Il Conclave secondo Andrea Filloramo: bisogna decidere chi guiderà la Chiesa

di Andrea Filloramo 

Rispondo a chi, dopo il mio articolo pubblicato il 2 maggio u.s in  IMGPress, attraverso un’email inviatami, mi fa osservare che il conclave, che si celebrerà fra giorni, ripeterà un rito non democratico e che la Chiesa Cattolica continuerà ad avere, anche dopo Papa Francesco, una concezione antidemocratica, piramidale, assolutistica del potere”…

Occorrerebbe un’intera biblioteca per rispondere in modo esauriente all’osservazione del lettore, che in parte potrebbe essere condivisa se si considera la Chiesa al pari degli altri Stati, ma non è così. 

Cerco pertanto, di accostarmi al tema proposto del conclave senza alcun pregiudizio pre o contro la Chiesa. Gli occhi del mondo sono puntati sul Vaticano, dove si svolge, uno dei riti più antichi e suggestivi della storia: oltre cento uomini si riuniscono per eleggere il successore di Pietro, il vescovo di Roma, comunemente chiamato Papa. 

In quel rito un enorme potere viene consegnato a un uomo.  

Per i cattolici, quel potere è affidato da Dio e viene concesso per essere messo al servizio dell’umanità.  

Quel rito, chiamato conclave (il termine deriva dal latino “cum clave”, cioè “chiuso con la chiave” o “sottochiave”),  si svolge nella Cappella Sistina, la principale cappella del Palazzo Apostolico, nonché uno dei più famosi tesori culturali e artistici del mondo,  costruita tra il 1475 e il 1481 circa, all’epoca di papa Sisto IVdella Rovere, da cui prese il nome,  decorata da opere d’arte tra le più conosciute e celebrate della civiltà artistica mondiale, tra le quali spiccano i celeberrimi affreschi di Michelangelo, che ricoprono la volta (1508-1512) e la parete di fondo (del Giudizio universale) sopra l’altare (1535-1541 circa il conclave, sul quale occorre dilungarci.  

Nel conclave si svolge un evento che unisce tradizione, spiritualità e decisione collettiva, che non può essere definito una democrazia nel senso moderno e politico del termine ma – se bene osserviamo – presenta alcuni aspetti che richiamano i concetti di partecipazione e deliberazione. 

Il primo elemento che può far pensare a una forma di democrazia è il fatto che il Papa viene eletto tramite votazione.  

I cardinali elettori, scelti dal Papa tra i vescovi e i prelati più autorevoli, attraverso una serie di scrutini segreti, decidono chi guiderà la Chiesa. 

 Ogni cardinale ha diritto a un solo voto, senza privilegi o voti ponderati: questo principio di uguaglianza del voto richiama le basi delle democrazie rappresentative.  

Inoltre, prima delle votazioni, i cardinali riflettono, pregano e si confrontano tra loro per valutare chi possa essere la guida spirituale più adatta.  

Questo momento di ascolto e riflessione collettiva è un segno di partecipazione attiva, anche se circoscritta a un gruppo ristretto.  

Non si tratta di una decisione imposta, ma di un processo condiviso che coinvolge la coscienza e la responsabilità di ciascun elettore. 

Ovviamente il conclave presenta anche dei limiti evidenti se confrontato con una democrazia moderna. I fedeli, infatti, non partecipano in alcun modo all’elezione del Papa: non votano, non propongono candidati e non conoscono i dettagli delle discussioni.  

La scelta è affidata a un gruppo elitario, selezionato dall’alto, secondo una logica gerarchica e non elettiva. 

Inoltre, il conclave si svolge in segreto, nel silenzio e nel raccoglimento. I cardinali non possono comunicare con l’esterno fino alla conclusione dell’elezione.  

Questa modalità rafforza il carattere sacro e solenne dell’evento, ma è distante dai criteri di trasparenza tipici della democrazia contemporanea. Da osservare che la segretezza ha anche una funzione positiva: impedisce, cioè, pressioni politiche o mediatiche e protegge la libertà di coscienza degli elettori. 

Dal punto di vista simbolico, il conclave è anche un rituale antico che richiama la tradizione apostolica.  

Il termine stesso, conclave, “chiuso a chiave” è un modo per indicare che la decisione deve maturare nel silenzio, nella preghiera e nel discernimento.  

Questo rito affonda le radici nel Medioevo, quando l’elezione papale era spesso influenzata da poteri esterni. Il sistema attuale, pur limitato, fu pensato per evitare interferenze e garantire l’autonomia della Chiesa. 

In conclusione, il conclave non può essere considerato una democrazia nel senso pieno del termine, ma è una forma di partecipazione interna, spirituale e deliberativa, che si basa su valori antichi come l’unità, la responsabilità e il servizio. In un certo senso, rappresenta una democrazia spirituale: non fondata sulla rappresentanza del popolo, ma sulla comunione tra pastori chiamati a scegliere, insieme, il successore di Pietro.