“Il Cibo Italiano negli Stati Uniti”: Presentato il libro di Attilio Borda Bossana, edito dall’Accademia Italiana della Cucina

Messina – La Delegazione di Messina dell’Accademia Italiana della Cucina ha pubblicato, in occasione della Settimana mondiale della cucina italiana, che si celebrata in tutto il Mondo dal 22 al 28 novembre, il libro di Attilio Borda Bossana “Il Cibo Italiano negli Stati Uniti – La rivisitazione dei piatti siciliani più noti”.

Il volume è stato presentato presso la Sala dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti da Fortunato Celi Zullo, consulente dei mercati negli Stati Uniti, già direttore dell’ICE di Los Angeles, di New York e dell’ufficio di Londra e dal Segretario generale della Camera di Commercio di Messina Paola Sabella, con l’intervento del Coordinatore Territoriale Sicilia Orientale dell’Aic, Vittorio Sartorio, che ha evidenziato come i prodotti italiani meritano i giusti riconoscimenti per la tipicità e il gusto.

A portare il saluto dell’Amministrazione comunale è stato l’Assessore alla Cultura Enzo Caruso che ha ribadito l’attenzione verso il contributo di conoscenza della pubblicazione che mette in luce il ruolo strategico di Messina, in passato epicentro dei flussi migratori per gli Stati Uniti, e che aiuta a capire anche attraverso la cultura gastronomica, i risvolti culturali ed economici per il territorio peloritano. L’emigrazione italiana verso gli Stati Uniti assunse infatti proporzioni imponenti tra la fine dell’800 e la Grande Guerra; di quella fase storica resta una documentazione ampia e articolata, mentre non sufficientemente si è indagato l’apporto che gli italiani hanno dato alla cultura alimentare degli Stati Uniti, generando la cosiddetta cucina italo-americana.
La cucina degli italiani in America è stata un fenomeno di contaminazioni fra le proprie tradizioni, povere e genuine, e le aumentate disponibilità alimentari, così come l’approccio alla Tavola del tutto diverso. Il cibo, quindi, per documentare una particolare fase storica, con la capacità di testimoniare la forma di quel processo migratorio, i caratteri del suo insediamento, la dimensione delle relazioni interne alla comunità italiana e tra questa e le altre; in uno alla volontà di continuare a mantenerne e accentuarne percezione e memoria.
Celi Zullo, che recentemente ha monitorato la Brexit dagli uffici Ice di Londra, ha sottolineato il valore del prodotto alimentare per l’import export negli Stati Uniti anche considerando quelle che in gergo si chiamano “barriere non tariffarie”. Vale a dire la certificazione del prodotto, le norme di sicurezza, i controlli sanitari su alimenti e animali e in sostanza tutto quell’apparato tecnico e burocratico che presiede all’interscambio di merci. Il mercato degli Stati Uniti è molto sensibile alla qualità del cibo e tra questi al vino, all’olio extra vergine di oliva ed ai prodotti del settore agroalimentare specie per quelli di alta qualità.

La Segretaria dell’Ente camerale Sabella ha poi sottolineato che la Camera di Commercio è un luogo progettuale e occorre una concreta operazione di rilancio che coinvolga tutte le istituzioni. Dobbiamo sapere che da soli non si può far nulla e quindi ben vengano iniziative culturali e di collaborazione, perché tutti insieme si possa puntare su obiettivi strategici chiari e ben definiti. È essenziale concentrare le forze su pochi e risolutivi progetti che potrebbero cambiare il volto della provincia con una “destinazione Messina”, un brand unico, creativo e sostenibile partendo da un’analisi dei dati qualitativi e quantitativi sui flussi turistici, mappando tutto ciò di cui disponiamo, anche le idee. Il libro, come ha sottolineato il Delegato di Messina Aic Francesco Trimarchi, coordinando i lavori, può essere letto in chiave storica, in chiave etno-antropologica e in chiave di cultura alimentare con, sullo sfondo, la “Dieta Mediterranea”.

“La cucina italiana, come le altre – ha evidenziato l’Autore – è un importante bene culturale immateriale, diffuso da tutti e tra tutti quelli che la praticano la consumano e la apprezzano che giustifica quindi, il gastronomico, l’odepòrico del cibo italiano negli Stati Uniti, usando proprio una parola rara e in disuso, che invita con il suo suono largo, all’esplorazione tra i piatti della cucina italo-americana. Un contributo quindi per ‘decifrare la lingua’ di quella stagione, riviverne l’atmosfera e aiutare a capire la valenza del rapporto tra cibo e migranti, ma anche approfondire l’evoluzione e gli sviluppi della cucina italiana e siciliana in particolare, negli Stati Uniti. Una maniera per rivalutare un fattore irrinunciabile della memoria, riannodandone i fili anche con Messina, città in cui l’Accademia italiana della Cucina ha svolto e continua a sviluppare, il ruolo di ‘istituzione culturale’ per salvaguardare, insieme alle tradizioni della cucina italiana, la cultura della civiltà della tavola”.