Operazione Papillon. Sgominata associazione a delinquere dedita a usura, frodi fiscali ed estorsione

Guardia di Finanza 26-09-2013

I Finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo, coordinati dalla Procura di Palermo, hanno eseguito due misure cautelari, di cui una in carcere e una ai domiciliari, emesse dal locale Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di due palermitani residenti a San Cipirello (PA), S.S. e S.A, rispettivamente padre e figlio, per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti e abusiva attività finanziaria. Risulta indagata in concorso anche la compagna di S.A.

 

Sono stati inoltre sottoposti a sequestro 7 immobili, 3 aziende e auto e beni di lusso per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro. Complessivamente sono 5 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria. A dare il via all’indagine è stata la denuncia di un imprenditore che, stretto dalle pressanti richieste usurarie, ha deciso di raccontare ai Finanzieri che, a fronte di prestiti per 450 mila euro, ha dovuto restituire in un anno circa 1 milione euro.

Le conseguenti indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo ed eseguite dalle Fiamme Gialle mediante intercettazioni, pedinamenti nonché l’analisi di copiosa docu-mentazione contabile, extracontabile e bancaria, hanno permesso di ricostruire un giro di affari milionario alimentato da prestiti usurai che in talune circostanze hanno superato anche il 520% annuo: circa 20 le vittime accertate, identificate prevalentemente in imprenditori operanti a Palermo e nella provincia.

Secondo uno schema consolidato nel tempo, i prestiti venivano effettuati avvalendosi delle aziende riconducibili agli usurari stessi, tutte esercenti attività di rivendita di materiali per edilizia, i cui conti correnti erano utilizzati sia per erogare il prestito che per l’incasso delle relative rate, avendo cura però di produrre fatture per operazioni inesistenti – quantificate in oltre 1 milione di euro – per giustificare i flussi finanziari. In altri casi, invece, le vittime si rivolgevano direttamente agli usurai, noti nel territorio per la loro attività criminale, per ottenere prestiti di ingenti somme in contanti, rilasciando a garanzia assegni in bianco.

L’attività si inquadra nell’ambito della costante azione di polizia economico-finanziaria attuata dalla Guardia di Finanza, in stretta collaborazione con la Procura delle Repubblica di Palermo, a contrasto dei più insidiosi fenomeni di criminalità commessi ai danni dei cittadini e a tutela degli imprenditori che operano nel rispetto della legge.