MARINARI (AMNESTY): DENUNCIA DI APARTHEID È AIUTO ALLA PACE

Roma – “In Italia non si parla, o si parla molto poco, del nostro report sull’apartheid di Israele sui palestinesi. All’estero ha innescato un’analisi e un dibattito più ampio, e questo è molto importante: il rapporto tratta delle violazioni del diritto internazionale dal 1948 in poi, analizzando le tappe e soprattutto le leggi che hanno creato e alimentato il regime di sull’apartheid in tutti questi anni”. Tina Marinari è responsabile advocay per Amnesty International Italia e con l’agenzia Dire discute mentre in medio oriente infuria la battaglia: l’attacco sferrato da Hamas sabato mattina nel sud di Israele ha provocato la risposta dell’esercito di Tel Aviv contro Gaza, e il bilancio dei morti da ambo le parti per Marinari è “già pesantissimo”: quasi 1600, di cui oltre 900 israeliani e più di 700 palestinesi.

 

Amnesty nel febbraio 2022 ha pubblicato il più lungo report della sua storia: 280 pagine che hanno richiesto quattro anni di lavoro, dal titolo ‘Apartheid israeliano contro i palestinesi’. Da tale lavoro,continua Marinari, “emerge che Israele impone un sistema di oppressione e dominazione sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo”, in modo che “a beneficiarne siano gli ebrei israeliani”. Ciò consiste in “distruzione dei villaggi”, “espropri”, “sfollamenti”, “segregazione”, “separazione delle famiglie”, “detenzione amministrativa”, “torture”, “assedi”.

 

Tra le cause più recenti, Marinari cita “la negazione degli accessi ai fedeli musulmani alla moschea di Al-Aqsa”. La stampa riferisce che la scorsa settimana 800 cittadini ebrei – tra cui anche docenti universitari, rabbini e leader di associazioni di coloni – hanno compiuto incursioni nel luogo sacro ai musulmani, compiedo anche atti definiti “profanatori”.

 

Il problema, avverte Marinari, è che “i media in Italia non ne parlano, e anche in questi giorni vediamo un approccio diverso alle notizie rispetto ad altri Paesi”. La posizione di Amnesty, ribadisce Marinari, “è chiara: sollecitiamo entrambe le parti in guerra a proteggere la vita dei civili, fermando gli attacchi e rilasciando gli ostaggi. Attaccare i civili in modo spropositato e sproporzionato è sempre un crimine di guerra, che entrambe la parti stanno commettendo”. Al tempo stesso la referente invita all’analisi: “Non dobbiamo dimenticare le cause che hanno portato a questa violenza: il diritto internazionale calpestato per decenni, il blocco di 16 anni su Gaza, e poi il sistema di apartheid”.

 

Proprio il rapporto può allora tornare di attualità in queste ore difficili: “Solo parlando delle violazioni possiamo trovare una soluzione pacifica” suggerisce l’esperta. “La comunità internazionale deve riconoscere questi crimini e chiedere a tutti i responsabili di rendere conto. Chiediamo che affronti alla radice le cause di questa guerra, rimettendo il diritto internazionale al centro”.

 

Un appello che chiama in causa i governi europei, tra cui quello Meloni, anche in merito alla vicenda dello studente italo-palestinese dell’Università La Sapienza, Khaled El-Qaisi, arrestato il 31 agosto dalle forze israeliane e rimasto in carcere fino all’8 ottobre, senza poter vedere un avvocato o conoscere i capi d’imputazione contestati: “Domenica scorsa- informa Marinari- a Khaled è stato permesso di tornare a Betlemme e riabbracciare la madre e il fratello, ma ancora non gli è stato restituito il passaporto. Pertanto, persiste per lui il divieto a lasciare il paese”. Anche rispetto a questa vicenda “avremmo voluto una presa di posizione ferma da parte del nostro governo” conclude Marinari.