“Il celibato ecclesiastico, la ‘fulgida gemma’ che la Chiesa Cattolica Romana non vuol gettare via”

di Davide Romano

Come ribadì papa Paolo VI: «Il celibato sacerdotale, che la Chiesa custodisce da secoli come fulgida gemma, conserva tutto il suo valore anche nel nostro tempo». La Chiesa cattolica riconosce che teoricamente si potrebbe cambiare questa disciplina della Chiesa latina, della quale alcuni individui e gruppi chiedono l’abolizione o la modifica, ma della quale i recenti papi hanno sottolineato l’alto valore.

Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) intervenne più volte in difesa del celibato dichiarando che sarebbe stato una positiva soluzione al calo delle vocazioni. Giovanni Paolo II elencò anche una serie di motivi perché un sacerdote debba essere celibe, quali: maggior tempo da dedicare alla parrocchia e alla comunità, un prete non deve pensare ai beni terreni e questo nell’ottica di avere un figlio sarebbe ingiusto. Tra i suoi discorsi sul celibato da notare quello del 9 novembre 1978 al clero di Roma.

Papa Benedetto XVI (2005-2013) nella Sacramentum Caritatis afferma: «Il fatto che Cristo stesso, sacerdote in eterno, abbia vissuto la sua missione fino al sacrificio della croce nello stato di verginità costituisce il punto di riferimento sicuro per cogliere il senso della tradizione della Chiesa latina a questo proposito».

Il celibato ecclesiastico, o la pratica del voto di castità per i membri del clero cattolico romano, è infatti un tema dibattuto da secoli. Alcuni critici vedono questa pratica come obsoleta, mentre altri la considerano fondamentale per la vita religiosa. In questo articolo, esploreremo alcune delle ragioni per cui il celibato ecclesiastico rimane una parte importante della tradizione cattolica e difenderemo questa scelta sacra.

Il celibato ecclesiastico ha radici profonde nella tradizione apostolica. Gesù stesso ha parlato dell’importanza della castità e del lasciare tutto per seguirlo. Gli apostoli, che sono stati i primi vescovi e sacerdoti della Chiesa, hanno abbracciato questa chiamata, scegliendo di vivere una vita di celibato per dedicarsi completamente al servizio di Dio e della comunità cristiana. Questa tradizione si è trasferita attraverso i secoli e rimane un segno di continuità con gli insegnamenti degli apostoli.

Il celibato ecclesiastico consente ai sacerdoti di concentrarsi completamente sul loro ministero spirituale e sul servizio alla comunità. Senza le responsabilità della famiglia, i sacerdoti possono essere più disponibili per le necessità dei fedeli. Possono dedicare più tempo alla preghiera, alla meditazione e allo studio delle Sacre Scritture, il che arricchisce il loro insegnamento e la loro guida spirituale.

Il celibato ecclesiastico aiuta a evitare situazioni in cui il sacerdote potrebbe essere influenzato da questioni familiari o interessi personali nelle sue decisioni pastorali. Evita anche il rischio di eredità ecclesiastiche, in cui posizioni di potere e autorità vengono trasmesse da una generazione all’altra all’interno delle famiglie dei sacerdoti. Ciò contribuisce a garantire una maggiore trasparenza e integrità nell’amministrazione delle parrocchie e delle diocesi.

Il celibato ecclesiastico è considerato un atto di consacrazione totale a Dio. I sacerdoti rinunciano volontariamente alle relazioni romantiche e familiari per essere più vicini a Dio e alla sua chiamata. Questa scelta rappresenta un impegno profondo e un segno di sacrificio personale, che è altamente stimato nella tradizione religiosa.

In conclusione, il celibato ecclesiastico è una pratica che ha profonde radici nella tradizione apostolica e che continua a svolgere un ruolo importante nella Chiesa cattolica. Questa scelta sacra offre numerosi vantaggi, tra cui la dedizione al servizio spirituale, l’evitare potenziali conflitti di interesse e il segno di una consacrazione totale a Dio. Mentre il dibattito sul celibato ecclesiastico può continuare, è importante riconoscere il suo significato nella vita religiosa e il ruolo che svolge nell’approfondire la fede e la dedizione dei sacerdoti cattolici. È curioso che chi lo contesta, battendosi per un sacerdozio uxorato, ovvero chi vuole preti con mogli e figli, è spesso lo stesso che, al momento dell’ordinazione sacerdotale, lo ha accettato senza alcuno scrupolo morale. Ci ha solo ripensato dopo quando magari ha incontrato l’amore carnale negli occhi di una donna (o di un altro uomo). Troppo comodo.