Benedetto XVI dovrebbe ammettere: ho fatto degli errori, chiedo perdono alle persone colpite

di ANDREA FILLORAMO

Il Papa emerito Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, come riportato dal settimanale tedesco “Die Zeit” tra il 1976 e il 1993, quando era arcivescovo di Monaco, avrebbe coperto 23 casi di abusi su minori tra gli 8 e i 16 anni.

È quanto emergerebbe da un documento del 2016 del tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi di Monaco.

Egli, quindi, sarebbe corresponsabile, insieme ad altri vescovi, di non aver messo fine agli abusi e di aver taciuto, pur essendone a conoscenza.

Il caso più grave, dei misfatti di pedofilia citato dallo stesso settimanale è quello a carico del sacerdote Peter H. della diocesi di Essen, rimesso in una parrocchia dopo che era stato cacciato dalla Bassa Sassonia per crimini analoghi su minori.

Per questi motivi Mons. Georg Bätzing, capo dei vescovi tedeschi, parlando all’emittente pubblica tedesca ZDF, ritiene che Ratzinger debba chiedere perdono ai cattolici tedeschi in quanto non ha  rispettato regole interne che prevedevano spostamenti e coperture ai pedofili per non creare scandali dicendo che il Papa emerito “deve fare una dichiarazione, deve mettere da parte le raccomandazioni dei suoi consiglieri e dire chiaramente e semplicemente: ho una colpa, ho fatto degli errori, chiedo perdono alle persone colpite”.

Chiara ed esplicita è la richiesta fatta dal Capo dei vescovi tedeschi a quello che è stato il Capo della Chiesa Cattolica e chiara anche la denuncia fatta con sdegno di quello che lui ritiene un inqualificabile comportamento del Papa emerito, che solo quando è diventato Pontefice ha lottato la pedofilia clericale e che, secondo Bätzing, si circonda di consiglieri spesso non all’altezza.

Una cosa sembra evidente: la stoccata contenuta nell’espressione “deve mettere da parte le raccomandazioni dei suoi consiglieri” è chiaro che sia rivolta particolarmente al segretario personale di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein, prefetto della casa pontificia, che fino al 15 gennaio 2020 vedevamo accanto a Papa Francesco nelle udienze. Da quella data è risultato assente alle udienze in seguito – si dice – a una redistribuzione degli incarichi ma le voci sono tante e, per questo, diventano incontrollabili.

Di Mons. Georg Gänswein non passa inosservato il pasticcio editoriale del libro firmato a quattro mani da Benedetto XVI e dal cardinale Robert Sarah sul celibato sacerdotale “Dal profondo dei nostri cuori”, pubblicato in Francia una settimana prima, in cui egli aveva svolto un ruolo non secondario.

Non passa inosservato, ancora, il suo discorso in cui a fine maggio 2016, quando ha avanzato la tesi di “papato condiviso” tra Francesco e Benedetto, della quale si sono impadroniti i nemici di Papa Bergoglio per dire che Papa Francesco è un antipapa, alla presentazione del libro di Rod Dreher “Opzione Benedetto” (San Paolo Edizioni), il cui autore, un conservatore americano, è stato qualche giorno dopo destinatario di una delle lettere in cui l’ex nunzio negli Usa, Carlo Maria Viganò, ha reclamato le dimissioni di Papa Francesco in relazione al caso del cardinale americano (ormai ridotto allo stato laicale) Theodore McCarrick.

Molte ombre quindi si addensano, quindi, su monsignor Georg Gänswein , che vive a contatto con il Papa emerito e senz’altro fa da interprete ma non si sa quanto autentico.

L’Osservatore Romano, e non poteva essere diversamente, al primo sentore della bufera che si stava scaricando sul Papa emerito, è sceso in sua difesa, citando  vari interventi del papa contro i preti pedofili e la proclamazione del principio “tolleranza zero”, ma non ha menzionato il fatto che l’allora Benedetto XVI quando andò in Messico non volle incontrare le vittime di Macial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, il più grande e orrendo caso di pedofilia e di corruzione nella Chiesa degli ultimi tempi, un criminale che non fu mai ridotto allo stato laicale e non fu mai sottoposto ad un processo interno.

Fu punito in modo molto lieve da Papa Ratzinger nel 2006 con il solo divieto a rispettare una condotta ritirata.

Nel 2008 Maciel morì in Florida attorniato da sacerdoti dei Legionari di Cristo, dalla compagna Norma e dalla figlia Normita.

Solo anni dopo furono conteggiate le sue vittime, che ammontano a più di cento.

Le vittime di padre Maciel hanno implorato più volte il Papa emerito, quando era in carica, ad essere ricevute e parlare con lui. 

Si dice che Ratzinger da cardinale fu bloccato a portare avanti le indagini su Maciel per l’opposizione interna e dal cardinale Dziwisz, segretario particolare di Giovanni Paolo II, attuale arcivescovo di Varsavia, anche lui accusato di aver protetto preti pedofili, nonostante le prime denunce sui crimini. Denunce arrivate alla Congregazione della Fede già a metà degli anni Novanta. 

Si spera che Ratzinger, che risulta avere lucida memoria e intelligenza viva, risponda direttamente e non per interposta persona al Capo dei vescovi tedeschi e dica con estrema chiarezza, inoltre, qualcosa sulla sua posizione di fronte a chi dice che Papa Bergoglio sia un antipapa e che il vero papa sia lui.

Ciò per non dare spazio, con il suo silenzio, ai nemici del suo successore al quale, all’atto delle dimissioni, si era impegnato di giurare ubbidienza.