RIFLESSIONI: Storie sbagliate ma in carcere può nascere la scoperta dei propri talenti

Terza serata per la rassegna “RIFLESSIONI” al Teatro Civico di Rho. Ospite la Trasgressione Band guidata dallo psicoterapeuta Juri Aparo, con le testimonianze di detenuti, ex detenuti e volontari che operano nelle carceri milanesi. Sono stati proposti numerosi brani di Fabrizio De André, magistralmente arrangiati da Alessandro Radice.

Aparo è partito dal brano “Una storia sbagliata”, sulla scia delle reazioni collettive alla vicenda di Emanuele De Maria, che ha ferito un uomo, ucciso una donna e si è suicidato dalle guglie del Duomo di Milano mentre era in permesso per lavoro durante la sua detenzione al carcere di Bollate: “Sono storie sbagliate quelle di chi spaccia, rapina , uccide. La prima reazione di tutti è quella dello smarrimento, dell’indignazione, della voglia di escludere dalla vista persone che raggiungono tanta nefandezza, tanto delirio, tanto disconoscimento della realtà dell’altro. Io lavoro in carcere da 45 anni e, dopo la prima reazione emotiva che ha la sua ragion d’essere, diventa mio compito, persino mio dovere, interrogarmi su come sia possibile, quali siano gli elementi, le circostanze che fanno in modo che una persona possa giungere a tanto delirio. Queste domande me le pongo con il Gruppo della Trasgressione, un gruppo di persone in parte detenute, in parte ex detenute, studenti universitari, familiari di vittime della criminalità organizzata. Ci si riunisce attorno a un tavolo tutte le settimane e insieme si cerca di capire quali siano state le componenti che avevano obnubilato vista e coscienza. Insieme con queste persone non ci si limita a ragionare ma si cerca di individuare percorsi utili per fare in modo che questa coscienza polverizzata, emarginata, oscurata, torni a dire la sua per contribuire alla costruzione del bene collettivo. Coi detenuti che partecipano andiamo nelle scuole per la prevenzione contro devianza, bullismo e dipendenze; ci occupiamo di storie sbagliate per tentare insieme di costruire storie che abbiano una meta che non siano il carcere e il dolore”.

La Trasgressione Band ha scelto i brani di De André perché Faber “ha cercato le qualità dell’uomo nella imperfezione”. Via, dunque, con “La città vecchia”, “Andrea”, “Princesa”, “La canzone di Marinella”. Poi le prime testimonianze di chi ora è libero ma sa di avere toccato il fondo ed è passato “da sogni e abusi, a una officina di sentimenti”.

Le storie sono tante: Antonio, Mohamed, Raffaele e altri ancora. Miste a quelle dei volontari. C’è chi si è riscattato per non far soffrire ulteriormente i propri figli, chi ha riacquistato fiducia scoprendo a poco a poco i propri talenti, chi scrive poesie per esprimere “il meglio di sé”. C’è chi ha tolto la vita a una persona, ha scontato sedici anni in cella e si sente “una storia sbagliata di periferia”: “Cercavo un ruolo che non mi è stato dato. Il dialogo e il confronto con il Gruppo della Trasgressione mi hanno aiutato e ora parlo con i ragazzi delle scuole”.

Tanti i passaggi dalla marginalità a una consapevolezza delle proprie qualità. Forti anche i messaggi dei volontari, come quello di Nuccia: “Ho imparato che quelle che a volte si credono libere scelte, a volte sono condizionate. A quel tavolo ho capito che, in caso di scelte estreme, emozioni e frequentazioni diventano determinanti. Accettare la ricognizione di stati d’animo, sensazioni, emozioni che hanno portato a commettere soprattutto le prime scelte sbagliate significa mettersi in gioco e cominciare a riflettere su sé stessi. E avviare un percorso di cambiamento. Molti scoprono parti di sé che credevano perdute o non conoscevano. Questo può avvenire solo se si ha l’opportunità di avere contatti e confronti con il mondo esterno. Se rimane in una dimensione di chiusura e abitudini inveterate non potrà nascere qualcosa di diverso. Conoscendo gli abitanti delle prigioni, uno si rende conto che ci sono due momenti importanti nel cammino di riabilitazione: uno è la restrizione dietro le sbarre, che è necessaria (qualcuno dice “meno male che mi hanno fermato”), poi dovrebbe seguirne un altro in cui assieme a professionisti si possa iniziare un percorso di ricostruzione della coscienza”. Nuccia ha citato un verso di Ungaretti: “Cerco un paese innocente”. E ha commentato: “Nessuno qui è innocente. E’ una categoria attribuibile all’infanzia. Ma facendo scelte che ci portino lontano dalla mediocrità ci avviciniamo all’innocenza, la direzione è quella giusta”.   

L’assessora alla Cultura Valentina Giro ha inquadrato l’iniziativa nel ciclo di appuntamenti di “Riflessioni”, pensati come momenti in Teatro in cui dialogare su diversi temi: si è parlato di  spiritualità, di popoli che cercano la pace, di mondo dentro e fuori dal carcere. Ha ricordato che il Gruppo della Trasgressione aveva già attirato un folto pubblico lo scorso anno trasmettendo grandi emozioni, spiegando che parlare di carcere non è semplice ma è essenziale e fondamentale in un Paese civile. Infine, ha espresso un particolare ringraziamento a Luigi Negrini, per avere supportato l’organizzazione della serata.

Il Sindaco Andrea Orlandi ha chiuso la serata complimentandosi con i musicisti e con chi ha raccontato il proprio vissuto. Ha evidenziato come, proprio in teatro, tutti abbiano tolto la propria maschera: a volte la società è in contrasto con le vite vere, spesso si mascherano le sofferenze, che invece vanno affrontate. Il Sindaco ha dichiarato che una parte della condanna subita dai detenuti in parte la meritano tutti, perché se qualcuno è arrivato a commettere errori forse un po’ è colpa della società e delle comunità che costruiamo. L’invito è a ripartire da questo per dare vita a un futuro migliore.

 

Nella foto la Trasgressione Band al Teatro Civico di Rho