Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto

di ANDREA FILLORAMO

E’ proprio vero! Viviamo in un mondo sempre più secolarizzato, in cui la fede ha una tenuta simile a quella di un’impalcatura priva di agganci solidi sul terreno, per cui basta uno scossone e viene giù, dove molti “se la ridono del Vangelo”, come profetizzava Pasolini negli anni ’70.

La perdita della fede non restituisce, però, la razionalità e neanche la ragionevolezza, ma dà incertezza e confusione. Scopriamo, così, che la fuga dalla religione o il suo abbandono fa impelagare negli acquitrini dell’irrazionale.

Oggi – diciamolo senza timore di essere smentiti – siamo meno credenti ma più creduloni. Torna, quindi, facilmente in mente la famosa considerazione di G.K. Chesterton: “Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto”.

Non si spirerebbero altrimenti i fenomeni di Medjugorje, di Civitavecchia, di Giampilieri, né quanto dal 2016 avviene a Trevignano, dove la credulità raggiunge il massimo.

 La dimensione del sacro ha sempre avuto e conservato un impatto emotivo, quasi istintivo, pieno di fascino perché rimanda senza la mediazione della ragione, al “mondo altro”, estraneo, separato dei sensi immediati e primari e produce continuativi effetti nell’animo, travolto da una presunta ricerca della trascendenza.

Tutto si ascrive a quella sensibilità, alle devozioni talvolta anche esasperate ed emotive e a quel che appartiene ad una religiosità affettata, ostentata, apparente, fatta di atteggiamenti di pietà, che i preti “devozionali”, “cultori di una “ agiografia” affabulante diffondono.

La superstizione mette il mondo intero in fiamme, la filosofia le spegne scriveva Voltaire.

Diciamolo con chiarezza: è compito della Chiesa spegnere dalle loro prime scintille gli incendi delle superstizioni, delle credulonerie, delle Madonne che appaiono e scompaiono, lacrimano sangue.

Ciò, però, per motivi facilmente individuabili, purtroppo, non avviene

Inutile e a dir poco ipocrita l’annuncio delle Diocesi d’aver istituito delle Commissioni d’inchiesta se poi anche quando vene confermato che di tratta di truffa, di casi di plagio o quando si scopre che si fa leva sui bisogni più profondi delle persone, si tace, permettendo che si speculi sulla buona fede dei credenti.

Papa Francesco, in linea con i suoi predecessori, è sempre è stato lapidario nei confronti dei veggenti, guaritori presunti: chi si affida a loro, per il Papa, non è cristiano.