Cambiamenti climatici, Greta Thunberg chiede azioni: una risposta è cambiare alimentazione

I ragazzi che nelle piazze di mezzo mondo manifestano oggi contro i cambiamenti climatici, la primavera in netto anticipo sul calendario, le inchieste dei grandi quotidiani internazionali che spiegano perché il 2019 sarà l’anno del vegan. Mai come nelle ultime settimane il tema degli impatti ambientali legati alle produzioni alimentari è sotto i riflettori dell’opinione pubblica.

 

Vegolosi.it, primo magazine italiano di cultura e cucina 100% vegetale, fa il punto sul dibattito in corso e nel giorno della grande protesta internazionale “Global Strike For Future” sottolinea un punto fondamentale della denuncia portata avanti della giovante attivista svedese Greta Thunberg: l’alimentazione vegana, scelta da lei e dalla sua famiglia, è la prima azione concreta che possiamo mettere in campo contro il riscaldamento globale.

I giovani in piazza

È diventata il simbolo e la voce dei più giovani contro l’indifferenza della politica e delle istituzioni di fronte agli effetti del cambiamento climatico da quando, il 20 agosto scorso, ha saltato la scuola per manifestare davanti al Parlamento svedese dopo aver visto un documentario sugli effetti della plastica sull’ambiente e sugli animali. Da allora, migliaia di ragazzi in tutto il mondo hanno seguito Greta Thunberg, eletta recentemente donna dell’anno in Svezia e candidata al Nobel per la pace da alcuni parlamentari svedesi. Fino alle manifestazioni di oggi che, sotto la bandiera del Global Strike For Future, uniranno le piazze di oltre 100 Paesi nel mondo con le richieste dei più giovani perché si faccia qualcosa di concreto per salvaguardare il Pianeta. Eppure, ha sottolineato Vegolosi.it raccontando la storia di Greta, è proprio la giovanissima attivista svedese ad aver ricordato quale può essere la più semplice delle azioni da attuare personalmente ogni giorno:

“Nessuno di noi agisce davvero come se fossimo nel pieno di una crisi. Persino la maggior parte dei climatologi e dei politici impegnati sul fronte ambientale svolazzano in aereo e continuano a mangiare carne e latticini”.

Lo ha detto recentemente Greta proprio parlando della scelta sua e della sua famiglia a favore dell’alimentazione vegana dal palco del Ted svedese. Una presa di posizione che ricorda quella di un’altra giovanissima, la dodicenne Genesis Butler, che poche settimane fa ha scritto a Papa Francesco invitandolo a mangiare vegan durante la Quaresima. Una mossa che è servita alla ragazzina, attivista per i diritti animali e fervente ambientalista, per dare risalto al progetto “Million Dollar Vegan”, che grazie al lancio in 15 Paesi diversi punta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei cambiamenti climatici e sulla stretta connessione che li lega a ciò che scegliamo di mangiare ogni giorno al motto di “combattiamo il cambiamento climatico cambiando alimentazione”.

Cambiamenti climatici e allevamenti: una connessione profonda 

Il rapporto, di cui dimostrano di essere perfettamente consapevoli i più giovani, tra ciò che mettiamo in tavola ogni giorno e il surriscaldamento globale è confermato costantemente da studi e ricerche scientifiche dei principali organismi internazionali, a partire dalla Fao. Lo ha ribadito recentemente anche l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ultimo report, i cui dati sono stati anticipati nei giorni scorsi da DataRoom di Milena Gabanelli, evidenzia in modo chiaro come proprio gli allevamenti intensivi di animali siano la seconda fonte di inquinamento totale da polveri nel nostro Paese. Non solo: lo studio evidenzia come negli ultimi anni, a fronte di una diminuzione dell’inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada, dalla produzione energetica e dall’agricoltura, sia invece aumentato proprio quello provocato dagli allevamenti.

L’innovazione tecnologica può essere una risposta?

Il problema della sostenibilità ambientale delle produzioni alimentari è sotto gli occhi di tutti: in un Pianeta sempre più fiaccato dagli allevamenti intensivi, che intaccano le risorse idriche, inquinano l’atmosfera e contribuiscono in maniera più che significativa alla deforestazione globale, entro il 2050, come ha ricordato con convinzione anche la Fao, non saremo più in grado di sfamare una popolazione mondiale che arriverà a contare 9 miliardi di individui. È anche per questo motivo che, come ha raccontato in più occasioni Vegolosi.it negli ultimi mesi, si stanno moltiplicando a livello internazionale le ricerche e gli esperimenti per la produzione di “carne coltivata” in laboratorio, da quella in vitro a quella stampata in 3D. Una rivoluzione che, se da una parte può costituire una delle possibili strade percorribili per diminuire gli impatti ambientali connessi alla produzione di carne “vera”, dall’altra presenta non pochi aspetti problematici. È il caso dei costi esorbitanti e dei tempi lunghi richiesti perché questo genere di innovazioni tecnologiche possano portare a prodotti facilmente acquistabili da tutti al supermercato e del tema, certamente non risolto, della sofferenza animale causata per realizzarli. Anche per questo motivo, scegliere un’alimentazione plant based si conferma la soluzione migliore (e più semplice) per l’ambiente, oltre che per la nostra salute.

“Scendere in piazza – sostiene il direttore di Vegolosi.it, Federica Giordani – è certamente doveroso, ma dovrà essere solo la punta dell’iceberg ossia la manifestazione fisica di una presa di consapevolezza all’azione immediata e singola di ognuno di noi fra le mura domestiche. Protestare contro i cambiamenti climatici e continuare a mangiare carne e latticini ogni giorno, non ha nessun senso. Nessun ecologista può rimanere onnivoro, nessuna persona che si interessi realmente di un disastro come quello che stiamo vivendo (e che possiamo ormai solo cercare di arginare) può continuare a non intervenire in modo decisivo sulle proprie abitudini alimentari. Il “disinteresse selettivo” verso l’impatto che l’alimentazione a base di carne e derivati ha sul clima è solo una grande ipocrisia, quella contro la quale la stessa Thunberg ha deciso di mostrare le unghie, portando a galla ragionamenti di buon senso”.