Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: l’unico Papa è Papa Francesco

di ANDREA FILLORAMO

Buddha diceva: “Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, e infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire”.

Ho riflettuto molto su questa espressione prima di scrivere i due articoli che sono apparsi su IMGPRESS sulle dimissioni di Benedetto XVI.

Sulla veridicità delle informazioni date, che facevano riferimento a un complotto non si sa da chi, ai danni di Papa Francesco, complotto che, poi, però, si ritorce sul suo predecessore; sull’utilità e, quindi, sul fatto che quel che ho scritto possa arrecare danno a nessuno, non può esserci dubbio.

Che valga poi la pena di rompere il silenzio su un fatto storico e unico come le dimissioni di un papa, ancora avvolto in un alone di incertezze, di mezze verità, di verità deformate e di mistero, che lo stesso Papa emerito forse vuole che rimangano tali, è indubbiamente una necessità storica.

Così è stato almeno considerato dai molti lettori che hanno condiviso le mie considerazioni e mi hanno inviato e-mail, sms, che credo mi sia fatto interprete di quanti vorrebbero che il Papa emerito riconosca non solo che “c’è un solo Papa” ma che l’unico Papa sia Papa Francesco.

Fra questi un amico di Messina (G.I.), che mi ha inviato un’e-mail, che trascrivo quasi integralmente senza alcun commento.

Carissimo (…) condivido ampiamente quel che dici di Benedetto XVI. Credo abbia il dovere di fare chiarezza sia nel suo interesse, sia, ancor di più per la chiesa che necessita di luce e non di tenebre. Cristo non è sceso dalla croce. Egli, invece, si è levato la croce di dosso pretendendo di mantenere il munus non meglio identificabile se non la talare bianca, ben incollata alla sede petrina. Si era proposto il silenzio e la preghiera, ma parla, scrive e conversa, ma tace (…) sui veri motivi delle sue dimissioni annunciate per data posteriore che poi non ha ribadito, riconduce tutto a: ingravescentem aetatem. Morto suo fratello è tornato in Vaticano con una “prescia” sospetta e per fare non si sa che cosa, (…). Continua a dire che il papa è uno e fomenta il dubbio che papa non sia l’altro. Si è vantato di conoscere il latino meglio dell’italiano, si è dimesso con testo in latino zeppo di errori imbarazzanti e non solo non se ne scusa, ma preferisce assecondare la vulgata secondo cui avrebbe fatto dimissioni fasulle, non complete e senza fare chiarezza se è ancora papa o non lo è. Certamente non ha abdicato. Mi ha deluso e continua a farlo con questi silenzi equivoci. Non ci sono segni eroici nei suoi comportamenti. Si ritorceranno contro di lui e, post mortem, gli costeranno la santità. Dante ha condannato il papa del gran rifiuto all’inferno; la storia, sic stantibus rebus, per questi comportamenti lo giudicherà’ molto negativamente non degno del paradiso. Se è veramente lucido e mentalmente integro, faccia chiarezza e dimostri e sino al martirio di essere apostolo della verità. Ciao. Un abbraccio”.

Nulla da aggiungere, quindi, a quanto contenuto in questa e-mail, che dimostra come il Papa emerito sia l’unico papa dopo secoli, che ha stupito il mondo con le dimissioni dal papato, un gesto clamoroso che a molti sembrò il segno del tramonto del cattolicesimo. Forse, però, al contrario, è stato ed è il passaggio obbligato per aprire la Chiesa a una dimensione più universale, a un rinnovamento cui sta lavorando, intensamente il suo legittimo successore.