Cosa fare contro il nuovo fascismo?

Il nuovo fascismo ha portato in Italia un’onda di xenofobia, razzismo e omofobia che cresce e si abbatte ora in una regione, ora nell’altra, fuori controllo, apparentemente inarrestabile. È un’onda di crudeltà barbara, animalesca, spietata, che si nutre di odio ed esibizionismo, trovando nei media un’amplificazione quasi “epica” di azioni vili.

 

di Roberto Malini

 

Il nuovo fascismo ha portato in Italia un’onda di xenofobia, razzismo e omofobia che cresce e si abbatte ora in una regione, ora nell’altra, fuori controllo, apparentemente inarrestabile. È un’onda di crudeltà barbara, animalesca, spietata, che si nutre di odio ed esibizionismo, trovando nei media un’amplificazione quasi “epica” di azioni vili.

I titoli, di fronte agli eventi intolleranti, sono quasi sempre reboanti; ecco quello di oggi: “L’aggressione xenofoba a Partinico: sette arresti. Pistola in pugno contro i neri al grido: ‘Vi ammazziamo tutti’”.

Il titolo è riportato su un quotidiano di “sinistra”. Quelli di “destra” (mai come oggi gli estremi si toccano) sono ancora più “gratificanti, per la codardia razzista”, che a propria volta esprime livore e violenza – anche impugnando bastoni, spranghe e pistole – per compiacere il ducetto della Lega, i suoi compari e i suoi servili alleati.

Gli stessi media attuano ormai una censura totale sulla voce della società civile, ignorando i rapporti, gli appelli, le azioni da parte dei pochi difensori dei diritti umani che fra mille difficoltà lavorano per arginare l’orrore che si diffonde come un virus.

Come ne usciremo? Non certo affidandoci a iene, gabibbi, associazioni, fumettisti e intellettuali scelti da chi controlla l’informazione quali “paladini” della giustizia sociale. Ne usciremo a poco a poco, con enorme sacrificio, lavorando quasi sempre nell’ombra accanto ai perseguitati; creando spazi di verità e lotta nonviolenta; formando una rete di difensori dei diritti umani capace di avvalersi degli strumenti civili e giuridici non solo in Italia, ma anche nell’Unione europea e in sede di Nazioni Unite.

Ne usciremo se siamo determinati, disposti a resistere da una posizione di debolezza, capaci di distinguere il bene dal male e di lavorare perché il primo prevalga, ma senza avere vetrine né appoggi istituzionali o politici. Ne usciremo se saremo in tanti, con le caratteristiche appena elencate.

E forse ne usciremo a pezzi. Ma sono assolutamente convinto che ne verremo fuori e – un po’ più vecchi, più logori, ma ancora indomiti – saluteremo il giorno di una recuperata civiltà.