Pesaro, la cittadinanza chiede di salvare il Complesso della Misericordia, capolavoro settecentesco a rischio di annientamento culturale

di Roberto Malini

Pesaro, una città in fermento. Si raccolgono firme, si manifesta, si scrivono e promuovono appelli affinché la giunta comunale modifichi il “piano di recupero” dell’architettura monumentale settecentesca denominata “Complesso della Misericordia” (popolarmente detta della “zoccolette” in ragione degli zoccoli di legno che le giovani ospiti, orfane accolte nel conservatorio annesso alla chiesa, indossavano), opera dei grandi architetti Giannandrea Lazzarini e Tommaso Bicciaglia.

Nel piano, il prezioso oratorio e il conservatorio sono destinati a diventare un pugno di micro alloggi in edilizia pubblica e un centro sociale per giovani. “Uno sfregio per la cultura cittadina, afferma Roberto Malini, uno dei membri fondatori del Comitato ‘Pesaro città d’arte e cultura’, co-presidente di EveryOne Group. “Tutto è nato quando le istituzioni ancora non conoscevano l’attribuzione del Complesso al grande Lazzarini e alla sua scuola, attribuzione che ho presentato alla Soprintendenza e alle stesse istituzioni locali, suffragandola con le dichiarazioni dei due più importanti storici dell’arte e cronisti della Pesaro settecentesca, Antaldo Antaldi e Domenico Bonamini. Quando il Comune ha stipulato l’atto di compravendita relativo al complesso, le parti erano convinte che si trattasse di un oratorio e di un orfanotrofio anonimi. Non a caso è stato svenduto all’Erap (istituto marchigiano delle case popolari) per 775 mila euro. Il valore reale è inestimabile, perché si tratta dell’ultima chiesa – con conservatorio annesso – progettata dal grande Lazzarini. Oggi che abbiamo tutte le informazioni su quel capolavoro architettonico, dobbiamo avere il coraggio di fare un passo indietro. In caso contrario, Pesaro diventerà l’esempio poco edificante di una città capace di svilire uno dei suoi tesori d’arte, sotto gli occhi di una Soprintendenza volenterosa, ma incapace di fare la voce grossa”. Il Comitato, insieme a EveryOne Group, ha presentato puntualmente le sue Osservazioni al Piano di Recupero del Complesso della Misericordia, cui il Comune, che le ha protocollate, è tenuto a dare una risposta. Le stesse Osservazioni saranno presto trasmesse alla Commissione europea all’interno di un dossier dedicato al Complesso della Misericordia, opera somma di Giannandrea Lazarini, simbolo della donna nella Storia ed edificio monumentale che rappresenta la più alta manifestazione del classicismo spirituale del maestro pesarese, essenza del progresso dell’architettura in un’ottica europea che anticipava l’evoluzione positiva della cultura del nostro continente. Qui di seguito, le Osservazioni, presentate il 2 settembre scorso al sindaco di Pesaro Matteo Ricci e alla sua giunta.

Osservazioni al Piano di Recupero del Complesso della Misericordia (o della Provvidenza) 

Documento n. 178, Deliberazione n. 164 del 04/07/2023, Classifica 6.2 – Pesaro, Palazzo comunale, 4 luglio 2023

Il Complesso della Misericordia, noto anche come Complesso delle “Zoccolette,” costituisce un importante e straordinario patrimonio culturale della città di Pesaro. Questo Complesso architettonico, che rappresenta una delle espressioni più alte del classicismo spirituale, è stato realizzato dai più eminenti architetti del Settecento pesarese, ovvero Giannandrea Lazzarini e Tommaso Bicciaglia, suo esimio allievo. La sua straordinaria architettura è in anticipo sui tempi, incarnando un unicum architettonico che ha accolto per quasi un secolo le orfane più vulnerabili di Pesaro, conosciute come le “Zoccolette” a causa delle calzature semplici che indossavano e risuonavano per le vie della città durante la loro questua.

Il Complesso della Misericordia è stato oggetto di abbandono per oltre un secolo, eccezion fatta per un modesto intervento conservativo nel 1946. Tuttavia, nonostante il trascorrere del tempo, questo luogo conserva il suo valore architettonico come oratorio (chiesa) e conservatorio (orfanotrofio), entrambi ideati dal Lazzarini e dal Bicciaglia. I due architetti nutrivano un immenso orgoglio per questa creazione, poiché l’avevano concepita secondo un concetto architettonico innovativo, finalizzato a sintetizzare e spiritualizzare le forme del classicismo. Inoltre, avevano progettato il Complesso con l’obiettivo di fornire accoglienza e protezione alle giovani donne più vulnerabili della città, le cosiddette orfane “pericolanti”, che indossavano zoccoli ai piedi e avevano due soli destini possibili: i voti religiosi o il matrimonio con un cittadino pesarese.

Immaginando il Complesso dopo un attento restauro architettonico, possiamo concepirlo come un edificio essenziale, moderno e lineare, in armonia con le architetture dei secoli successivi. Le finestre del conservatorio, caratterizzate da semplicità senza ornamenti, frontoni o decorazioni, incarnano l’essenza della modestia, della purezza e della contemplazione. L’oratorio esalta queste virtù attraverso il portale semplice, sormontato da una finestra inserita in un arco a tutto sesto, con un timpano che si fonde perfettamente con la facciata, rappresentando un inno alla fede e alla solidarietà.

Va sottolineato che l’attribuzione dell’opera agli architetti del Settecento Giannandrea Lazzarini e Tommaso Bicciaglia è stata da me precedentemente portata all’attenzione delle istituzioni competenti, tra cui il Comune, la Regione e la Soprintendenza delle province di Ancona e Pesaro e Urbino. Le attribuzioni a Lazzarini e Bicciaglia non sono solo moderne ma trovano conferma nelle “Cronache della Città di Pesaro” di Domenico Bonamini riguardo a Lazzarini e nelle “Notizie Di Alcuni Architetti, Pittori, Scultori Di Urbino, Pesaro e de’ luoghi circonvicini” di Antaldo Antaldi. Tuttavia, è importante considerare che Lazzarini e il suo illustre allievo hanno molto probabilmente collaborato al progetto.

Il Comitato “Pesaro città d’arte e cultura”, di cui sono co-fondatore, ha comunicato a più riprese con il Comune, la Regione e la Soprintendenza delle province di Ancona e Pesaro e Urbino dopo aver appreso della vendita, risalente al 2019, del Complesso della Misericordia da parte del Comune all’Erap, che, inconsapevole – come le altre istituzioni – dell’enorme pregio storico dell’architettura, aveva progettato di trasformarla in un complesso di edilizia popolare. Quello che il Comitato desiderava era che la Soprintendenza ponesse vincoli sul Complesso e che esso venisse sottoposto a restauro architettonico, per divenire sede di un museo o un’istituzione culturale. Da parte nostra avevamo proposto un Museo della Donna, in virtù della storia dell’edificio sacro, così unita al destino di tante giovani donne di Pesaro. I media davano spazio all’iniziativa e il Comitato riceveva l’invito a partecipare a un incontro, ove avrebbe esposto le sue conclusioni e il suo progetto a Cecilia Carlorosi e Simona Guida (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Ancona e Pesaro e Urbino); Daniele Vimini, Stefano Amadio, Franco Arceci, Monica Norrito, Laura Zingaretti (Comune di Pesaro); Giordano Tamanti, Sauro Vitaletti (Ente Regionale per l’abitazione pubblica delle Marche – Erap).

L’incontro fissato per il 24 marzo 2022, si è svolto presso il Conservatorio della Misericordia, nella corte in via della Battaglia, 18 ed è stato un momento significativo nel percorso che il Comitato ha proposto alle istituzioni che hanno la responsabilità del futuro del Complesso. Il Comitato è stato lieto di ricevere attenzione e una serie di migliorie al progetto originale ed è stato profondamente grato alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche, al Comune di Pesaro, all’Ente Regionale per l’abitazione pubblica delle Marche – Erap. Durante l’incontro le istituzioni elencate si sono impegnate al restauro architettonico di qualità dell’edificio, ascoltando le nostre richieste principali, con particolare attenzione alla splendida chiesa del Lazzarini, che ci è stato assicurato sarebbe diventata (magari anche recuperando arredi e dipinti un tempo presenti nel tempio) un auditorium / sala per eventi culturali, con valorizzazione della sua storia e dell’unicità della sua architettura.

In data 1 settembre 2023, tuttavia, abbiamo letto la delibera di giunta relativa a una modifica in deroga del progetto di restauro del Complesso della Misericordia. Ci sono elementi che ci hanno sbalorditi, dopo che tante figure istituzionali si erano impegnate con noi e con la città. Abbiamo cercato di organizzare un nuovo incontro con le parti coinvolte nel progetto, ma il limite di presentazione delle osservazioni, fissato per il 4 settembre, ci ha resa impossibile tale via. La modifica non dedica particolari riferimenti al restauro della chiesa, che invece era il fulcro del progetto concordato con il Comitato, non si esprime sulla valorizzazione della corte del Conservatorio, non rispetta l’impegno a costruire alloggi solo al primo piano, prevedendo le sedi di enti culturali e sociali al piano terra. È prevista, addirittura, la costruzione di un mini-edificio, staccato dal muro divisorio, nella corte, che aggiungerebbe un appartamentino di 60 mq al progetto, deturpando però l’area del Conservatorio. Il progetto concordato, invece si proponeva di valorizzare la splendida architettura del Lazzarini e del Bicciaglia, con interventi di massimo valore. Riguardo alla chiesa, orgoglio del Settecento non solo pesarese, si parla di farne un centro di iniziative non collegate all’arte e alla cultura.

Il Comitato chiede che si torni, almeno per la chiesa e la corte – aperta al pubblico – a un lavoro di eccellenza che esalti il concetto di spiritualità e preziosa essenzialità alla base del Complesso, come vollero il Lazzarini e il Bicciaglia, che lasciarono il Complesso alla città di Pesaro quale loro lascito spirituale e artistico. Il Bicciaglia, che realizzo nel Settecento alcuni dei più fastosi palazzi di Pesaro, quasi sempre lavorando con il suo maestro e amico Giannandrea Lazzarini, considerava il Conservatorio come il suo orgoglio, come ricorda Antaldo Antaldi nelle sue “Notizie di alcuni architetti, pittori e scultori di Urbino, Pesaro e de’ luoghi circonvicini” (1805). La modifica, se

attuata senza ripensamenti si porrebbe come uno sfregio alla storia della città, di cui gli autori lasceranno, se sarà attuato, un ben triste ricordo ai posteri.

Ecco perché, in fretta e furia, ma con un amore grande e disinteressato per il Complesso, chiediamo che si torni al progetto successivo al nostro incontro con la Soprintendenza, il Comune e l’Erap, in cui si era deciso un restauro accurato della chiesa del Lazzarini, con valorizzazione della stessa, da destinarsi all’uso di sala concerti e luogo di eventi culturali. Nella delibera non si parla di questi lavori di valorizzazione, mentre pare che la chiesa sarà trasformata in un luogo di eventi sociali non meglio specificati. Ricordiamo che tutti i nostri interlocutori istituzionali ci avevano dato la loro parola di mantenere quanto promesso. “Siamo persone serie,” ci è stato detto quando abbiamo chiesto un documento scritto riguardo alle decisioni. Ci siamo fidati proprio perché abbiamo creduto alla volontà di ognuno di tutelare un bene prezioso e alle qualità umane, oltre che professionali, mostrate da tutti gli intervenuti a quell’incontro presso la corte del Complesso. Rileviamo inoltre come, in un progetto che esclude la cultura, ogni mini-appartamento avrà un costo di circa 300 mila euro: una somma che avrebbe potuto risolvere con un uso accorto i problemi abitativi di numerose famiglie. Di fatto, il Complesso perderà completamente le sue caratteristiche di bene culturale di enorme valore per trasformarsi in un edificio privo di identità e i fondi spesi per il suo recupero non avrebbero in tal caso né un senso sociale né economico né, tantomeno, culturale. Ci auguriamo che le nostre osservazioni trovino ascolto. Ringraziando dell’attenzione ad esse riservata, porgiamo i più distinti saluti

Roberto Malini, per il Comitato “Pesaro città d’arte e cultura” ed EveryOne Group

Foto di Fabio Patronelli