La nostra casa! La nostra casa! La nostra casa, mamma

 

Dal nostro corrispondente 

 

“La nostra casa! La nostra casa! La nostra casa, mamma! No! Dove andiamo ora? Dove andiamo? Dove andiamo? Io voglio andare da Enzo nella macchina”.“Non possiamo aprire la porta! Usciamo lentamente”. “La casa!!! È tutta rotta!!!!”.

Questa trascrizione di un breve e intenso dialogo fra un bambino e la mamma, montato in un video apparso su you tube (emiliateo tv) all’indomani del terremoto che ha devastato una vasta area ai piedi dell’Etna, mette il dito sul dramma di tante persone che hanno dovuto lasciare l’abitazione e contemporaneamente offre l’opportunità di avviare una riflessione attorno alla “casa”, come metafora della vita

Se dovessimo fare riferimento alle note basilari di rilettura simbolica, saremmo costretti a dire che la casa è metafora della sicurezza fisica e spirituale, è immagine immediata del rifugio temporaneo. Luogo in cui vengono smascherate l’apatia e l’avversità, la casa evoca una netta presa di posizione contro il delirio dell’onnipotenza altrui e del mondo estraneo al nucleo familiare.

La casa è simbolo dell’essere interiore, della madre, così come del seno materno.

Di converso una casa in rovina è il segno di una mancanza di sicurezza, di paura, così come del desiderio di rifare il nuovo tramite il vecchio.

Le urla disperate del bimbo che vede la sua casa segnata da fratture profonde causate dal movimento tellurico trovano la loro ragion d’esser nel senso di smarrimento della perdita non solo di un bene materiale e vitale, quanto dello smarrimento (e forsanche smembramento) del nucleo familiare cui inevitabilmente il disastro avrebbe portato.

Se volessimo allargare questo orizzonte simbolico al campo biblico, scopriremmo che la casa è metafora di unità, di “ordine” stabile, durevole e unificato in se stesso, con la finalità primaria di proteggere dal mondo esteriore.

Nella Bibbia la “casa” è menzionata con differenti significati. Non indica solamente il luogo di abitazione come tale, ma pure coloro che vi abitano e in senso più largo le famiglie e i popoli interi. Nel Primo Testamento la famiglia sacerdotale è chiamata “Casa di Aronne” (Sal 115,10) e gli israeliti “Casa di Israele” (Es 16,31).

In senso proprio è il tempio di Gerusalemme ad essere definito la “casa” (1 Re 6,1). Interessante, nel NT, è la rilettura che la Lettera agli Ebrei e la Prima Lettera di Pietro fanno della rivelazione veterotestamentaria circa la “casa di Dio” identificandola con l’assemblea dei cristiani (Eb 3,6; 1 Pt 2,5).

In contrasto con la “casa” appare la “tenda”, abitazione passeggera e provvisoria. Tuttavia tale concetto non deve essere scartato: il nostro corpo terrestre è qualificato come “tenda”, corpo glorioso che tutti i credenti ricevono, al momento del loro rapimento alla venuta del Signore Gesù. Questa “tenda” definita “abitazione fatta da Dio, è una dimora non fatta da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (2 Cor 5,1).

Le coppie sposate delle Parrocchie S. Famiglia e S. Maria del Carmelo in S. Teresa di Riva (guidate rispettivamente da Mariella con Elio e Monica con Alessandro) hanno scelto proprio la “casa” come fil rouge del percorso di spiritualità per questo anno pastorale. Il primo appuntamento – dopo la grande festa delle famiglie celebrata il 29 u.s. nella fraterna Eucaristia presieduta dall’Arcivescovo Giovanni Accolla con la partecipazione di circa 90 coppie – è in programma il 27 gennaio p.v., verosimilmente presso la Badia di Mandanici.