Meeting di Rimini: CONOSCERSI PER CAPIRSI, CAPIRSI PER CONDIVIDERE

Al Meeting di Rimini il confronto tra Roy e Al-Issa…

Siamo stati al Meeting di Rimini la cui 40esima edizione ha avuto per titolo: “Nacque il tuo nome da ciò fissavi”. Un titolo attraverso il quale si è manifestata l’ambizione di promuovere uno sguardo positivo e intriso di speranza sul contesto sociale, economico e politico dell’Italia, così come del mondo intero.

 

L’edizione 2019 della kermesse estiva, promossa dal movimento di Comunione e Liberazione, si è chiusa con numeri in crescita rispetto alle ultime edizioni: 179 incontri, che hanno coinvolto 625 relatori, 25 spettacoli, 20 mostre e 35 manifestazioni sportive ospitati in un’area di 130mila metri che hanno attirato un numero di presenze che, secondo le stime realizzate dall’Osservatorio sul turismo regionale dell’Emilia Romagna, ha generato un indotto economico pari a 23 milioni di euro. È questo Meeting, al quale abbiamo assistito, che racconteremo nei prossimi giorni tentando di far emergere gli aspetti interessanti che hanno colpito la nostra sensibilità con l’obiettivo di proporre spunti utili per la nostra quotidianità.

Partiamo da uno dei pilastri culturali che contraddistinguono il Meeting sin dalla sua nascita, ovvero il dialogo tra culture diverse sviluppato attraverso il coinvolgimento di personalità del mondo religioso e politico mondiali. Tali personalità negli anni, pur muovendo spesso da visoni della società profondamente differenti l’una dall’altra, hanno contribuito alla costruzione di un pezzo di mondo più giusto e si spera che, un giorno, il loro esempio possa condurre l’umanità alla pace anche laddove oggi si giocano atroci guerre in nome di un dio a uso e consumo dei vari fondamentalismi. Un tassello importante in tale ottica quest’anno è stato aggiunto dalla conversazione avvenuta tra l’islamologo Olivier Roy, professore presso l’Istituto Universitario Europeo e massimo esperto di tematiche legate al mondo arabo dell’area mediterranea, e Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, segretario della Lega Mussulmana Mondiale. Al centro dell’incontro tra i due è stata posta la necessità di “Conoscersi per capirsi, capirsi per condividere” (così il titolo), fattasi ancora più urgente dopo il documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritto nel febbraio scorso ad Abu Dhabi da papa Francesco e dall’imam di al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

Il confronto tra Roy e Al-Issa ha evidenziato come il problema della realtà contemporanea non stia tanto nel conflitto tra ideologie, valori e religioni, quanto nel modo di guardare e giudicare la realtà con una capacità di giudizio che muova dal desiderio di mettere al centro di tutto la persona con i suoi bisogni concreti e irrinunciabili. In funzione di tale osservazione Al-Issa ha benedetto il documento firmato da papa Francesco e Al-Tayyeb, considerato che “il pensiero islamico moderato non ha ‘fatto cultura’ nel corso degli ultimi decenni tanto quanto l’Islam politico” che invece ha prestato il fianco a derive radicali. Dal canto suo Roy ha illustrato come la radicalizzazione islamica sia un processo del Novecento, segno del fallimento dell’Islam politico. “A livello mondiale – ha sostenuto Roy – la jihad è morta, sopravvive solo a livello di conflitti locali ma nell’ambito di una prospettiva perdente. L’Islam politico è un progetto fallito ed è fallito anche il progetto di una guerra santa universale”.

Convergendo su tali osservazioni Roy e Al-Issa si sono detti d’accordo sul fatto che “gli estremismi vanno combattuti, siano essi il fondamentalismo o l’islamofobia”, mentre “dall’attuale scontro si può uscirne investendo sulla famiglia e insegnando alle nuove generazioni l’importanza del rapporto con l’altro, perché tutti abbiamo bisogno di tutti”.

Nicola Currò