SCUOLA: Record docenti precari, 40 mila solo in Lombardia

Ultima settimana per approvare il decreto legge per non compromettere l’anno scolastico, in Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva. Se si vuole evitare di lasciare scoperte anche le 60 delle 200 mila cattedre che dovranno essere affidate ai supplenti lasciando fuori, docenti abilitati, vincitori di concorso e precari storici, serve un decreto urgente che permetta di attingere direttamente dalla seconda e terza fascia delle graduatorie d’istituto e da quelle di merito degli idonei dei concorsi ordinari e straordinari, confermando chi ha avuto i ruoli con riserva. 

Marcello Pacifico (Anief): Se si vuole evitare il ridicolo con altre decine di migliaia di nuove cattedre scoperte dopo le 50 mila dell’ultimo triennio, bisogna garantire l’assunzione di tutto il personale abilitato all’insegnamento, da anni supplente della scuola, persino assunto in ruolo dopo il superamento dell’anno di prova o vincitore di concorso.

 

“I numeri non sono opinioni e presto il ministero dell’Istruzione verrà travolto da un’ondata di supplenze annuali senza precedenti, da affidare, anche in autunno inoltrato, a precari privi di titoli ed esperienza, mentre gli abilitati e vincitori di concorso rischiano di rimanere a casa: è una situazione assurda, che avevamo denunciato dallo scorso marzo e che a questo punto l’amministrazione scolastica ha tutta sulla coscienza per non averci dato retta”: a dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alla vigilia della settimana che conduce verso la pausa estiva del Consiglio dei Ministri. 

In queste condizioni, diventa ancora più ridicolo l’accordo del 24 aprile scorso, anche sul precariato scolastico, perché è come se fosse stato scritto sulla sabbia. È bene, piuttosto che inviare continui messaggi tranquillizzanti via Facebook ed impegnarsi allo stremo per fare approvare la regionalizzazione della scuola, che il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti si dia da fare per far svolgere al meglio il lavoro per il quale ha giurato davanti al Capo dello Stato: operare per elevare la funzionalità di tutta la scuola pubblica italiana, garantendo nei fatti la copertura sin dal primo giorno di scuola dell’enorme mole di posti vacanti e disponibili venutisi a creare proprio per l’inerzia del Governo di cui fa parte.

“Il ministro dell’Istruzione – dice Pacifico – non pensi di cavarsela con le 58 mila assunzioni programmate e finanziate dal Mef, anche perché sa bene che almeno il 70 per cento non si faranno, visto che i docenti abilitati e vincitori di concorso rimangono relegati volutamente nelle graduatorie che non portano ai ruoli. La situazione è da allarme rosso: oltre alle cattedre ufficialmente senza titolare, che rimarranno scoperte, ci sono 100 mila posti in organico di fatto, la maggior parte su sostegno, da assegnare e che equivalgono a tutti gli effetti a supplenze su posto vacante. Solo in Lombardia si contano 40 mila posti da coprire con supplenze ed andranno in larga parte a docenti precari che hanno fatto domanda di messa a disposizione”.

Secondo il sindacalista autonomo, “stiamo andando verso uno scadimento della qualità dell’offerta formativa. L’aspetto più dequalificante di questa situazione – continua Pacifico – è che le esperienze, evidentemente, non servono a nulla quando non si vuole ascoltare: esattamente un anno fa, infatti, delle 57 mila assunzioni a tempo indeterminato autorizzate ne saltarono quasi 33 mila, perché le convocazioni andarono deserte. Oggi la situazione è peggiorata, perché le classi di concorso esaurite sono aumentate, mentre i candidati nelle GaE e nelle graduatorie di merito si sono ridotti”.

“Il paradosso – continua il presidente Anief – è che ci sono più di 200 mila insegnanti belli e pronti per coprire questa voragine. Sono gli idonei a seguito dei concorsi pubblici, a partire dai tanti del 2016, quasi 20 mila precari tra immessi già in ruolo da GaE con riserva ed ex Fit, decine di migliaia di abilitati all’insegnamento fermi in seconda fascia delle graduatorie d’istituto e molti altri con 36 mesi di servizio svolto, soglia che in Europa viene considerata utile per far scattare l’assunzione a tempo indeterminato. Invece di ripristinare il doppio canale di reclutamento, l’amministrazione rimane ferma e si limita a bandire lenti concorsi, ordinari e riservati, che a distanza di anni lasciano marcire i vincitori in graduatoria, costringendoli pure a ricorrere al giudice del lavoro. Ben sapendo che i concorsi – conclude Pacifico – a malapena copriranno un terzo del fabbisogno e se tutto va bene solo a partire dall’estate del 2020”.