Nᴜᴏᴠᴇ ɪɴᴛɪᴍɪᴅᴀᴢɪᴏɴɪ ɪɴ Cᴀʟᴀʙʀɪᴀ. Aᴠᴠɪsᴏ Pᴜʙʙʟɪᴄᴏ: Esᴘʀɪᴍᴇʀᴇ sᴏʟɪᴅᴀʀɪᴇᴛᴀ̀ ᴄᴏɴᴄʀᴇᴛᴀ ᴅᴇɴᴜɴᴄɪᴀɴᴅᴏ ᴄᴏʟʟᴇᴛᴛɪᴠᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴍᴀғɪᴇ ᴇ ᴀᴢɪᴏɴɪ ᴄʀɪᴍɪɴᴀʟɪ

La notizia dell’intimidazione subita dal giornalista Luigi Cristaldi, a Cassano allo Ionio, chiude una settimana in cui sono stati diversi gli episodi minatori nei confronti di istituzioni, funzionari pubblici e uomini impegnati a raccontare e fotografare i contesti territoriali attraverso inchieste e denunce.

Avviso Pubblico lo aveva già denunciato con preoccupazione nei mesi scorsi, ma la responsabilità ci obbliga a farlo ancora: facciamo appello a tutte le forze sane che operano e lavorano in Calabria affinché si costruiscano spazi di protezione collettiva per tutti coloro i quali sono impegnati in prima linea per contrastare le mafie e la ‘ndrangheta e per far rispettare i principi di legalità e giustizia.

“Desideriamo esprimere, ancora una volta, la nostra più ferma condanna verso qualsiasi forma di violenza, minaccia o sopraffazione. La libertà di espressione, il diritto di partecipare alla vita pubblica e sociale, il diritto di cronaca e il dovere di rappresentare le Istituzioni sono valori fondamentali della nostra società, e qualsiasi intimidazione non ha alcuno spazio in un contesto democratico. Tali episodi non solo minano la libertà individuale, ma colpiscono tutte le nostre comunità”, ha dichiarato il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico Giuseppe Politanò, Vicesindaco di Polistena, a nome di tutta la rete.

“Esprimiamo fiducia nel lavoro delle autorità competenti affinché possano assicurare tempestivamente alla giustizia i responsabili e invitiamo tutta la comunità calabrese a riflettere sulla necessità di non rimanere indifferenti di fronte alla prevaricazione mafiosa. C’è bisogno di una consapevolezza comune capace di generare un senso di ribellione verso chi offende e umilia la nostra terra. Siamo convinti che questi episodi non fermeranno tanti amministratori onesti e tanti giovani giornalisti nel lavoro costante e quotidiano di liberare la Calabria dalla ‘ndrangheta”, conclude Politanò.