Negozi chiusi nei festivi. Comincia il grande spreco istituzionale

Caucasian man and woman with various props at a typical commercial storage unit.

Il prossimo martedì 25 settembre, il Parlamento (commissione Attività Produttive della Camera) comincerà le audizioni di associazioni di varie categorie sul progetto di legge per la chiusura festiva degli esercizi commerciali. Sono previste 45 audizioni e Aduc non ci sarà.

 

Non facciamo parte della combriccola del consenso che “il governo del cambiamento” si è data per cercare di giustificare l’enorme dispendio di soldi che la soddisfazione di questa fregola ideologica della chiusura festiva dei negozi comporta. Altre volte abbiamo partecipato ad audizioni, su chiamata diretta di qualche parlamentare interessato a sentire la voce libera di chi non attinge in qualche modo alla mucca dei soldi dello Stato, ma mai per via diretta istituzionale, visto che – per l’appunto –  non aderiamo a nessuna delle istituzioni ministeriali che prevedono di ordinare e consultare coloro ai quali loro stessi danno contributi economici e politici. E’ così!

E siamo fieri che nessuno si senta in dovere di chiamarci per sentire la nostra opinione, ma solo se la ritiene opportuna: siamo per l’appunto un’associazione di volontariato e autofinanziata, che rifiuta ogni forma di finanziamento pubblico e commistione diretta con le istituzioni, proprio in virtù del fatto che non abbiamo nessuna intenzione di essere confusi con coloro che, per eccellenza, dovrebbero essere controllati e spronati da noi. Insomma, non facciamo parte della combriccola di chi “se la suona e se la canta”. E’ così!

Nel merito ci teniamo a specificare che per questa fregola ideologica del movimento il cui leader è il ministro Di Maio (quello che bacia lo scioglimento del sangue di San Gennaro, per capirci), le nostre istituzioni stanno spendendo soldi e soldi che poi, se dovesse poi essere modificata l’attuale normativa che ha liberalizzato gli orari dei negozi, porterà a minore libertà, minori affari e minori posti di lavoro.

E’ la politica! E’ vero, è la politica. Ed è bene che sia così. La democrazia ha un costo – alto e inutile, secondo noi, in questo caso – ma ne vale la pena. Nel contempo, proprio perché è democrazia, è bene che chi come noi percepisce e coglie aspetti degenerativi dei tempi e delle economie del nostro Paese, si impegni in questa denuncia; soprattutto evidenziando chi decide cosa e come lo decide.

E’ importante. In regime di commistioni; abusi di posizioni dominanti; distorsioni delle concorrenze; pratiche scorrette in ogni ambito spacciate per legalitarie o incastrate in eterni contenziosi facilitati da una giustizia che non funziona per le sue lungaggini e le sue difficoltà e costi di accesso, fakenews a tutti i livelli. E’ importante che più persone siano messe al corrente con denunce come quella che oggi facciamo noi.

E’ molto probabile, visti i numeri all’interno del Parlamento, che gli orari degli esercizi commerciali saranno limitati. Facciamone tesoro. Noi di Aduc continueremo a restare come punto di riferimento e di rilancio di ogni politica di libertà economica, consumeristica, imprenditoriale.

Con un obiettivo che i più buzzurri crederanno retrogrado, inutile e dannoso: che la giustezza e la giustizia, su questo come su altro, non potrà che arrivarci da un maggiore e più incisivo progetto e pratica per gli Stati Uniti d’Europa.

Slogan? Suvvia: da dove arriva la nostra ricchezza di questi anni (inclusa la forza finanziaria, economica e commerciale della nostra moneta, l’euro) se non da tutte le politiche comunitarie che siano stati in grado di rendere vive e prospere anche nello Stivale? Negarlo è – per l’appunto – da chi bacia l’ampolla per lo scioglimento del sangue di San Gennaro.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc