ALLORA PERCHè CI SI SPOSA?

Al quesito cerca di rispondere l’agile volumetto dello psicologo, formatore e psicoterapeuta Roberto Marchesini, “E vissero felici e contenti”, sottotitolo: “Manuale di sopravvivenza per fidanzati e giovani sposi”, pubblicato da qualche settimana da Sugarcoedizioni di Milano. Marchesini scrive che l’unico motivo per cui valga la pena sposarsi è l’amore. Ma che cos’è l’amore? Scomodando S. Tommaso d’Aquino, “l’amore è volere il bene dell’amato. Amare significa, dunque, volere bene a qualcuno, non volere che qualcuno ci voglia bene; amare vuol dire volere il bene di un altro, non il proprio”. Anzi per essere più precisi, amare significa “sacrificare se stessi per il bene dell’altro”. In pratica si tratta di quell’amore disinteressato e gratuito, che non vuole nulla in cambio. Pertanto “l’amore ama incondizionatamente, cioè non pone condizioni”. E qui Marchesini cita anche San Paolo, dove l’apostolo della carità, scrive un inno all’amore, che “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.Tuttavia Marchesini stesso si domanda: “Ma è possibile amare così?”. “O si tratta di una utopia, un quadretto idilliaco ma completamente irrealistico, da pubblicità televisiva?”. Il professore ammette che oggi nel nostro mondo sia difficile trovare coppie che siano l’immagine dell’”amore gratuito e incondizionato, proprio perché la maggior parte di loro si sposa per avere una soddisfazione personale”. Per comprendere meglio a quale amore si fa riferimento, Marchesini fa riferimentoall’amore dei genitori verso i figli, ma soprattutto quello dei nonni per i nipoti, che è, forse, l’amore più disinteressato. Si potrebbe pensare anche al legame che si instaura tra il cane e il padrone: totale, cieco, inscalfibile. Mal’amore per eccellenza, è certamente “quello di Dio per l’umanità, che arriva a sacrificare il proprio figlio, tra sofferenze indicibili, per la salvezza degli uomini. Senza pretendere nulla in cambio”. Comunque sia per lo psicologo amare gratuitamente, totalmente e disinteressatamente, non solo è possibile ma è naturale. Anzi “la felicità dell’uomo, la sua piena realizzazione, consiste proprio nell’amare”.
A questo punto il libro fa una discettazione sull’idea di felicità, citando autorevoli filosofi come Kierkegaard, Aristotele, Bernardo di Chiaravalle, o Adam Smith, per concludere con il “paradosso della felicità”, per cui la felicità viene conseguita “soltanto da chi non la ricerca per sé”. “Questo paradosso della felicità, d’altronde, non è che la manifestazione del paradosso dell’amore: ‘si esce da se stessi senza distruggersi; anzi, uscendo da se stessi, si raggiunge la perfezione personale in grado massimo” Pertanto, “nel donarsi, si sperimenta un ‘un dare senza perdere’ (…) O un‘acquistare donando’, in cui la persona ‘perfeziona e si perfeziona’. Insomma l’uomo, “non può vivere senza amare”. L’altro va visto non come un piacere da godere, ma da amare come dono. Del resto Gesù non diceva: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (At 20,35).
Lo psicologo si spinge a scrivere che addirittura non ci si sposa per essere felici (questa è semmai sarà una conseguenza del matrimonio) bensì per rendere felice un altro. Per il vero amore, che non è l’innamoramento, o la ricerca di una soddisfazione dei propri bisogni emotivi. “Ci si sposa per amare, non per essere amati”, in pratica quello che la Chiesa ha sempre proposto agli sposi. Rileggete le promesse matrimoniali. Gli sposi promettono di dedicarsi, per sempre alla felicità della persona amata. Naturalmente nessuno è costretto, si decide liberamente di mettere tutta la propria vita al servizio di un’altra persona senza chiedere nulla in cambio. “Anzi – scrive Marchesini – proprio questa è una delle condizioni irrinunciabili per la validità del matrimonio cattolico”.
L’obiezione che si fa alla promessa “per sempre”, è quella “che le persone cambiano, così come le circostanze: quando si è giovani, belli, sani ed attraenti è tutto facile, poi col tempo…”. Lo psicoterapeuta risponde che le promesse si fanno proprio per quando le cose vanno male, perché quando le cose vanno bene non servono: tanto è facile essere fedeli, amare ed onorare il coniuge. Infatti si promette di essere fedeli 2nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. E’ difficile, impossibile, irrealistico?
Il matrimonio è questo: dono totale di sé per la felicità dell’altro. E’ la forma più alta di amore.“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”,(Gv 15,13) paragonabile senz’altro all’amore di Cristo per la Chiesa.
Infine un dato fondamentale. Nella vita di coppia occorre prendere coscienza che gli uomini e le donne sono diversi. Per esprimere questo pensiero semplicissimo, ma fondamentale, il dottor Marchesini utilizza un capitolo intero. Citando un celebre libro, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” di John Gray, Marchesini sottolinea questa diversità. Ignorando questa differenza, spesso gli uomini e le donne sono condannati a vivere in uno stato di guerra. Spesso ci sentiamo arrabbiati o frustrati perché abbiamo dimenticato questa verità. “Ci aspettiamo che i rappresentanti del sesso opposto siano simili a noi. Ci piacerebbe che ‘volessero ciò che noi vogliamo’ e ‘sentissero come sentiamo noi’”. Pertanto occorre imparare a riconoscere e rispettare queste differenze per ridurre il più possibile le confusioni. Il marito e la moglie hanno ruoli diversi, non occupano lo stesso ruolo. Il matrimonio è come se avesse bisogno di due gambe diverse, una destra e una sinistra. Non due gambe destre e due sinistre.
A questo punto Marchesini commenta polemicamente il clima odierno che si vive nella nostra società. E’ consapevole che si fa fatica ad apprezzare la diversità tra uomo e donna come una ricchezza. “Siamo immersi in un clima culturale che ci ripete in ogni occasione opportuna che uomini e donne sono uguali”. E qui non può mancare la forte critica alle cosiddette e tanto strombazzate politiche delle “pari opportunità”, le cosiddette “quote rosa”: pari opportunità nei consigli d’amministrazione? perché non in miniera o nei cantieri edili?Si interroga polemicamente Marchesini. Negli Usa ci sono college che hanno condotto a chiudere diverse squadre sportive maschili perché non ce n’erano abbastanza omologhe femminili. Quella del “gender theory” è una bizzarra ideologia e che la sostiene non si preoccupa che le sue affermazioni sono contraddette dalla biologia, dall’antropologia e dal senso comune. Ma siamo ormai all’attualità, ad una battaglia quotidiana che vede da oltre un anno impegnati movimenti variegati di uomini e donne come le “Sentinelle in Piedi” e l’associazione “Si Alla famiglia”, ora anche da qualche mese il combattivo “LaCrocequotidiano” di Mario Adinolfi e Co, combattere in Italia contro la cosiddetta legge scalfarotto , affinchè si ritorni alla Verità e al buon senso.

DOMENICO BONVEGNA
Domenico_bonvegna@libero.it