Il punto di vista: Scuola e spinelli

Oggi si è concluso il riavvio delle scuole. E negli istituti superiori è ricominciato il via vai, nei bagni e non solo, del consumo di spinelli. Generazioni ormai “maturate” hanno lasciato in eredità alle nuove la trasgressione di uno spinello (chi non si è mai fatto uno spinello a scuola?), meglio se consumato nei luoghi più esposti e pericolosi, sì da farne tesoro e raccontarlo ad amici e, in futuro, ai figli, solo quando saranno grandi e dopo aver stabilito una certa confidenza.

Fuori “impazzano” le campagne del governo per dissuadere i giovani dal consumo di ogni tipo di droghe, anche se sono campagne essenzialmente diffuse lì dove i giovani è molto difficile che le vedano (Rai e dintorni). Ma tant’è… “le abbiamo fatte”.

Così si rinnova lo iato tra istituzioni e realtà. Realtà che, ovviamente, anche a scuole chiuse ha sempre visto i consumatori di spinelli che se li compravano in qualunque località di vacanza o anche sotto casa. La differenza è che gli spacciatori, da oggi hanno un luogo in più per vendere le proprie merci: nei vicoli accanto alle scuole e grazie ad alcuni consumatori studenti che “arrotondano” facendo gli spacciatori a scuola.

Realtà che i nostri legislatori non prendono in considerazione perché distratti dalle proprie ideologie. Che aspirano a “l’uomo perfetto” (la donna un po’ meno) che al massimo si ammazza per un tumore ai polmoni a seguito di consumo di tabacco o per cirrosi per consumo di alcol o in incidenti stradali.

Spiace per questi legislatori, ma questi “perfetti” sono sempre di più loro fantasie, ché la realtà è di esseri umani (molti giovani) a cui piace consumare le droghe (sballarsi, come dicono alcuni). E viviamo in un contesto in cui questo potrebbe accadere anche senza farsi male e senza far male alla società e all’economia (ci provano lì dove alcune droghe sono state legalizzate). Ma sembra che questo non interessi i nostri legislatori.

Non solo, ma come ci si fa “l’abitudine al morto” o alle guerre, accade che questo disinteresse prenda anche molti consumatori, assuefatti all’illegalità del loro piacere (che talvolta è tale proprio perché illegale), per cui al massimo, per risparmiare ed avere meno problemi con gli spacciatori, si autocoltivano le proprie erbette (tanto, chi vuoi che se ne accorga…)… e tutto finisce lì.

Abbiamo detto che i legislatori aspirano, non credendoci neanche loro, ai bravi ragazzi che dicono loro di non drogarsi, ma continuiamo a stupirci del fatto che fanno finta di non accorgersi che perseverando non fanno altro che allontanare i loro presunti obiettivi e peggiorare la situazione, tutto a vantaggio della criminalità che in traffico e spaccio di droghe illegali ha uno dei maggiori business nel mondo.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc