Sicurezza & carcere: il 10 giugno la Polizia Penitenziaria

“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza” (XXVI canto dell’Inferno. V.119)…

E in questo verso che possiamo ritrovare l’essenza dell’essere uomo: un animale razionale che, per quanto dotato di istinto come gli altri animali, ha il compito di adoperarsi per un corretto uso della ragione, ingegnum come direbbe Aristotele, che determina la superiorità umana rispetto a quella animale. Ma gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria, volendo forzare la trasposizione di quanto citato
poc’anzi, sanno bene quanto, invece, faccia molto più comodo a Chi dovrebbe governarli per guidarli istituzionalmente, mantenerli in un oscuro stato di irragionevole ignoranza, perché solo così parole affabulatrici possono continuare a diffondere falsa speranza di cambiamenti reali e distogliere attenzione e volontà dal cercare e realizzare VERE soluzioni alle attuali condizioni emergenziali alle quali il personale è quotidianamente esposto.
E’ oramai sotto gli occhi di tutti l’indifferenza del DAP in primis e dei Governi, nel tempo succedutisi, nei riguardi delle richieste di supporto, sostegno e aiuto che la Polizia Penitenziaria sta rivolgendo da lunghi anni, situazioni che compromettono non solo la dignità lavorativa del personale ma, soprattutto, la propria incolumità fisica e morale. Organici allo stremo, “navette” di Direttori e Comandanti da un Istituto a un altro che destabilizzano una continuità in termini di indirizzo operativo e organizzativo, aggressioni che sembrano concludersi con la farsa di un trasferimento del ristretto autore di infrazione disciplinare grave e che altro non è che il soddisfacimento della richiesta dello stesso di andare dove meglio gli aggrada, circolari che spuntano come funghi in autunno che ricopiano linee guida vetuste e mai applicate o tentano di presentarsi innovative quando si occupano di capi di abbigliamento senza neanche tener conto delle reali disponibilità magazzini vestiario o, peggio, della praticità operativa del personale che tutti i giorni li indossa nei vari settori professionali, corsi di specializzazione di Polizia Penitenziaria sparsi per la Nazione con costi esorbitanti (missione, vitto, alloggio, viaggio) perché non si è stati capaci di utilizzare strumenti
informatici ampiamenti diffusi per altre occasioni di formazione (senza parlare che per i detenuti corsi di laurea e professionali sono informaticamente strutturati appositamente per evitare spostamenti e garantire diritto allo studio), la lista sarebbe ancora lunga. Troppo lunga…

Eppure sono arrivate proposte da più parti, da tutte le OO.SS., individualmente e congiuntamente, niente! Nulla! Oramai la stanchezza e la rabbia di vedere ignorate le istanze e le richieste sistematicamente trattate come polvere da nascondere sotto il tappeto porta a considerare che resta un unico ed efficace strumento per stimolare un ascolto attivo: MANIFESTARE!
MANIFESTARE per strada, in piazza, a mezzo stampa, sui social e Tv nazionali e locali…MANIFESTARE!!
Il 10 giugno p.v. dinanzi all’ingresso del Provveditorato Regionale per la Sicilia e il 14 giugno p.v. dinanzi al Provveditorato Regionale per la Campania uomini e donne della Polizia Penitenziaria saranno presenti per MANIFESTARE il disagio e la brutezza con cui questa Amministrazione continua a offendere il CREDO ISTITUZIONALE che ogni appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria ha sposato e interiorizzato dal primo giorno in ciò ha giurato fedeltà alla repubblica Italiana come appartenenti a un CORPO DI POLIZIA DELLO STATO!
E’ finito il tempo della carota e il bastone che, forse e solo nelle menti dipartimentali, si credeva più che sufficiente per tenere sotto smacco la truppa… ora la “guardia carceraria, il secondino” (terminologia tanto cara anche a livello governativo) è uscita fuori dalla sua presunta brutezza e dimostra di saper leggere scrivere e parlare e GRIDA: POLIZIA PENITENZIARIA!!!

IL PRESIDENTE CONSIPE

DOMENICO NICOTRA