RIFUGIATO AFGANO SBARCA IN ITALIA E STUPRA GIOVANE LECCHESE

RIFUGIATO AFGANO SBARCA IN ITALIA E STUPRA GIOVANE LECCHESE: i fatti risalgono al settembre 2014, quando gli uomini della Polizia di Stato della Questura di Lecco hanno raccolto la denuncia di una giovane ragazza lecchese che veniva violentata da POPALZAI Abdullah di 27 anni, un giovane afgano e richiedente asilo.

 

La sventurata ragazza si trovava in compagnia di amici e del giovane afgano con il quale decidevano di passare la serata insieme. Una volta rimasti soli, il POPALZAI, dopo insistenti avances, rifiutate dalla giovane donna, decideva di abusare di lei all’interno di uno stabile abbandonato del mercato La Piccola.

Tempestivamente, gli uomini della Seconda Sezione della Squadra Mobile si attivavano giungendo all’identificazione del violentatore e contestualmente effettuavano un accurato sopraluogo sui luoghi teatro della violenza, unitamente a personale specializzato del locale Gabinetto di Polizia Scientifica.

Una minuziosa ricerca delle tracce pertinenti al reato in quei luoghi, consentiva il riscontro con le dichiarazioni della vittima: infatti, veniva rinvenuto un profilattico con all’interno sostanza, organica che a seguito di analisi genetica permetteva di riscontrare la commistione dei due profili di DNA, quelli della vittima e del carnefice.

Gli investigatori, dopo un’estenuante indagine che ha compreso anche attività di tipo tecnico, riuscivano ad ottenere prove inconfutabili nei confronti del violentatore, andando a smentire ogni sua dichiarazione resa in sede di interrogatorio, ove il reo negava a gran voce ogni addebito.

Sulla base degli elementi raccolti, la Procura della Repubblica di Lecco emetteva il fermo di indiziato di delitto, ma il soggetto riusciva a fuggire dal territorio nazionale prima dell’esecuzione del provvedimento restrittivo.

A questo punto, su richiesta degli operatori della Squadra Mobile, il Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. DEL GROSSO Paolo, chiedeva ed otteneva il Mandato di Arresto Europeo, c.d. MAE.

Gli uomini e le donne della Seconda Sezione della Squadra Mobile non si arrendevano, mettendo in campo ogni attività tecnico-info-investigativa al fine di localizzare il soggetto.

Durante tali accertamenti, svolti soprattutto sulle piattaforme social, oltre ad una prima individuazione del soggetto in Belgio, si rilevava una probabile affiliazione all’ambiente terroristico, questo sulla base di frasi e video pubblicati sulla sua pagina Facebook.

Gli investigatori, trattandosi di soggetto latitante in area Shengen, si avvalevano del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, con cui si appurava che il soggetto non si trovava più in territorio Belga ma si era spostato prima in Inghilterra ed inseguito in Polonia, ove, dopo cinque anni di latitanza, veniva catturato in data 02.10.2019.

Il POPALZAI sarà ricondotto in Italia dove dovrà scontare sei anni di carcere.