. 

Lo ripeteremo fino alla noia: cosa è stato fatto dal disastro di Giampilieri a oggi? Forse ben poco. A Messina ancora non si prende coscienza della pericolosità, del rischio idrogeologico specialmente su quel territorio che è stato abusato in passato. Nella nostra città c’è necessità anche di un maggior coinvolgimento da parte delle istituzioni perché devono mettere mano alla manutenzione ordinaria. La cura del territorio passa per la manutenzione ordinaria dovrebbe saperlo bene l’assessore Massimo Minutoli.

L’autorità principale di protezione civile è il sindaco: toccherebbe ai Comuni diffondere la cultura della prevenzione secondo i rischi di un dato territorio non nell’immediatezza del pericolo ma prima, perché diventi strutturale e in caso di emergenza sia già patrimonio comune. Anche perché ogni territorio ha una specificità e fattori di rischio differenti. Abbiamo una legge che obbligherebbe i sindaci a fare una sperimentazione del piano locale di protezione civile ma è disattesa.

Il piano è ovviamente diverso a seconda del luogo: un conto è trovarsi una zona con alta concentrazione di industria farmaceutica, e allora si tratterà di imparare a difendersi in caso di contaminazione, altro è trovarsi in una zona ad alto rischio di frane. Si tratta di sviluppare nel cittadino consapevolezza e memoria dei rischi del proprio territorio, perché i fenomeni tendono a ripetersi.

E quindi mi chiedo e gli chiedo chi sta controllando cosa accade per esempio in via Leonardo Sciascia, zona San Licandro? Chi ha autorizzato i nuovi lavori vicino i campetti sportivi dell’ex calciatore del Messina, Carmine Coppola? Un luogo ad alto rischio dove si torna quindi a costruire. Siamo sicuri che non accadrà nulla di pericoloso? Ricordiamo che quel territorio ha già subito dei danni magari anche per colpa di un certo appetito da parte di palazzinari, gettatisi a corpo morto nei progetti del piano di zona  – luoghi che prevedevano enormi colate di cemento nella parte alta della via, nella collina che arriva fino a Tremonti -, molti dei quali inattuati, o bocciati, o iniziati da anni e non ancora terminati. Perché l’assessore Minutoli non si reca sul posto a controllare lo stato del territorio? Noi siamo dell’avviso che parlando di protezione del territorio e sicurezza dei luoghi bisogna limitare il consumo di suolo.

C’è un aspetto, spesso decisivo, che nelle emergenze si tende a sottovalutare, è il fattore umano, quella componente particolare del rischio che può essere aumentata o ridotta dai comportamenti più o meno appropriati dei singoli che si trovano a vivere l’emergenza, sia essa un’alluvione, un terremoto, una frana.

Una società sana non può che ripartire dalla cura di se e il nostro abitare non può essere solo la presenza fisica in un determinato luogo. Bisogna imparare a riabitare con cura ridisegnando forma e sostanza dell’essere cittadini.

Una mentalità di prevenzione implica non rincorrere sempre le emergenze ma fare una scala di valori diversa, che però latita. Lo vediamo con la nostra associazione, in emergenza la politica ci chiama ci chiede che cosa bisogna fare ma poi si finisce per non farlo.

La prevenzione passa dalle attività di divulgazione, iniziando dalle scuole, con l’obiettivo di rendere ogni cittadino consapevole dei rischi geologici che incombono sui luoghi in cui vive, lavora o transita. 

Sindaco Federico Basile, assessore Massimo Minutoli i territori hanno bisogno di essere curati, fruiti, utilizzati e preservati. Dentro questo processo di cura si dovrebbe sviluppare la nuova “cittadinanza attiva”. Se a vincere sono logiche esclusivamente privatistiche, affaristiche, speculative e impattanti dal punto di vista ambientale e sociale dovrebbe venir meno il diritto pieno di cittadinanza. 

Intanto le Istituzioni cittadine restano in silenzio. Per aiutarli a ragionare vediamo cosa è accaduto a Ischia, tramite le parole degli esperti: servirà a scuotere le coscienze o resterà lettera morta?

Vincent Ottaviani (geologo – Vice Presidente Nazionale della Società Italiana Geologia Ambientale – SIGEA): “Osservando le immagini satellitari, la prima cosa che balza all’occhio è l’elevatissima densità edilizia, che quasi non consente più di distinguere i singoli centri storici, originari dell’isola di Ischia. Non è sempre stato così. Se osserviamo le fotografie aeree del recente passato, consultabili da fonti ufficiali, negli anni 60 e 70 del secolo scorso la densità abitativa era molto più bassa. E’ negli anni ‘90 del secolo scorso e nel periodo 2000 – 2003, come risulta sempre da immagini aeree, che si sarebbe registrata, ormai, un’ espansione edilizia senza precedenti – ha continuato Ottaiani –  il cui risultato è stata una urbanizzazione diffusa e capillare, disordinata, simile a quella che osserviamo oggi.

Michele Orifici (geologo – Consigliere Nazionale SIGEA): “E’ fondamentale che venga istituita come materia nei programmi ministeriali, l’Educazione Ambientale dalla Prima Elementare. Allo stesso tempo il tragico evento di Ischia ripropone la necessità di adeguare e attuare i Piani di Protezione Civile (PC= dei Comuni. L’88% dei comuni Italiani ne è dotato ma purtroppo ancora oggi la redazione del Piano di PC viene spesso vista come una mera incombenza amministrativa da conservare dentro un cassetto”.

“Osservando le immagini satellitari, la prima cosa che balza all’occhio è l’elevatissima densità edilizia, che quasi non consente più di distinguere i singoli centri storici, originari dell’isola di Ischia. 

Gli edifici si alternano, senza soluzione di continuità, tra orti e giardini, piscine e pertinenze, collegati da un dedalo disorganico di strade e stradine, in un articolato contesto morfologico e paesaggistico, al di sopra e al di sotto di scarpate, allo sbocco di corsi d’acqua, inerpicandosi fino a dove è stato possibile, alla base e lungo i versanti del Monte Epomeo,  

 Non è sempre stato così. Se osserviamo le fotografie aeree del recente passato, consultabili da fonti ufficiali, negli anni 60 e 70 del secolo scorso la densità abitativa era molto più bassa. I centri abitati di Casamicciola e Lacco Ameno, di Forio e degli altri paesi dell’isola erano ben distinti e sono ben distinguibili anche le strade di collegamento agli stessi”. Lo ha dichiarato Vincent Ottaviani, Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.

 “E’ negli anni ‘90 del secolo scorso e nel periodo 2000 – 2003, come risulta sempre da immagini aeree, che si sarebbe registrata, ormai, un’ espansione edilizia senza precedenti – ha continuato Ottaiani –  il cui risultato è stata una urbanizzazione diffusa e capillare, disordinata, simile a quella che osserviamo oggi.

Il primo condono in Italia è del 1985 con la legge n. 47, il secondo nel 1994 con la legge n. 724, l’ultimo condono edilizio risale al 2003 con la legge 326.

Ci sarà stata una relazione tra l’attività edilizia che ha trasformato il territorio ischitano e le opportunità di legittimazione delle costruzioni, che sono state offerte dai condoni degli anni 90 e 2000? E’ possibile.

 Di certo, il consumo di suolo nell’ultimo decennio c’è stato ma risulta piuttosto modesto, se paragonato a quanto è accaduto in precedenza. E’ anche vero che le aree libere, appetibili dal punto di vista edilizio si sono notevolmente ridotte.

Se confrontiamo i dati del 2012 con quelli del 2021 nel sito “il consumo di suolo in Italia” (a cura dell’ARPA Piemonte) per Lacco Ameno il consumo di suolo è passato dal 47,5% al 47,6 %, mentre per Casamicciola dal 29,5% al 29,6%, con un generale trend di decremento di suolo consumato rispetto ai periodi precedenti.

 I dati sulla pericolosità e rischio da frana e alluvioni, relativi alla popolazione,  famiglie, attività,  edifici, e beni culturali, esposti al rischio, si possono consultare nel sito https://idrogeo.isprambiente.it/  per ogni comune d’Italia, come anche le tipologie di frana: nell’isola di Ischia sono circa 6500 le persone esposte al rischio di frana molto elevato.

 Rispetto alla tipologia di fenomeni accaduti, di colate di fango conseguenti, o contestuali, a frane montane, su materiale piroclastico, con coinvolgimento e trasporto di blocchi litici vulcanici vari, mancava, tuttavia, la percezione del fenomeno che, da tanta distanza, potesse propagarsi da monte a valle, percorrendo i “canali” costituiti da fossi ed impluvi, investendo le abitazioni”.

Fondamentale come obbligo di legge l’Educazione Ambientale nelle scuole!

“E’ fondamentale che venga istituita come materia nei programmi ministeriali, l’Educazione Ambientale dalla Prima Elementare. Allo stesso tempo il tragico evento di Ischia ripropone la necessità di adeguare e attuare i Piani di Protezione Civile (PC= dei Comuni. L’88% dei comuni Italiani ne è dotato ma purtroppo ancora oggi la redazione del Piano di PC viene spesso vista come una mera incombenza amministrativa da conservare dentro un cassetto  – ha dichiarato Michele Orifici, geologo Consigliere Nazionale della SIGEA – con la conseguenza di ritrovarsi impreparati nella gestione di un emergenza che sopraggiunge improvvisamente. 

La prevenzione passa dalle attività di divulgazione, iniziando dalle scuole, con l’obiettivo di rendere ogni cittadino  consapevole dei rischi geologici che incombono sui luoghi in cui vive, lavora o transita. 

Occorre,  in un epoca in cui la tecnologia e l’innovazione hanno fatto passi da gigante e i social caratterizzano le nostre giornate, che siano ovunque attuati strumenti di allertamento “in tempo reale”. Penso ad esempio al monitoraggio mediante  l’installazione di pluviometri, che inviano un avviso di allerta non appena le piogge vanno oltre una soglia critica, o all’applicazione di sensori in corrispondenza di zone soggette ad allagamento o di aree in frana che al verificarsi di  anomalie consentano di trasferire il segnale di avviso con l’obiettivo di assicurare la tempestiva chiusura di strade o di comunicare alla gente di allontanarsi dai luoghi a potenziale rischio.

Registriamo, purtroppo, come dei Piani di Protezione Civile e della loro importanza se ne ritorni a parlare dopo ogni emergenza per poi molto spesso riporne l’attenzione dentro un cassetto. E’ opportuno che ogni struttura comunale di protezione civile prenda coscienza che in una fase di crisi climatica come quella che stiamo attraversando sia necessario assicurarne la costante revisione e l’adeguatezza preso atto che tali azioni richiedono meno tempo per l’attuazione mentre gli interventi strutturali necessitano di tempi sostanzialmente più lunghi”.