A PREDAPPIO CONVERGONO ANTIFASCISTI E ARDITI, DISFIDA CORTEI

Predappio (Forlì-Cesena) – Predappio torna a suo modo sotto i riflettori della politica italiana in questo fine settimana. E della storia. Un fine settimana di commemorazioni dal significato opposto e polemiche, legate alla data del 28 ottobre: liberazione del paesino romagnolo da un lato e Marcia su Roma dall’altro, con minimo comune denominatore Benito Mussolini.

Alleati e partigiani, in particolare polacchi dell’Ottava armata e ottava brigata Garibaldi, forse scegliendo simbolicamente proprio quel giorno, il 28 ottobre del 1944 liberarono il Comune dal giogo nazifascista. Mentre 22 anni prima le camicie nere muovevano verso la capitale. Venerdì l’Anpi provinciale ricorderà la liberazione non solo con la tradizionale tagliatella antifascista ma con un corteo al quale parteciperanno tra gli altri la presidente della Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Emma Petitti, il presidente della provincia di Forlì-Cesena Enzo Lattuca e il dirigente dello Spi-Cgil Ivan Pedrettiì. A concludere la giornata sarà Vincenzo Calò della segreteria nazionale Anpi. Invitato è il sindaco di Predappio Roberto Canali, che non ha però concesso il patrocinio del Comune alla manifestazione. In un giorno feriale, ha spiegato la sua decisione tra le ire del Partito democratico e di Articolo 1 entrambi presenti al corteo, si potrebbero creare dei disagi ai cittadini. C’è invece il patrocinio, tra diversi enti e associazioni, del Comune di Forlì, anch’esso a guida centrodestra.

L’appuntamento con il corteo è per le 14.30 di venerdì prossimo di fronte al Comune di Predappio per poi raggiungere piazza Garibaldi, incrociando I luoghi della liberazione. C’è “un poderoso carico simbolico”, commenta l’Anpi: infatti “la cacciata di Mussolini dal suo paese natale, nella retorica fascista luogo aurorale del regime, nello stesso giorno fondativo del fascismo, prefigura la liquidazione della ‘repubblichina’ e dei nazisti che la sorreggono. Prendere Predappio è una promessa di liberazione dell’Italia del nord intera”. Ecco perché, nel “nefasto centenario della marcia su Roma, non si può non festeggiare la liberazione di Predappio”. Per Articolo 1 Forlì è “fondamentale partecipare”, Predappio è una “piccola città, consapevole di aver ereditato dalla storia una visibilità di alcuni ordini di grandezza superiori alle proprie proporzioni urbane, i cui abitanti sono abituati a ricorsivi flussi di attempati nostalgici e alle loro gradasse liturgie”. Il centrodestra, prosegue il partito, riconosce “la scelleratezza” del fascismo e la peculiarità illiberale e razziale che lo incardinava”, per cui stupisce il rifiuto al patrocinio del primo cittadino.

Di opposto tenore, appunto, la mobilitazione organizzata domenica 30 ottobre dall’associazione Arditi d’Italia di Ravenna, spesso protagonista di anniversari legati al Duce e al fascismo. In questo caso tradizione rispettata e corteo di nostalgici per le vie del paese per raggiungere il cimitero di San Cassiano dove si trova la cripta della famiglia Mussolini che sarà regolarmente aperta.

Quest’anno “ci saranno centinaia di persone in più” anche grazie al tam tam della sinistra e dei giornalisti, spiega Mirco Santarelli dell’associazione Arditi di Ravenna. “Saremo in migliaia come per il centenario dalla nascita di Mussolini nel 1983”, per cui “aumenteremo il personale di servizio”, ma certo qualche problema ci sarà a fare defluire tante persone che vorranno avvicinarsi alla tomba per un saluto e una preghiera. E per ascoltare il saluto ai presenti della “diretta discendente” Orsola Mussolini. Presidio dalle 10.30, inquadramento dietro i labari e marcia verso la cripta scandita da canti e preghiere, come quella del legionario. Questo il programma di domenica e per tre giorni, da venerdì anche mostre, dibattiti e il tradizionale pranzo a Rocca delle caminate.

Non mancheranno nemmeno i saluti romani? “Mi piacerebbe vedere ‘boschi di braccia tese’ come nella canzone di Lucio Battisti, ma da buon padre di famiglia consiglio di non farlo”, afferma Santarelli che è “sotto processo” per “atteggiamenti fascisti” a Ravenna. “C’è la caccia al saluto romano, ma poi vengono tutti assolti. Comunque- ribadisce- consiglio di non farlo date le spese processuali”: la legge Mancino è “un po’ l’olio di ricino della sinistra”, ironizza, mentre il saluto romano è come “il segno della Croce quando si entra in chiesa”. Del corteo di due giorni prima, di “commemorazione della liberazione mai fatta” gli Arditi non si interessano, “non ci tange. Non abbiamo mai rotto le scatole, qualche facinoroso fuori dai controlli può capitare, ma non è né voluto né organizzato”, conclude Santarelli.