Save the Children, i bambini esposti oggi 7 volte in più rispetto ai loro nonni a ondate di calore, 2,6 volte a siccità, 2,8 a inondazioni, 3 a perdita raccolti e 2 a incendi

New mother, Moment, is from Zimbabwe and gave birth to her son Vitalis six weeks ago. She says her local health clinic does not provide the services it should, and they need better facilities to deliver babies and provide emergency care. Although deliveries are meant to be free in Zimbabwe, the clinic charged her RTGS 50 (USD $3*), which is a lot of money for Moment and her husband. Moment and baby Vitalis are also severely impacted by the drought and food crisis in Zimbabwe, which is currently affecting 7.7 million children and adults across the country. Moment says sometimes she can only eat once a day and this limits her ability to produce breastmilk and to feed her son. Water is another big challenge because families in the community are limited to two buckets of water each a day and Moment says this is creating diarrhoea outbreaks. Moment was part of an assessment conducted by Save the Children’s Emergency Health Unit. During the assessment, Moment and her community highlighted a number of issues. The community said the drought means their crops have failed and they have very little to eat; food prices have skyrocketed; they are being forced to ration the water they pump from the boreholes because of the drought; they cannot afford to pay for healthcare; children and adults are migrating unsafely to South Africa to look for work; children are dropping out of school because their parents can no longer afford the school fees thus exposing them to exploitation; and families are resorting to marrying their young daughters to richer families so they have food to eat. The Emergency Health Unit has deployed to Zimbabwe to conduct an assessment and set-up the emergency health, nutrition and water, sanitation and hygiene (WASH) programming to improve access to basic health and nutrition services and reduce the risk of disease outbreaks.

In base agli attuali impegni presi dai paesi del mondo per contenere l’innalzamento della temperatura globale, i bambini nati nel 2020 saranno esposti alle ondate di calore eccessivo in media sette volte di più rispetto ai loro nonni, con punte di 18 volte in più se si considera ad esempio il solo Afghanistan. I neonati di oggi saranno anche colpiti 2,6 volte in più dalla siccità, 2,8 volte in più dalle inondazioni dei fiumi, quasi 3 volte in più dalla perdita dei raccolti agricoli, con punte di 10 volte in più come in Mali, e dal doppio degli incendi devastanti.

A boy looks out at the flooded street.

Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini, alla vigilia del meeting internazionale PRE-COP26 ospitato dall’Italia a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre in preparazione del summit ONU sulla crisi climatica COP26 che si terrà in Scozia il prossimo novembre.

I dati diffusi oggi dall’Organizzazione con il report “Nati in crisi climatica: Perché dobbiamo agire subito per proteggere i diritti dei bambini”, realizzato in collaborazione con un team internazionale di ricercatori sul clima guidati dalla Vrije Universiteit Brussel (VUB), e rilanciato oggi anche dalla prestigiosa rivista Science, mettono in evidenza l’aumento netto dell’esposizione a una serie di eventi estremi legati al clima dei bambini nati nel 2020 rispetto a quelli nati nel 1960.

Come sottolinea il rapporto, anche se l’86% delle emissioni globali di CO2 è responsabilità dei paesi più ricchi, i bambini che vivono in quelli a basso e medio reddito e nelle comunità più svantaggiate saranno colpiti prima e più pesantemente, perché sono già i più esposti alle malattie trasmesse dall’acqua, alla fame e alla malnutrizione, e vivono in alcuni casi in abitazioni precarie o più fragili e vulnerabili in caso di inondazioni, cicloni e altri eventi climatici estremi.

Amina*’s family lived a nomadic pastoralist life before they were displaced and came to the village because of drought. They had a lot of animals (Her mother Anab doesn’t know exactly how many but they used to have goats, sheep and camels) and in a drought in 2018 she lost all but 20 goats and sheep.
When they first came to the village they couldn’t get food. They are in debt and can’t get credit – they used to get loans from the market to buy food and re-payed them in high season when they took the animals to market.
Save the Children provided Amina* and Deko*’s mother Anab with a sack of rice, beans, wheat flour, cooking oil and milk at the beginning of July. Before, they were only able to have two meals per day. Now, since Save the Children has helped them, they have three meals a day. She says this is important as if you get weak here, other things can happen to you.
Anab says that daily life in the village is different to that in the countryside. Getting water is very expensive and to transport it you have to rent a car. Before she would use the camels to transport the water. Also there are no health facilities here, so if a child gets sick they have to go to the nearest town of Gardo. Also there are no toilets.
She hopes for a better future and to build a school and health facilities here. Her children don’t currently go to school but they go to the madrasa since they lived here.
Anab gets sad when she sees her children sick and she doesn’t have the ability to send them to hospital. Her husband (not photographed) is currently sick and she is not able to take him to hospital.
The family are trying to fatten up their remaining goats to take to market, but apart from that they have no other source of income.

Per i bambini più vulnerabili gli impatti del cambiamento climatico possono interrompere l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, come nel caso delle bambine penalizzate dalle disuguaglianze di genere, delle popolazioni sfollate o rifugiate, dei bambini disabili e delle popolazioni indigene. In Pakistan, ad esempio, dopo le inondazioni del 2010 aggravate dal cambiamento climatico, il 24% delle bambine al sesto anno di studi ha abbandonato la scuola rispetto al 6% dei bambini[1], e se è improbabile che i bambini del Nord America e dell’Europa Occidentale soffrano di un aumento nella perdita dei raccolti, quelli dell’Africa subsahariana dovranno affrontare 2,6 volte più perdite nei raccolti rispetto ai loro coetanei, e i bambini del Medio Oriente e del Nord Africa fino a 4,4 volte di più. Alcuni di questi bambini corrono il rischio di subire questi disastri simultaneamente o in rapida successione, con l’effetto indiretto di rimanere intrappolati in un circuito di povertà a lungo termine e di annullare decenni di progressi nella lotta contro la fame e contro le sue conseguenze come l’arresto della crescita che compromette la loro salute.

Il rapporto diffuso oggi da Save the Children, sviluppato con la partecipazione e le testimonianze di un gruppo di bambini tra i 12 e i 17 anni provenienti da Albania, Bangladesh, Cile, El Salvador, Guatemala, Kosovo, Norvegia, Somalia, Sri Lanka, Stati Uniti e Zambia, delinea le proporzioni devastanti dell’impatto della crisi climatica sui bambini se non ci sarà un’azione immediata. L’Organizzazione sottolinea infatti che gli impegni presi finora per la riduzione delle emissioni nel quadro dell’Accordo di Parigi determinerebbero un aumento della temperatura globale da 2,6 a 3,1 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, con un impatto inaccettabile sui bambini. Come evidenziato nel rapporto, però, è ancora possibile invertire questo andamento. Se si riuscirà invece a limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi come sancito dall’obbiettivo dell’Accordo di Parigi, l’esposizione aggiuntiva dei neonati attuali alle ondate di calore eccessivo diminuirà del 45%, del 39% per la siccità, del 38% per le inondazioni dei fiumi, del 28% per la perdita dei raccolti e del 10% per la devastazione degli incendi.

Thousands of people have been left displaced due to flooding in the worst-affected area of Beladwayne, Somalia.
Children and their families face severe hunger, health and protection risks in an area already battling with the COVID-19 pandemic.

“La crisi climatica è di fatto una crisi dei diritti dei bambini, e l’azione sul cambiamento climatico non è solo un obbligo morale, ma anche un obbligo legale per i governi di agire nel migliore interesse dei bambini. Le recenti ondate di calore negli Stati Uniti e in Canada, gli incendi in Australia, le inondazioni in Europa e in Cina, le molteplici siccità che stanno causando crisi alimentari in luoghi come l’Afghanistan, il Madagascar e la Somalia, hanno chiaramente dimostrato che nessun luogo è sicuro. Senza un’azione immediata, consegneremo un futuro mortale ai nostri figli. Dobbiamo eliminare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, creare reti di sicurezza finanziaria per l’adattamento ai cambiamenti climatici e sostenere le comunità più colpite. Possiamo ribaltare la situazione, ma dobbiamo ascoltare i bambini e passare all’azione per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e dare molta più speranza ai bambini che non sono ancora nati” ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International.

Anche se le conseguenze più gravi della crisi climatica colpiscono soprattutto i bambini, oggi e per molti anni a venire, bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono abitualmente lasciati fuori dalle decisioni chiave su questa emergenza. I governi devono invece non solo ascoltare i bambini, ma anche agire in base alle loro raccomandazioni, questa è la sfida per il summit ONU COP26 che sarà chiamato a scelte cruciali per il loro futuro. Con questo obiettivo, e in occasione dei meeting “Youth4Climate: Drive Ambition”  e PRE-COP26, che saranno ospitati dall’Italia a Milano dal 28 settembre al 2 ottobre, Save the Children ha promosso l’evento internazionale online “Children and Youth Voices on the Climate Crisis”, che si svolgerà oggi alle ore 16:00. Alla presenza del Ministro per la Transizione Ecologica del Governo Italiano, Roberto Cingolani, 13 giovanissimi attivisti, tra i 12 e i 18 anni, impegnati nei loro paesi e nelle loro comunità nella difesa e nella promozione dei diritti dei bambini saranno collegati in diretta dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa e dall’America Latina, per un dialogo intergenerazionale con alcuni rappresentanti istituzionali e non che hanno un ruolo chiave in vista della COP26. Oltre al Ministro Cingolani parteciperanno all’evento Manlio Di Stefano – Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione allo Sviluppo del Governo Italiano, Saber Hossain Chowd – Presidente del Comitato Parlamentare Permanente del Ministero dell’Ambiente, delle Foreste e del Cambiamento Climatico del Bangladesh, Alessandra Prampolini – Direttrice WWF Italia, Daniela Fatarella – Direttrice Generale Save the Children Italia, Yolande Wright – Direttrice Povertà, Parità di Genere e Inclusione Save the Children International.

L’evento, che fa parte del programma ufficiale degli eventi All4Climate promosso dal Ministero per la Transizione Ecologica sarà moderato da Ken Anzai e Federico Brignacca, due ragazzi di Change the Future, la piattaforma di informazione online promossa dal Movimento Giovani per  Save the Children per dare voce alle ragazze e ai ragazzi sui temi cruciali degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e raccontare il cambiamento attraverso le loro  testimonianze, e proposte.